La religione è il fil rouge che lega i racconti di “Non è mica la Vergine Maria” dell’indonesiana Feby Indirani. L’Indonesia, infatti, è il più grande stato musulmano al mondo, con oltre l’80% della popolazione che si riconosce di fede islamica. E negli ultimi anni non sono mancati i casi di violenza e intolleranza per le fedi minoritarie. Di questo, ma anche della condizione della donna e del divino, racconta la scrittrice in una serie di storie puntellate di ironia… – L’approfondimento

Non è mica la Vergine Maria è il titolo della raccolta di racconti della scrittrice indonesiana Feby Indirani (Add, traduzione di Antonia Soriente e illustrazioni di Marie Cécile). Nata nel 1979 a Giacarta, ha scritto cinque libri (questo è il primo tradotto in italiano) e lavora anche per magazine e quotidiani indonesiani occupandosi di religione e minoranze.

Feby Indirani

Dal giornalismo, Indirani porta con sé la capacità di tracciare, attraverso le parole, scenari quotidiani e famigliari, che ben presto, però, prendono una piega surreale. Come nel racconto da cui prende il titolo la raccolta: in cui una donna, di nome Maria, è sicura di essere incinta per miracolo, proprio come la Vergine Maria delle Sacre Scritture.

La religione è il fil rouge che lega tutti i racconti del volume. L’Indonesia, infatti, è il più grande stato musulmano al mondo, con oltre l’80% della popolazione che si riconosce di fede islamica. E negli ultimi anni non sono mancati i casi di violenza e intolleranza per le fedi minoritarie.

Feby Indirani

Inserto illustrato di Marie Cécile

Anche di questo parla Feby Indirani: un uomo linciato da una folla di fedeli perché non ha rispettato le deviazioni stradali imposte durante la preghiera settimanale; una santona che, con la sua setta, riceve continue minacce di morte e intimidazioni; e ancora, un giovane devoto che partecipa a delle vere e proprie ronde per evitare il dilagarsi dei peccati e che si trova ricoperto di “segni della preghiera”.

A smorzare il crescendo di intolleranza e ortodossia, l’ironia che subentra in ogni racconto, generando situazioni che fanno tirare un sospiro di sollievo al lettore.

Feby Indirani

Inserto illustrato di Marie Cécile

Un filone collaterale e collegato a quello religioso è quello della descrizione della condizione femminile: a partire dalla storia di Maria e della sua immacolata concezione, a cui nessuno crede perché la donna lavora anche come modella di foto erotiche, fino a quella della moglie devota che indossa il niqab per volere del marito e a cui, pezzo a pezzo, scompare il viso.

O ancora, la storia di Aini, una donna che si è impegnata per avere sempre il meglio ma che, una volta sposata, perde la sua identità e scopre di essere incapace di scrivere il proprio nome: “Non aveva mai più sentito nessuno pronunciare quel nome, solo quando tornava a casa dei genitori. Non sapeva se fosse collegato al fatto che un giorno aveva cominciato a notare che la vista le si offuscava ogni volta che leggeva e scriveva il suo stesso nome”.

E poi l’immaginario del divino: dagli spiriti fino agli angeli, disgustati dal comportamento degli uomini e dalla loro fede fasulla e ipocrita, che li spinge all’odio in nome di ideali come la salvezza eterna e il paradiso.

Nei suoi racconti Indirani raccoglie un bestiario umano e per ognuno dei campioni ricama una storia crudele e allo stesso tempo ironica.

 

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