Elasti, blogger e mamma amata in rete, racconta a ilLibraio.it il suo rapporto con gli audiolibri, in occasione dell’uscita della versione audio del suo ultimo romanzo, “Alla pari”, letto da lei stessa. Nell’intervista parla anche degli stereotipi sulla maternità, che persistono (troppo spesso, “una mamma che ricorre ad aiuti esterni viene vista come una donna senza cuore che sacrifica il bene dei figli sull’altare delle proprie ambizioni”). E racconta, tra le altre cose, delle difficoltà di avvicinare i figli alla lettura: “Con mio figlio maggiore, che ha 14 anni, abbiamo stabilito una regola che potrebbe sembrare spietata: se vuole continuare a usare il telefonino, deve leggere un libro al mese. Può sceglierlo lui, altrimenti glielo scelgo io. Se non gli piace può cambiarlo, ma deve leggerlo. Lui era molto refrattario alla lettura, ma adesso ha scoperto che può essere piacevole…”

Elasti, all’anagrafe Claudia de Lillo, è la “mamma-blogger” di nonsolomamma.com, ma anche la penna che ogni settimana scrive di figli, lavoro e imprevisti su D – la Repubblica delle donne, oltre che la voce di Caterpillar AM su Rai Radio 2.

Elasti, attiva sui social, è anche scrittrice: ha esordito per Tea nel 2008 con Nonsolomamma. Diario di una mamma elastica con due hobbit, un marito part-time e un lavoro a tempo pieno e il suo ultimo romanzo, Alla pari (Einaudi), è diventato anche un audiolibro per Emons (a leggerlo ci ha pensato l’autrice stessa).

Elasti

ilLibraio.it ha intervistato Elasti per parlare della sua esperienza come lettrice, del suo rapporto con gli audiolibri, ma anche dell’essere madre oggi e delle disparità e dei pregiudizi che ancora oggi influenzano la maternità.

Elasti

Qual è il suo rapporto con gli audiolibri?
“Li adoro. Ho scoperto gli audiolibri qualche anno fa ed è stata una meravigliosa epifania”.

Come mai?
“Purtroppo per leggere ho meno tempo di quanto vorrei e grazie all’ascolto riesco a raddoppiare le possibilità di godermi un libro. Sono però molto sensibile alla voce narrante e mi è capitato di lasciare a metà un libro bello perché non mi piaceva la voce, o di proseguire un libro mediocre perché ero incantata dal modo di raccontarlo. Mi dispiace solo che l’offerta non sia più vasta, ma sono felice che si stia ampliando anche in Italia”.

Perché ha deciso di leggere la versione audio del suo romanzo, Alla pari?
“Me lo hanno proposto e ho accettato immediatamente. Inizialmente temevo di non esserne capace, di non avere un’interpretazione abbastanza efficace e di rovinare tutto con la mia R moscia. Poi ho pensato che avrei potuto fare una prova e che, in fin dei conti, lavorando alla radio tutte le mattine, la voce è uno strumento che già uso abitualmente. Inoltre, da ascoltatrice di audiolibri, mi piace quando è l’autore a leggere. Mi sembra che aggiunga qualcosa di unico al testo. Così mi sono buttata”.

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Cosa le ha insegnato questa esperienza di lettura ad alta voce?
“È stata magnifica e a rischio dipendenza. Mentre leggevo dicevo tra me e me: ecco cosa voglio fare da grande, leggere audiolibri! È stato innanzitutto molto divertente e, dopo l’iniziale emozione, mi sono goduta ogni momento della registrazione. Tempo fa, quando ho cominciato a lavorare alla radio, avevo preso delle lezioni di dizione e ho cercato (non sempre con successo) di rispettare le regole e pronunciare le vocali giuste. Ho dovuto imparare a rallentare e anche in certi casi a cambiare un po’ le voci per evitare che si confondessero. E poi ho riletto il mio libro con uno sguardo nuovo, talvolta benevolo, talvolta impietoso”.

Qual è il potenziale di questa forma alternativa di lettura?
“Il potenziale degli audiolibri è enorme. Soprattutto in un paese come l’Italia in cui si legge troppo poco. È un tipo di fruizione compatibile con altre attività, come la radio o la musica. Da quando ho scoperto gli audiolibri, li uso ovunque: in macchina, in bicicletta, a piedi, mentre cucino, in viaggio con i miei figli… E poi, volendo, è un ottimo modo per esercitarsi all’ascolto in altre lingue, perché gli audiolibri, in Francia o nei paesi anglosassoni, sono ben più diffusi che da noi”.

Cambiamo tema. Quali sono i passi ancora necessari perché essere mamma, moglie o compagna non significhi sacrificare il lavoro e le proprie aspirazioni?
“Credo sia necessario un impegno congiunto a livello di politica, società, aziende e individui. Occorrono leggi che favoriscano la conciliazione tra lavoro e genitorialità, sia per le donne sia per gli uomini, asili e strutture di accoglienza per l’infanzia flessibili come orari e accessibili come costi, un approccio delle aziende private e pubbliche che faciliti la vita dei genitori, anche grazie a forme di lavoro più agili. E occorre che i padri inizino a condividere non sono l’esecuzione materiale dei compiti di accudimento, ma anche la responsabilità dello stesso. Gli uomini non devono aiutare le donne, devono condividere con loro il lavoro”.

Esiste una sorta di diffidenza nei confronti di quelle madri che chiedono l’aiuto di babysitter, aupair, tate?
“Certamente. Ancora oggi l’immaginario dominante guarda alla madre come una creatura dedita felicemente alla prole, senza altre ambizioni che la cura dei bambini. Molti pensano che le madri debbano dedicarsi a tempo pieno al bambino, in particolare nella prima infanzia, ignorando il fatto che uscire dal mondo del lavoro anche solo per un paio di anni rende difficilissimo il rientro. Senza contare che quello che si chiede a una madre mai si chiederebbe a un padre. Pertanto una mamma che ricorre ad aiuti esterni che non siano i nonni viene talvolta vista come una donna senza cuore che sacrifica il bene dei figli sull’altare delle proprie ambizioni”.

Da mamma, come avvicina i suoi bambini alla lettura?
“Ho sempre cercato di leggere molto ad alta voce ai miei figli. Anche adesso lo faccio ed è una cosa che apprezzano moltissimo, persino ora che sono tutti e tre in grado di leggere da soli. Con mio figlio maggiore, che ha 14 anni, abbiamo poi stabilito una regola che potrebbe sembrare spietata: se vuole continuare a usare il telefonino, deve leggere un libro al mese. Può sceglierlo lui, altrimenti glielo scelgo io. Se non gli piace può cambiarlo, ma deve leggerlo. Lui era molto refrattario alla lettura, ma adesso ha scoperto che può essere piacevole. Non so, ahimé, se leggerebbe senza questa imposizione, ma al momento a me basta che lo faccia. Invece, per fortuna, il secondo è un accanito lettore. Il terzo ha solo sette anni e vediamo di che pasta sarà fatto!”.

Quali sono i romanzi che secondo lei raccontano meglio la maternità?
“Sarà forse perché, da madre di tre figli, la maternità la vivo già in abbondanza nella vita vera, ma non sono una grande fan dei libri sul tema. Ho amato però molto Mamme acrobate di Elena Rosci, O i figli o il lavoro di Chiara Valentini e, come romanzo lieve, Ma come fa a far tutto di Allison Pearson”.

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