“Il treno di cristallo” segna il ritorno al romanzo di Nicola Lecca. Per l’occasione, su ilLibraio.it l’autore immagina di incontrare Thomas Bernhard (1931 – 1989): “Maestro, dalla sua scomparsa, quasi tutto è radicalmente cambiato…”

Prima dell’intervista, a registratore spento.

“Maestro, dal 1989, anno della sua scomparsa, quasi tutto è radicalmente cambiato. In particolare la soglia dell’attenzione: che si è ridotta a pochi secondi. Sia gentile: cerchi di limitare l’arco delle risposte a poche righe in mondo da permettermi di farle tutte e sette le domande che ho in serbo per lei”.
“Ma certo, farò il possibile”.

Maestro, cosa pensa del fatto che più di 10.000 persone si siano prese la briga di recensire online il campo di sterminio di Birkenau, assegnando un voto compreso tra una e cinque stelle?
Queste recensioni mi spaventano, ma, ancor più, a dire il vero, mi spaventa la questione del voto. Cosa si vota? La morte? La memoria? Perché tre stelle? Perché quattro? Perché cinque? Qual è il discrimine della preferenza. Quale il generatore di valore? La vicinanza del parcheggio? Il parcheggio era troppo lontano: quindi solo quattro stelle. Meglio Auschwitz, più comodo. Ideale per una gita in famiglia. Questa gente, queste diecimila persone che hanno votato e recensito il campo di sterminio di Birkenau si sono messe in una posizione di superiorità e di giudizio. Hanno visto il campo di sterminio di Birkenau dall’alto mentre si sarebbero dovute abbandonare al silenzio e all’assenza di pensieri del campo di sterminio di Birkenau per fare spazio dentro di sé. In posti del genere si va per diventare testimoni, per assorbire il peso della verità. Lo si dovrebbe fare per evolvere. Per diventare più consapevoli. Invece loro cosa fanno? Giudicano. Giudicano il campo di sterminio di Birkenau e, in esso, “i decerebrati che si scattavano i selfie”. Di loro dicono: è “uno schifo”. Dicono che è una vergogna scattarsi una foto a Birkenau. Ma, allora, scusate, però, non è altrettanto ripugnante (se non addirittura più ripugnante) assegnare una valutazione a un luogo in cui uomini donne e bambini sono stati sterminati? Uno scrive: “È un’esperienza che consiglio di fare, ma con una brava guida”. L’altro scrive: “Ero molto gasato all’idea di andarci, purtroppo, ho perso il volo”. E comunque assegna quattro stelle ugualmente. Ma, come? Se ha perso il volo e a Birkenau non c’è nemmeno stato, a quale titolo valuta il campo di sterminio che non ha visto? Non c’è più nemmeno verità! E, di certo, non c’è più pudore! E, quell’altro? Quello che si lamenta del troppo camminare? Tre stelle! Severo anche lui. Basta! Che noia! Che fatica camminare! Non se ne può più. Meglio Disneyland! Si potrebbe continuare per ore, per giorni. Ma lei ha fretta. Vuole fare sette domande. E io non ho tempo di rispondere a pieno. Ma mi lasci almeno precisare, però. Come si può scrivere che il campo di sterminio di Birkenau “Non è assolutamente un posto fantastico” e assegnargli tre stelle su cinque? Non è mica un albergo. L’Olocausto da tre stelle. L’Olocausto da quattro stelle. L’Olocausto da cinque stelle. Anche da una stella, mi creda. Perché ci sono perfino i severissimi: “Il campo manca di organizzazione a partire dall’ingresso”. Ma si rende conto? “Fa strano dare stelle a un posto che intrinsecamente ha un valore unico nel suo genere”. Ma allora perché gliele dai queste benedette stelle e non ti astieni da un‘idiozia del genere? E, poi, perché ne assegni proprio tre? Perché proprio tre e, non, due: non cinque. Non una. Anzi: nessuna, come sarebbe molto meglio? Il guaio è che, ormai, tutti devono dire, tutti devono parlare. Mostrare. Valutare.  Apparire. Sempre e a tutti i costi, nella triste illusione che al mondo intero interessi davvero quanto zucchero uno mette nel caffè. Il silenzio, il tempo vuoto (quella della riflessione e della crescita) è diventato un mostro per gente come questa. Allora questo tempo vuoto lo si riempie. Anche così, a tutti i costi. Pur di non guardarsi allo specchio. E scoprirsi morti. Già morti. Perché, mi creda, assegnare un qualunque numero di stelle a un campo di sterminio non può essere considerato in nessun caso un fatto vitale.

Ma lei… non doveva farmi altre domande?

Nicola Lecca

L’AUTORE – Nicola Lecca, cagliaritano, classe ’76, è uno scrittore “nomade”, che ha abitato a lungo a Vienna, Barcellona, Venezia, Londra, Innsbruck, Reykjavík e Visby. La sua raccolta di racconti Concerti Senza Orchestra (Marsilio 1999) è stata finalista del Premio Strega. All’età di ventisette anni ha ricevuto il Premio Hemingway per la letteratura. Con Mondadori ha pubblicato Hotel Borg (2006), Il Corpo Odiato (2009) e La piramide del caffè (2013) e I colori dopo il bianco (2017).

Il suo nuovo romanzo, Il treno di cristallo (Mondadori), ci porta a Broadstairs, incantevole villaggio della costa inglese, dove Aaron lavora come apprendista nella storica gelateria Morelli e vive in simbiosi con Anja: una madre depressa e protettiva che gli tiene nascosta l’identità del padre e nulla racconta di Zagabria, la città dalla quale sono fuggiti quando lui era piccolo. Fortuna che Gennarino, il suo migliore amico, è un vulcano di allegria e colora di ottimismo il grigiore trasmesso dalla malinconia di Anja. Dal canto suo, Aaron ha imparato a essere felice con poco. Gli bastano il sapore del gelato al mandarino, le passeggiate solitarie lungo le scogliere a strapiombo sul mare e le conversazioni con Crystal, la ragazza che ama. Si sono conosciuti online e la loro relazione va avanti da più di un anno: ma è soltanto virtuale. Ogni volta che lui cerca di organizzare un incontro, lei trova mille scuse per rimandare. Eppure Aaron preferisce la sua presenza incompleta al dolore della solitudine. Finché un evento inatteso sconvolge tutto: dalla Croazia arriva la lettera di un notaio che annuncia ad Aaron la morte di quel padre che gli è sempre stato tenuto nascosto, e lo invita a raggiungere Zagabria per l’apertura del testamento. In treno, grazie a un biglietto di Interrail. Sprovveduto e impreparato alla vita, Aaron affronterà con coraggio la sua piccola Odissea alla ricerca della verità. Dall’Inghilterra a Zagabria passando per Amburgo, Praga, Lubiana, Bratislava e Szentgotthárd si incontrerà finalmente col mondo: che lo metterà alla prova, fra rischi e tentazioni, offrendo in cambio incontri inattesi e immensa bellezza.

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