“Orologi Rossi” è un romanzo distopico di grande attualità, ambientato in un’America in cui i diritti riproduttivi delle donne sono calpestati. ilLibraio.it ne ha parlato con l’autrice, Leni Zumas: “Il libro è legato a un’esperienza personale: tentare di avere un figlio, da sola. Ho acquistato lo sperma di uno sconosciuto su internet e ho dato ascolto ad amici e famigliari che mi ripetevano quanto fosse difficile crescere un bambino in solitudine. Nel mezzo, ho incontrato un uomo, di cui mi sono innamorata; alcuni anni dopo, grazie alla fecondazione in vitro, sono rimasta incinta del nostro bambino…” – L’intervista

Quattro protagoniste sono al centro di Orologi Rossi (Bompiani, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra) di Leni Zumas, un romanzo che ruota attorno a una domanda: che cosa devono fare le donne? E la maternità di quali donne è prerogativa?

Tutte e quattro vivono nella cittadina di Newville in Oregon, in un futuro per niente lontano in cui in America i diritti riproduttivi delle donne sono nulli. Niente aborto, nemmeno nel caso di una gravidanza causata da una violenza, fecondazione in vitro vietata, embrioni con pieni diritti, tanto che in caso di aborto spontaneo va predisposto un funerale per il feto.

Nella trama del romanzo, un muro rosa divide il confine con il Canada, dove invece la salute delle donne è tutelata. Non è un caso che a essere calpestati siano i diritti riproduttivi: come ha già dimostrato Margaret Atwood la facoltà di generare nuove vite è un potere unicamente femminile e, per questo, temuto, invidiato, ma anche soggiogato.

C’è la biografa Ro, che cerca di avere un figlio da sola e che sta scrivendo un libro su un’esploratrice che in solitaria ha studiato i ghiacci del polo; la moglie intrappolata in un matrimonio perfetto, con un uomo impeccabile che però non fa altro che rinfacciare le sue carenze nelle faccende domestiche. E poi ci sono Mattie, una giovane studentessa che scopre di essere incinta e cerca una via di fuga dalla maternità, e Gin, erborista e guaritrice, arrestata e processata proprio a causa della sua attività.

Quattro voci che si intrecciano, creando così il racconto di una comunità, quella delle donne che sono in disaccordo con le regole e le imposizioni dettate dalla società in cui vivono.

Leni Zumas, com’è nata l’idea del romanzo?
Orologi Rossi è legato a un’esperienza personale: tentare di avere un figlio, da sola. Ho acquistato lo sperma di uno sconosciuto su internet e ho dato ascolto ad amici e famigliari che mi ripetevano quanto fosse difficile crescere un bambino in solitudine. Nel mezzo, ho incontrato un uomo, di cui mi sono innamorata; alcuni anni dopo – grazie alla fecondazione in vitro – sono rimasta incinta del nostro bambino”.

Un momento cruciale per il romanzo…
“Molte delle paure che assalgono la biografa, Ro, erano mie. E se non potessi restare incinta? E se non potessi adottare? E se fossi stata spinta a volere un bambino? E se, inconsciamente, pur essendo una femminista, non mi fossi fatta affascinare da racconti ormai superati sulle gioie della maternità? I miei dubbi sul diventare madre sono finiti nelle storie delle cinque protagoniste. Mio figlio è nato mentre stavo ancora lavorando al libro. Ora ha cinque anni ed è per metà italiano: infatti, il mio compagno, Luca, è italiano. E devo dire che sono molto felice che Orologi Rossi sia stato tradotto in italiano, una lingua che amo”.

In qualche modo il romanzo è stato influenzato dalla situazione politica americana, che sta mettendo in pericolo la salute delle donne e i loro diritti?
“Quando ho iniziato a scrivere il romanzo – nel 2010, ben prima dell’elezione di Trump – ho ambientato la storia in un’America dove erano già state attuate restrizioni spaventose ai diritti delle donne: divieto di aborto (chi lo avesse praticato o vi si fosse sottoposto sarebbe stato incarcerato, e le donne sarebbero state obbligate a fare un funerale al feto in caso di aborto spontaneo), divieto di adozione per i single e proibizione della fecondazione in vitro. Tutte restrizioni basate su proposte reali di politici americani, tra cui Mike Pence e Paul Ryan, ma che credevo troppo spaventose per diventare davvero legge. Ora, sotto l’amministrazione Trump-Pence, supportata da un congresso a maggioranza repubblicana, non sembrano più estremizzazioni, ma vere e proprie minacce”.

Gin, una delle protagoniste, è vittima di una sorta di caccia alle streghe. Una situazione che sembra estremizzare il giudizio costante a cui sono sottoposte le donne che non rispettano le restrizioni imposte dalla società…
“Quando ho immaginato il personaggio di Gin ho proprio pensato alle persecuzioni delle streghe. Tanto che nelle prime versioni del libro avevo inserito nelle scene in tribunale delle citazioni tratte dalle trascrizioni dei processi di Salem. Tra le altre cose la strega rappresenta la paura del potere femminile: è una donna che ha abilità e segreti e conosce incantesimi. Non dipende da un uomo e non incanala tutte le sue energie nel crescere i figli”.

Ci sono invece modi per tirarsi indietro dalla maternità e dal matrimonio che non sono puniti?
Orologi Rossi esplora diverse possibilità per una donna per non dipendere da un uomo, né economicamente, né sessualmente, né per compagnia o status sociale. Nel romanzo le donne sono punite perché single (per esempio c’è una legge che vieta ai single di adottare), ma sono anche più libere grazie alla loro condizione: l’esploratrice, ad esempio, può studiare i ghiacci e navigare verso il Circolo Polare. Il romanzo valuta la solitudine come un modo appagante di essere al mondo, piuttosto che definirlo come uno stato patetico e miserabile”.

Ci sono autori che hanno influenzato il romanzo?
“Virginia Woolf ha una grande influenza sul mio lavoro. Ho imparato così tanto da quello che ha scritto e da come ha vissuto. Le ho reso omaggio ispirandomi ai nomi dei protagonisti de Le Onde per quelli del mio romanzo, così, per esempio, la sua Rhoda è diventata la mia Ro e la sua Jinny la mia Gin…”

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