“La casa futura del Dio vivente” è un romanzo distopico che riflette sulle reazioni umane al pericolo e all’incertezza. A partire dalla fede – l’ancora a cui si aggrappa la protagonista, in un mondo che va a ritroso e in cui sembra che gli unici libri non banditi siano quelli a tema religioso – che permette alla giovane di sperare nella nascita di un bambino sano. Louise Erdrich ha scritto un’opera che non può che ricordare al lettore un romanzo ormai cult, “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood, e che anzi potrebbe essere letto come un prequel della storia raccontata dall’autrice canadese…

Un mondo che va a ritroso, dove l’evoluzione non solo si è bloccata, ma addirittura sta ritornando sui suoi passi. Questa è l’ambientazione in cui Louise Erdrich, autrice americana premiata con il National Book Award e il National Book Critics Circle Award, ha inserito il suo romanzo: La casa futura del Dio vivente (Feltrinelli, traduzione di Vincenzo Mantovani).

Un’involuzione che ha aspetti spaventosi e che porta il caos negli Stati Uniti. In particolare nel Midwest, dove sembra imperversare una teocrazia particolarmente agguerrita. Ma si verificano anche eventi grotteschi, come l’avvistamento di strani animali: una specie di gatto gigante che si mangia un labrador cioccolato, pterodattili che planano in giardino.

Tutto questo ce lo racconta Cedar Hawk Songmaker. Ha ventisei anni, una famiglia adottiva che definisce liberal e una famiglia naturale – che conosce solo all’inizio del romanzo – di indiani d’America (Erdrich racconta quasi sempre di personaggi ojibwa). Sono sempre meno le donne che riescono a restare incinte e a dare alla luce un bambino sano, ma Cedar già nella prima pagina del romanzo, strutturato come se fosse un diario, ci confessa il suo segreto: è incinta di quattro mesi. Un evento miracoloso, se non fosse che le donne incinte vengono imprigionate in ospedali da cui molto spesso non escono vive. Ma, soprattutto, senza i loro bebè.

Cedar e il lettore si incontrano ad agosto, in una giornata di caligine, calura che non sembra cessare con l’avanzare delle stagioni: probabilmente il global warming ha fatto la sua parte. Anche la tecnologia e la nostra dipendenza da essa non sfuggono alla lente di Louise Erdrich che, nel romanzo, ipotizza una rete di controllo dei cittadini che passa proprio attraverso smartphone e computer, forse persino tramite il vecchio telefono fisso.

Erdrich, che ha nelle vene sangue ojibwa e che vive proprio nella città in cui ambienta il romanzo, Minneapolis, sembra porre una domanda al lettore per tutto il romanzo: se tutto quello in cui crediamo segue un percorso inverso da quello previsto, come possiamo mantenere la ragione? Cedar, la sua protagonista, decide di rispondere al decadimento che la circonda pensando all’immediato. Fa provviste, nasconde nelle intercapedini dei muri alcolici, sigarette e munizioni da usare come mezzo di scambio in un mondo sempre più primitivo. Preleva tutti i suoi risparmi dalla banca e li nasconde in giardino. Ma la sicurezza che si crea attorno è solo fittizia, non appena lascia la sua casa perde tutto quello che ha preparato.

La sua unica speranza è il bambino che porta in grembo. E il modo per sopravvivere è solo uno: concentrarsi sul quotidiano. E così, giorno dopo giorno, la seguiamo in un mondo sempre più ostile, in cui le donne ancora in grado di dare alla luce bambini sani vengono imprigionate e usate come capi da riproduzione, inseminate con gli embrioni saccheggiati dalle banche del seme ormai in disuso.

Cedar riscopre il valore della famiglia, ma si trova anche ad affrontare il pericolo del tradimento: il nuovo governo teocratico, infatti, è pronto a tutto pur di scovare le donne incinte, anche torturare amici e famigliari e offrire consistenti taglie.

La casa futura del Dio vivente è un romanzo complesso, che riflette sulle reazioni umane al pericolo e all’incertezza. A partire dalla fede – l’ancora a cui si aggrappa Cedar in un mondo che va a ritroso e in cui sembra che gli unici libri non banditi siano quelli a tema religioso – che permette alla giovane donna di sperare nella nascita di un bambino sano.

Louise Erdrich ha scritto un’opera che non può che ricordare al lettore un romanzo ormai cult, Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, e che anzi potrebbe essere letto come un prequel della storia raccontata dall’autrice canadese.

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