Primo libro di una trilogia che attraversa tre momenti diversi della storia italiana, “La prima vita di Italo Orlando” racconta il cambiamento con un tono che è fatto di un lirismo sospeso, e con una scrittura semplice che lascia tanto spazio all’immaginazione

Un corpo nudo immerso nel sonno, nell’erba secca di un campo di mandorli: la prima apparizione di Italo Orlando è, agli occhi della giovane Irene, pervasa di magia e di avventura. C’è uno.

Nessuno lo conosce, questo ragazzo senza memoria, forse è il figlio di un avvocato di Marsala, scappato via dagli studi, senza scarpe e senza senno. La sua vita è un mistero, e il suo arrivo porta scompiglio e cambiamento.

Lo accolgono Irene, il padre Giuseppe, la nonna Lucetta, sospettosa e ostile, nella casa di Sette Cannelle. Qui Irene e il padre passano tre mesi l’anno, dal tempo delle lucciole fino alla fine della raccolta: è la Sicilia contadina del 1957 la terra de La prima vita di Italo Orlando di Carola Susani (minimum fax). Una terra che è abitata da grilli, lucciole e falene.

In questa campagna assolata le giornate passano in una solitudine infinita e felice, e Irene, che ha perso la mamma alla nascita, accompagna il padre, un uomo di una grazia unica, un quadro vivente: fotografavamo cortecce, fili d’erba, buche, talpe, cornacchie, insetti.

carola susani

Il mondo sta cambiando, anche a Sette Cannelle, la guerra è passata da oltre dieci anni, nei bunker sparsi nella campagna vanno a giocare i ragazzini, siamo all’alba del boom economico e dell’industrializzazione. Un aereo vola basso sui campi, ingegneri battono la zona cercando petrolio nel cuore di quel terreno arso. C’è il sogno americano in quella ricerca, l’immagine di feste e di prosperità attorno alle trivelle. È il mondo nuovo, più ricco: si sente nell’aria che qualcosa sta succedendo.

A Irene e alla sua famiglia succede Italo, un’apparizione che sembra mitologica, un semidio che porta la luce. È la cosa più eccitante di tutte, quasi sacra, l’elettricità. La prima luce, che Italo ottiene trafficando con la vecchia Seicento, non è solo una lampadina accesa nella notte, rappresenta il futuro “sconfiggeva il buio nei paesi e lo fronteggiava ormai nelle campagne”.

Italo, che è allegro di un’allegria fanciullesca, fa tanto altro: trova un sacco di monete nel camino, porta l’acqua nelle falde ormai asciutte, riattiva il vecchio pozzo, allontana le cornacchie. È un mago questo ragazzo senza passato, che porta tesori come da un’isola fantastica, che legge le Metamorfosi, e introduce tecniche nuove nella raccolta delle mandorle, conquistando anche la nonna, contraria alle novità, resistente a ogni cambiamento.

carola susani

Italo pirata con il suo tesoro, rabdomante, creatura capace di miracoli che cambiano la vita nella vecchia casa: i vicini lo guardano storto. Avrà davvero qualcosa di demoniaco questo ragazzo scalzo e giallo in volto? È un incantesimo, il suo, l’uomo-serpente che porta ricchezza e poi se la ripiglia?

Irene lo segue affascinata, vedendolo bambino da accudire e adolescente da imitare, scattando foto: Italo sotto il sole, Italo da dietro il cofano della macchina, Italo che ride. È affatturata, Irene: forse è un tritone, una sirena, forse è davvero l’uomo serpente. Sicuramente Italo è una presenza che porta inquietudine in un’estate insolita, quella in cui i mandorleti hanno iniziato a lasciare il posto al petrolio, segnando un confine tra un passato rurale e un’epoca nuova, una Metamorfosi moderna.

Primo libro di una trilogia che attraversa tre momenti diversi della storia italiana, La prima vita di Italo Orlando è un romanzo che unisce realismo a sacralità, racconta il cambiamento con un tono che è fatto di un lirismo sospeso, e con una scrittura semplice che lascia tanto spazio all’immaginazione. Carola Susani crea mondi leggendari dove l’erba è blu e i volti sono gialli, in un paesaggio agreste dal sapore arcaico e bucolico che è fatto di lentezze ma freme di vita. Nel rappresentarlo, l’autrice gioca con la fantasia del lettore, mostrando fotografie che devono essere documenti, ma poi si rivelano solo indizi, per immaginare senza mai mostrare del tutto (non ho trovato la foto di mio padre sull’albero, ma questa potrei essere io). Su tutta la narrazione aleggia un’aurea quasi incantata della quale Italo Orlando è il nume custode: era bello, aveva la carnagione d’oro, e il suo respiro non sembrava umano.

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