La casa del carrubo
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Sinossi
Fino a quando la guerra non arriva a bussare alla tua porta, sembra sempre meno cattiva di quello che ti aspetti. O almeno è ciò che pensa Vittorio Floridia, professore di latino e greco a Catania, all'indomani del bombardamento che ha distrutto la sua casa e infranto ogni speranza di tornare a una vita normale. Come potrà ora salvare la famiglia dai morsi della paura e della fame? Forse accettando l'invito di Luigi Villalba, un vecchio amico, a trasferirsi nella sua tenuta di campagna, la casa del carrubo. La chiamano così per via del maestoso albero che da sempre protegge i suoi abitanti e che ora dovrà vegliare su due intere famiglie. Da Luca, coraggioso e incosciente, ad Agata, custode di un segreto inconfessabile; da Luigi, che quel segreto lo conosce bene, a Nunzia, convinta che le bombe non possano nulla contro l'amore. Due famiglie che all'ombra del grande carrubo impareranno a conoscersi e, nel dolore reciproco, a riconoscersi, senza sapere che un'ombra ancora più ampia, minacciosa e ineluttabile, è in agguato. È quella della Storia dei grandi, di Churchill, di Roosevelt e del generale Eisenhower, che in gran segreto progettano uno sbarco alleato sull'isola per farsi strada nel cuore dell'Europa nazista. In una Sicilia infuocata e sofferente, Barbara Bellomo traccia i destini dei Floridia e dei Villalba, dando vita a un grande romanzo corale che unisce i sentimenti e il coraggio dei singoli agli intrighi e alle strategie di chi, con un solo ordine, può cambiare la vita di tutti.
- ISBN: 8831004700
- Casa Editrice: Salani
- Pagine: 336
- Data di uscita: 26-05-2022
Recensioni
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo!
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Indro Montanelli, in una intervista ebbe modo di parlare del futuro dell’Italia, manifestando un evidente pessimismo. In tal senso espresse la consapevolezza del valore dell’italiano singolarmente preso: capace di eccellere nella professione che svolge, di affermarsi in ambiti di alto valore culturale, medico, scientifico, ma anche di affermare queste sue qualità in altri paesi che più che il nostro gli offrono l’opportunità di crescere e trovare il proprio spazio. Sbalorditiva è anche la sua capacità di adattamento in territorio straniero e il divenire in seconda o terza generazione parte integrante della società che lo ha accolto. Tutto ciò a differenza di altri popoli: gli ebrei, per fare un esempio fra i più eclatanti: capaci di mantenere la propria identità anche a distanza di millenni nonostante la diaspora e le peripezie affrontate. Perché? Semplicemente perché è un popolo che ha la memoria viva! L’italiano non conosce il proprio passato e se ne disinteressa. Fin qui le parole di Indro Montanelli che ripropongo nella loro sintesi concettuale. Montanelli nella sua attività di giornalista e scrittore ha avuto molto a cuore l’attività divulgativa in campo storico seppure non troppo ben visto da una parte del mondo accademico. Perché ho citato Montanelli? Perché mi sento da lettore molto grato a Barbara Bellomo così come mi sento legato alla figura del grande giornalista. Innanzitutto la Bellomo, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. Mi sono chiesto: perché la casa del carrubo? Ho pensato ad una scelta legata ad un ricordo familiare. Ho anche riflettuto sulle ipotesi più disparate: il frutto del carrubo è citato nelle sacre scritture e, per la precisione, nel vangelo di Luca 15,16: “avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla”. La parabola del padre misericordioso o del figliol prodigo. E forse in tal senso potrebbe esserci un legame, perché la casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto circostante di orrore, di morte, di individuale egoismo, si dà ciò che si ha senza necessariamente aspettarsi nulla in cambio. Al di là di queste mie divagazioni il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti (Seraph, B17, Spitfire, Macchi 202, Re 2002, Colt M1911 ecc.) nella elencazione degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. La meticolosa ricostruzione si ferma anche sugli alcolici che (bevitore di grande fama) il primo ministro britannico consuma: predilige infatti lo champagne Pol-Roger (ma anche il whisky Johnnie Walter etichetta rossa) che consuma durante i pasti. La Pol-Roger nel 1965 anno della morte di Winston Churchill listo’ tutte le bottiglie della propria produzione a lutto. Formidabile anche la ricostruzione psicologica dei personaggi di fantasia che sembrano avere un’ anima e vivere di vita propria. Insomma Barbara Bellomo con la sua penna a mo di bacchetta magica e il suo aspetto da fatina buona ha realizzato una magia ma, soprattutto, ha ridato voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo, per questo ti dico grazie Barbara Bellomo.
Finalmente un romanzo storico! Da lettore molto grato a Barbara Bellomo, innanzitutto poiché, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. La casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto generale di orrore, violenza ed egoismo si dona ciò che si ha senza aspettarsi nulla in cambio. Il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti, degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. Insomma Barbara Bellomo realizza una magia ma, soprattutto, ha ridà voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo.
Finalmente un romanzo storico! Da lettore molto grato a Barbara Bellomo, innanzitutto poiché, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. La casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto generale di orrore, violenza ed egoismo si dona ciò che si ha senza aspettarsi nulla in cambio. Il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti, degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. Insomma Barbara Bellomo realizza una magia ma, soprattutto, ha ridà voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo.
Finalmente un romanzo storico! Da lettore molto grato a Barbara Bellomo, innanzitutto poiché, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. La casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto generale di orrore, violenza ed egoismo si dona ciò che si ha senza aspettarsi nulla in cambio. Il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti, degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. Insomma Barbara Bellomo realizza una magia ma, soprattutto, ha ridà voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo.
Finalmente un romanzo storico! Da lettore molto grato a Barbara Bellomo, innanzitutto poiché, a differenza di molti altri scrittori contemporanei, riesce a scrivere un vero romanzo storico nel quale la trama di fantasia, si incastona perfettamente nella realtà fra personaggi veramente esistiti. Poi è anche evidente la capacità di raccontare sospinta dalla passione, in Barbara, per la scrittura e per gli avvenimenti storici. Questo connubio è avvolgente, riesce ad incantare il lettore e ad accompagnarlo in una intensa cavalcata dall’inizio alla fine del libro, che si abbandona, una volta terminato, con un certo rammarico. Poi, il testo, ha anche una componente divulgativa oltre che destare curiosità atta a sospingere ad approfondire. La casa del carrubo è dimora di accoglienza, luogo nel quale in un contesto generale di orrore, violenza ed egoismo si dona ciò che si ha senza aspettarsi nulla in cambio. Il racconto è il risultato di un lavoro meticoloso ed appassionato nella elencazione degli armamenti, degli apparecchi di criptazione e di decodificazione, nella attività dei servizi segreti e nella loro collaborazione, nella ricostruzione dei personaggi storici, Churchill su tutti. Insomma Barbara Bellomo realizza una magia ma, soprattutto, ha ridà voce ad avvenimenti dimenticati nelle nebbie del tempo. Attraverso questo racconto si comprende l’orrore della guerra nella quale non esistono buoni contro cattivi ma esiste solo la follia della violenza, la tragedia della morte e della sofferenza. Per questa ragione vengono riesumati nel racconto alcuni eccidi avvenuti fra il 12 e il 14 luglio del 1943 presso Acate e Canicattì compiuti da quegli alleati visti come provvidenziali liberatori. Eppure il lato oscuro dell’uomo si manifesta spesso senza una bandiera che lo contraddistingua, è solo l’antidoto della memoria che può scongiurarlo.