Dopo la vittoria al Festival di Sanremo è esploso il successo di Mahmood, il cantante ventiseienne nato da madre italiana e padre egiziano, in vetta alle classifiche con l’album “Gioventù bruciata”. Abbiamo cercato di individuare i dieci motivi, uno per ogni brano del disco, per cui vale la pena ascoltarlo

Dopo la discussa vittoria al Festival di Sanremo è esploso il successo di Mahmood, il cantante ventiseienne nato da madre italiana e padre egiziano, in vetta alle classifiche con l’album Gioventù bruciata.

La sua musica si è da subito presentata come diversa, attirando l’attenzione di molti addetti ai lavori, che hanno cercato di descrivere il suo stile e la sua personalità. A discapito delle polemiche sorte dopo il Festival, si scoprono numerose recensioni entusiaste, articoli che esaltano le capacità vocali del cantante e i suoni ricercati dei suoi brani, analisi dei testi e interviste che lo dipingono come un vero e proprio fenomeno, “con un timbro a metà strada tra un menestrello nubiano e l’amico Mengoni” (con il quale, tra l’altro, ha lavorato ai testi di HolaMille lire e Rivoluzione).

Ma anche se la sua fortuna può sembrare una conseguenza della vittoria, in realtà la carriera musicale di Alessandro Mahmoud (in arte Mahmood) inizia presto, nel 2012, con la partecipazione alla sesta edizione del talent show X Factor.

Il tempo passa e nel 2018 collabora alla scrittura di Nero Balì interpretata da Elodie, Michele Bravi e Gué Pequeno, e a settembre dello stesso anno pubblica per Universal il suo primo Ep, Gioventù bruciata, che contiene l’omonimo brano con cui è uno dei vincitori (insieme a Einar)  delle due serate di Sanremo Giovani. Ammesso quindi alla competizione regolare tra i BIG, a febbraio Mahmoud guadagna la vittoria anche questa volta con la canzone Soldi.

Il suo album, che contiene in tutto undici brani (in realtà dieci, dato che l’undicesimo è il duetto di Soldi con Gué Pequeno), viene pubblicato il 22 febbraio. Di Gioventù Bruciata dicono che “è un soliloquio laconico e solitario“,  “un disco introspettivo che a colpi di elettronica e ritmi arabeggianti, voci campionate che paiono il canto del Muezzin, ci racconta le sensazioni più intime, i ricordi più sinceri e veri di Mahmood“. Per quanto riguarda il genere, a quanto pare, non si tratta di indie né di trap, ma di urban pop.

Comunque, anche rischiando di suonare un po’ celebrativi, si può effettivamente affermare che l’album di Mahmood sia uno dei lavori musicali più interessanti e godibili di questo periodo, proprio per questo abbiamo cercato di individuare i motivi, uno per ogni brano del disco, per cui vale la pena ascoltarlo.

Soldi
Dato che ha vinto il Festival di Sanremo andrebbe ascoltata quanto meno per cultura generale, ma anche per non essere esclusi dalla comprensione di tutte le parodie che stanno proliferando. Tipo questa in cui diventa un inno al Prosecco. O questa dei iPantellas. O questa dei The Pozzolis Family. O questa. Tgcom ha addirittura pubblicato un articolo per segnalare le più divertenti. Insomma, basta inserire #mahmood su Instagram per scoprire quante versioni di questa canzone possano esistere.

Gioventù Bruciata

Chi avrebbe mai detto che un brano intitolato come una delle espressioni più abusate e retoriche di sempre, non avrebbe contenuto niente di scontato e banale? Quando si legge che i testi di Mahmood sono originali, curati e che hanno qualcosa di diverso rispetto alle canzoni a cui siamo abituati, ci si riferisce esattamente a pezzi come questo. Tra l’altro: Gioventù bruciata è un riferimento al titolo dell’omonimo film degli anni Cinquanta con protagonista James Dean (citato anche nella copertina per la scena del latte), che racconta la storia di un ragazzo adolescente in contrasto con la propria famiglia.

Uramaki

Che la moda del cibo giapponese sia arrivata anche nella musica non è una novità: tra i vari brani che evocano la cucina nipponica ci sono All you can eat degli Eugenio in via di gioia, Nuvole di drago di Franco126, Sashimi dei Pinguini tattici nucleari Milano Sushi e coca di Miss Keta, solo per citarne alcuni. Nella lista adesso si inserisce anche Uramaki, forse la canzone più sentimentale del disco di Mahmood, l’immancabile brano che racconta la fine di una relazione. E poi Onda Rock l’ha definito il capolavoro pop dell’anno, quindi.

Il Nilo Nel Naviglio

Perfetto esempio dello stile musicale insolito e singolare di Mahmood: un misto tra soul, rnb, pop e melodie arabe, su parole che evocano contemporaneamente un contesto esotico e metropolitano.

Anni 90

Duetto con Fabri Fibra, anche Anni 90 funziona benissimo perché fa leva sul classico effetto nostalgia e su quel mood vintage per cui ormai abbiamo sviluppato tutti un’ossessione (con tanto di riferimento a Twin Peaks).

Asia Occidente

Un po’ come Il Nilo Nel Naviglio, prendiamo Asia Occidente per parlare della capacità di Mahmood di scrivere testi coinvolgenti e comunicativi, pur non affrontando i soliti temi commerciali. Il fatto che la maggior parte dei brani ruotino intorno all’integrazione, alla mescolanza di culture e al rapporto con il padre, rendono Gioventù bruciata un discorso diverso, più ampio e non limitato soltanto ai temi più facili e popolari.

Remo

Anche se comunque vengono affrontati pure quelli, proprio per non scontentare nessuno.

Milano Good Vibes

Un altro degli elementi più caratteristici dello stile di Mahmood è il riferimento ai luoghi di Milano. Con le sue canzoni, il cantante taccia una vera e propria geografia della città, da Porta Genova a via Paolo Sarpi, individuando un immaginario così definito da dare al disco una coerenza e un’identità precise.

Sabbie Mobili

Con Milano Good Vibes in competizione per diventare il prossimo tormentone estivo.

Mai figlio Unico

La canzone più autobiografica, Mai figlio Unico, è una sorta di sfogo personale che racconta l’esperienza famigliare del cantante, ma che riesce a toccare delle corde che risuonano anche per chi non condivide lo stesso tipo di vissuto.

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