Non mancano i romanzi che possono essere letti da una prospettiva “antispecista”. La scrittrice Yasmin Incretolli ne ha selezionati alcuni per ilLibraio.it. Ma si può parlare di “narrativa vegana”?

Peter Singer, caposcuola del primo animalismo, definisce lo specismo come “pregiudizio o atteggiamento di prevenzione a favore degli interessi dei membri della propria specie e a sfavore di quelli dei membri di altre specie”. Specularmente, l’antispecismo è quella corrente di pensiero che si oppone allo specismo come sistema totalizzante. Essa rappresenta varie sfaccettature, in relazione ai diversi rami della conoscenza e dell’esperienza: alimentazione, politica, ambientalismo, mercato, economica, filosofia, sociologia.

In mezzo a questa molteplicità di prospettive che interpretano e declinano il termine, mi sono chiesta se vi fosse, e in caso come fosse, l’antispecismo nella narrativa. Opere riconducibili a una cornice più o meno antispecista, che trattano la questione relativamente, o in modo mirato, sono numerose. Ne ho indagate alcune, di generi diversi, con l’obiettivo di gettare anche solo una fievole luce su un discorso disconosciuto, ma molto attuale, vasto e interessante.

«Il rapporto tra bambini e animali è paritario»

Fin dalla letteratura per ragazzi dedicata alla soggettività animale, laddove la caratterizzazione non ne preveda avversioni gratuite verso l’uomo, o una generale distorsione, scrittori e scrittrici hanno ordito storie capaci d’avvicinare il bambino verso una sensibilità antispecista, facendosi forza, sopratutto, di quella curiosità naturale che i più piccoli provano nei confronti degli animali.

Richard Adams, La collina dei conigli

Nel romanzo d’esordio di Richard Adams, La collina dei conigli, una masnada lapinica fugge dalla propria casa allarmata dal presentimento avuto dal coniglio Quintilio, riguardante una presunta sciagura che dovrebbe colpire l’intera colonia, e a cui verrà dato nome di moria bianca. L’espropriazione violenta dell’uomo che “ficca liane nei buchi riempiendoli d’aria cattiva” emerge come riflessione critica sulla sopraffazione della cultura sulla natura. Poi, la diversificazione caratteriale dei conigli di Adams oltre che mera esigenza narrativa, viene tradotta come negazione d’una delle fondamentali induzioni dello specismo: ogni animale è uguale a se stesso.

«L’empatia non ha confini di specie»

Sotto la pelle Michel Faber

Le modalità d’abbattimento animale appetiscono la letteratura fanta-horror. Allevamenti intensivi e attrezzature per il bestiame. In Sotto la pelle di Michel Faber, una fattoria, gestita da alieni pelosi che interloquiscono fra loro definendosi esseri umani, è il centro di macellazione degli animali chiamati “vodsel”, ossia prestanti, giovani, autostoppisti adescati sulle strade scozzesi. L’autore crea un plot allegorico di denuncia in un romanzo dal ritmo adagio, che sfrigola di descrizioni al vetriolo: “Il pensiero di un vodsel rasato, castrato, tenuto all’ingrasso, con le interiora modificate e chimicamente purificato, che si presenta all’improvviso in un ospedale o in una stazione di polizia, era un incubo in carne e ossa”.

«Ripristinare l’ordine ecocentrico»

Esther

In direzione contraria, Esther, libro scritto a sei mani (da Steve Jenkins, Derek Walter e Caprice Crane) pubblicato da Giunti, interpretabile come un manifesto antispecista pop, perché traendo pretesto da un fenomeno social, diventa apporto di largo seguito a sostegno della causa. Approcciando con temperanza il lettore ereditato dalla società della rete, promuove l’antispecismo con una storia d’effetto: romantica, strappalacrime, divertente, e tanto aneddotica. Quando Steve accetta di adottare una maialina all’insaputa del suo fidanzato, non immagina d’aver appena coinvolto entrambi in una stravolgente avventura, quell’affarino microscopico che lo guarda con sguardo innocente, infatti, non è per niente un esemplare nano come crede, ma una vera e propria scrofa d’allevamento che può raggiungere i trecento chili di peso.

Esther, un nome scelto perché “faceva pensare a un’anima antica e saggia”, costringerà la coppia verso una graduale transizione. La convivenza col suino istruisce la loro sensibilità, portandoli inizialmente all’eliminazione di carne di maiale e consecutivamente ad abbracciare una dieta vegana: “Più tempo passavamo con la nostra maialina e imparavamo a conoscerne il carattere, più ci rendevamo conto che l’argomento del sono soltanto bestie era una bugia bella e buona […] Per cambiare serve un evento che ti tocchi davvero da vicino”.

Ma la scomposizione della cultura specista supera la sfera alimentare, il romanzo fornisce una prospettiva che ritengo fondamentale discutere, perché rivolta verso la sola condizione che permette un confronto intimo fra animale umano e non, ovvero quando il secondo diviene “da compagnia” e fa il suo ingresso in famiglia. Steve e il suo compagno cercano d’addomesticare la nuova arrivata. Provano a rendere la sua condotta simile a quella di un cane d’appartamento. Ma la risolutezza e la recidività di Esther scoraggiano ogni iniziativa. I due ragazzi capiranno che non è possibile costringere la maialina a seguire le loro esigenze, così dovranno adattarsi a lei, rispettando i modi peculiari della sua specie. Stabilendo un rapporto d’arricchimento reciproco, perché incline all’accettazione, privo di supremazia e pressione.

Yasmin Incretolli

L’AUTRICE – Yasmin Incretolli (nella foto sopra, ndr), 22 anni, scrittrice esordiente, ha ottenuto la Menzione speciale al Premio Calvino 2015 con il suo primo romanzo: Mescolo tutto (pubblicato da Tunuè). La storia è quella di Maria, una diciannovenne autolesionista che si innamora di Chus, vent’anni e un’indole da teppista. La loro storia degenera velocemente in una dipendenza, e quando Maria viene lasciata, decide di scappare verso il nord del paese, dove incontrerà i personaggi più curiosi. Il tutto è raccontato in una lingua originale; quella di Yasmin è una scrittura d’altri tempi: aulica, ricercata e quasi barocca.

copertina incretolli mescolo tutto

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