Alessandro Baricco torna in libreria con “Abel” a distanza di otto anni dal suo ultimo romanzo “La sposa giovane”. L’opera, che mescola la narrativa alla trattazione filosofica, si prende gioco del tempo e descrive lo spazio tramite un luogo che non esiste. Con questo libro l’autore ripercorre un viaggio che tocca molte delle tappe della sua poetica, sfiorandole con la sua scrittura inconfondibile

“Mio padre appoggiò il calcio dello Sharps alla spalla e sollevò lentamente i 559 millimetri di canna, come se stesse risistemando un dettaglio sfuggito dalla creazione. Li fermò su una linea immateriale che collegava il suo occhio sinistro alla sagoma, minuscola, di mio fratello, passando per il puntatore in bilico sull’orlo della canna. Non sapevo cosa volesse fare, ma non ricordo di essermi chiesto niente. Apprezzai il lungo silenzio che seguì. Avevo quindici anni e novantasette giorni, quel giorno. Mio padre premette il grilletto.”

Abel Baricco

L’Ovest, il West di Alessandro Baricco, è un luogo di polvere. Abel Crow, protagonista di Abel – Un western metafisico (Feltrinelli), ha imparato da suo padre e dal suo Maestro un gesto semplice: sparare. Lo fa bene, è diventato il suo mestiere. Quando incrocia le pistole, colpendo il bersaglio di sinistra con la destra e viceversa, disegna due segmenti pulitissimi, due traiettorie per cui non può esserci errore. Un Mistico, il suo colpo preferito.

Abel ha imparato quel gesto e lo usa per ricomporre i pezzi, per disegnare segmenti di una geometria più complessa. Si potrebbe quasi dire che Abel usa le pistole per indagare il suo destino, ma che le pistole non sono il suo destino.

In Abel l’autore ripercorre un viaggio che tocca molte delle tappe della sua poetica, sfiorandole con la sua scrittura inconfondibile. Baricco costruisce un luogo in gran parte immaginario che però è quasi un tempo. La polvere sembra filtrare in ogni pagina, persino in quelle dove si racconta dell’anno del grande gelo, ed è inondata dalla luce. Il tempo è così leggero che si muove in maniera imprevedibile, se ne accorge Joshua, il fratello che dicono pazzo, e la Bruja che interpreta il mondo. Ed è così che Abel Crow nasce veramente, osservando per la prima volta il pulviscolo che si muove nella luce, il tempo che si piega su se stesso per diventare spazio reale e tangibile.

L’Ovest è un luogo di polvere dove vivono bussole rotte e orologi che non funzionano. Esistono però canti, il fischio di un fucile, il boato di una detonazione. Il presente si mischia con il futuro anteriore e con il passato remoto perché non ci sono direzioni uniche. Ci si potrebbe aspettare di rivedere Melissa e Julie Dolphin, fuori dalla loro veranda pronte a colpire la carta del fante di cuori con due colpi precisi, direttamente da City.

Ci sono moltissime donne, e degli uomini si parla principalmente per la loro assenza o per il loro arrivo. Sono però le donne a vedere di più, tramite mani piccole o una ferita sul petto. Hallelujah, che è cresciuta tra i Dakota, è selvaggia, il suo legame con la terra è profondo e le sue orecchie sono pronte all’ascolto. Per questo quando intuisce il destino in una piega del futuro nessuno se ne accorge. Hallelujah, la Bruja e Lilith non ricostruiscono la geometria del reale tramite segmenti, non inseguono traguardi fatti di nuovi punti, si affidano alla corrente e guardano le figure più ampie.

È un movimento quello descritto da Baricco, l’essenza di un mondo racchiusa in poche pagine con la penna di uno scrittore molto simile ad Abel Crow, che nel gesto della scrittura utilizza la precisione millimetrica dello sparare. Mette in fila le parole, spennella appena la polvere per lasciare intravedere le ossa di una trama e le lascia lì.

wild baricco

Giovedì 21 dicembre Alessandro Baricco (alle 20, alla libreria Feltrinelli di via Appia Nuova) sarà a Roma, in dialogo con Matteo Caccia, in un appuntamento dedicato al podcast Wild Baricco, disponibile sull’app de Il Post e sulle piattaforme di streaming. Una sorta di “bonus track” del podcast, dal vivo.

L’autore taglia via il superfluo, lascia spazi vuoti al lettore, e ci consente di vedere il riflesso di quel mondo solo attraverso le pozzanghere che rimangono dopo una notte di pioggia. Riesce nel gesto di racchiudere un canto in un romanzo perché lascia regnare il silenzio e affida l’interpretazione al lettore.

Ci sono moltissime geometrie che possono ricongiungere i punti descritti da ogni capitolo. Abel può quindi essere visto come un romanzo o un piccolo pamphlet filosofico, un vangelo o un manuale di scrittura. Nessuna di queste definizioni sarebbe del tutto sbagliata, ma non potrebbe essere giusta, perché, come la Bruja di cui non conosciamo il nome ci racconta, i libri sono piccoli e l’orizzonte decisamente più vasto.

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