Sono due le forze principali che muovono la narrazione del romanzo “All’orizzonte” di Benjamin Myers (autore e giornalista inglese, tradotto per la prima volta in Italia): quella della natura, che si manifesta nelle minuziose descrizioni della brughiera dello Yorkshire, e la quella della letteratura, che riecheggia nei romanzi di Lawrence che il protagonista, Robert, divora notte dopo notte. Due forze interconnesse che convergono nella maturazione finale del giovane, e che lo accompagnano nel suo passaggio verso l’età adulta, aiutandolo a trovare la propria strada e vocazione… – L’approfondimento

Robert Appleyard ha sedici anni e un futuro già scritto davanti a sé. Per lui, crescere equivale a seguire le orme di suo padre, di suo nonno e di tutti gli uomini della famiglia che lo hanno preceduto. Significa rassegnarsi a una vita “giù in miniera”, sistemarsi presto, avere dei figli e invecchiare rapidamente. Ma Robert non è ancora pronto a una vita sottoterra e, in un’ultima estate di fuga e ribellione, intraprende un viaggio che cambierà per sempre la sua vita.

Ambientato nell’Inghilterra dell’immediato dopoguerra, All’orizzonte (Bollati Boringhieri, traduzione di Simona Garavelli) è il nuovo romanzo dell’autore e giornalista inglese Benjamin Myers, che approda così per la prima volta in Italia.

all'orizzonte Benjamin Meyers

La ricerca di una dimensione identitaria e un senso di avventura tipici dei romanzi di formazione conducono il giovane Robert nei pressi di una baia sulla costa dello Yorkshire. È lì che il ragazzo si imbatte in Dulcie Piper, un’eccentrica signora che vive sola con il suo pastore tedesco.

Dulcie è diversa da qualunque altra donna Robert abbia mai incontrato prima: indossa abiti stravaganti, persino i pantaloni, e, proprio come un uomo, guida la macchina e fuma i sigari. Ritiene che la religione sia un “abracadabra insegnato ad arte”, impreca e bestemmia quando lo ritiene necessario e sembra aver viaggiato attorno al mondo intero. La donna gli offre cibo e ospitalità e Robert, affascinato dai suoi racconti, decide di sospendere il suo viaggio per fermarsi qualche giorno insieme a lei, dandosi da fare con i lavori di manutenzione della casa.

Così, dal giardino del suo piccolo cottage sulla scogliera, Dulcie mostra a Robert le cose più diverse: gli propone cibi nuovi ed esotici, gli insegna a fare il miele e a preparare infusi di ortiche e, soprattutto, lo inizia alla letteratura e alla poesia. Giorno dopo giorno, lo aiuta a conoscere (e a costruire) la sua vera identità. E anche Robert, mosso da quella curiosità mista a ingenuità tipica della giovinezza, sarà per Dulcie un’opportunità di crescita. Il ritrovamento di un dattiloscritto dimenticato, firmato Romy Landau, risveglierà nella donna un antico dolore, ma la presenza di Robert l’aiuterà finalmente ad affrontare i fantasmi del suo passato.

Sono due le forze principali che muovono la narrazione de All’orizzonte: la prima, quella della natura, che si manifesta nelle minuziose descrizioni della brughiera dello Yorkshire, nei percorsi sotterranei scavati dai tassi che guidano Robert fino al cottage di Dulcie e nell’infrangersi dell’oceano sulla scogliera di cui il ragazzo sente un richiamo lontano; e la forza della letteratura, che riecheggia negli insegnamenti della donna, nei romanzi di Lawrence che Robert divora notte dopo notte, e che, infine, esplode nelle poesie di Romy, unico vero amore di Dulcie, la cui ultima, tragica raccolta dà anche il titolo al romanzo di Myers.

Due forze interconnesse che convergono nella maturazione finale del giovane, che lo accompagnano nel suo passaggio verso l’età adulta: se nella contemplazione della natura Robert riesce infatti per la prima volta a incontrare sé stesso, un sé spogliato della sua pelle di adolescente, libero da qualunque aspettativa esterna e da ogni pregiudizio, è invece nella letteratura, attraverso il potere della parola, che si realizza pienamente, che trova la propria strada e vocazione.

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Il profondo rapporto con la natura si accompagna a continue riflessioni sul dualismo vita/morte, sull’inevitabile scorrere del tempo e su un senso di libertà che si identifica con la ribellione. Per Dulcie, infatti, vivere davvero (e non semplicemente sopravvivere) equivale a un atto sovversivo: significa “buttare nel fosso agende e calendari, rompere gli orologi e fare marameo al tempo”, lasciando che il presente duri per sempre e liberandosi da quelle catene che tengono imprigionata l’umanità.

Numerosi sono anche i riferimenti all’epoca della post-industrializzazione, associati a una sottile critica sociale. Tutti temi già cari all’autore ed esplorati anche in alcuni dei suoi libri precedenti come The Gallows Pole, romanzo storico che gli è valso un Roger Deakin Award e un Walter Scott Prize nel 2018, e Beastings vincitore del Portico Prize for Literature nel 2015, ancora inediti in Italia.

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