Dario Fani torna in libreria con “Ora tocca a me”, il racconto di una storia vera. E su ilLibraio.it riflette: “Dovremmo smettere di pensare che il bullo sia solo una brutta persona da perseguire e punire e cominciare a raccontarci che il bullismo è soprattutto disagio sociale. Il bullo è il sintomo, non la causa, di una malattia di cui siamo tutti corresponsabili…”

C’era un professore che amava nominarmi capoclasse. Mi faceva tirare una linea bianca sulla lavagna e mi diceva di segnare da una parte i cattivi e dall’altra i buoni, in sua assenza. Doveva essere una cosa facile, per me era un compito impossibile. Come si scelgono i buoni dai cattivi? E soprattutto com’è che i buoni diventano cattivi? E poi quand’è che si è così cattivi da dover essere inesorabilmente ascritti sul lato brutto della lavagna?

In verità conoscevo la cattiveria. Sono cresciuto fra il quartiere della Magliana e l’idroscalo di Ostia, pur non avendone una coscienza precisa, ero accerchiato dal male, come tutti i bambini che crescono in zone degradate di periferia. Ho visto amici, che erano buoni, iniziare a fare uso di droghe e cacciarsi in ogni sorta di guai. Molti sono finiti in galera. Il “Gufo” il più grande dei fratelli Perla è stato impiccato. “Palletta” è morto di overdose. Roberto detto “Cappottone” è diventato un assassino. Ho scritto le loro storie nel mio libro Ora tocca a me, raccontandole dall’inizio, dai momenti in cui ancora c’era il tempo per tornare dalla parte buona della lavagna. Eppure, io so che chi ha cominciato a uccidere è lo stesso ragazzo dal cuore d’oro che ci difendeva dalle scorribande dei baraccati a costo di perderci un occhio. Nonostante quello che si trova nei ritagli dei giornali al suo riguardo, non riuscirei comunque a mettere il suo nome sul lato dei cattivi. Non definitivamente.

Cosa ha tradito “Cappottone”? Cosa l’ha trasformato? Perché lui e non io? Come si guarisce? E cos’è che ci guasta? Cosa porta un ragazzo a passare da una parte all’altra della lavagna?

Molte persone sono cresciute stando dalla parte buona. Pensano che la linea sia fissa e invalicabile. Io fin da piccolo ho saputo invece che la linea si può spostare e anche attraversare. Più volte l’ho attraversata. Sono stato cattivo, tanto, che quando ci ripenso me ne vergogno. In maniera profonda. Insomma, le persone buone possono essere sedotte al male. Ma ho visto fare anche il percorso al contrario. C’è qualcosa che attrae da una parte e dall’altra che va oltre la scelta personale.

Allora forse, dovremmo smettere di pensare che il bullo sia solo una brutta persona da perseguire e punire e cominciare a raccontarci che il bullismo è soprattutto disagio sociale. Il bullo è il sintomo, non la causa, di una malattia di cui siamo tutti corresponsabili. Qualcuno potrà obiettare che accusare il sistema è pericoloso. Ma non intendo questo. So bene, che la linea che tracciavo sulla lavagna è prima di tutto presente dentro di noi. Fare il male è una decisione che ognuno prende in primo luogo con sé stesso. Ma è anche vero che io ho avuto una via di fuga che ad altri non è stata concessa.

Insomma, non sottovalutiamo la possibilità  che compiere il male che ci abita dentro, abbia molto a che fare con tutto quello che ci abita fuori. E il migliore antidoto contro il male rimane l’eroismo. Ma l’eroismo, può sembrarvi strano, non riguarda il coraggio, ma credo sia soprattutto una questione di educazione. Non ero un ragazzo coraggioso. Ma ero un ragazzo educato, un Maestro mi ha insegnato fin dalla prima età che si può perdere sulla scacchiera ma non si deve mai rinunciare a cercare la bellezza dentro una partita. E ancora mi ha insegnato che non si può diventare bravi giocatori senza essere piccoli eroi in attesa. Vorrei che si intuisse quanto può essere utile che tutti i ragazzi sappiano di essere dei piccoli “eroi in attesa”, capaci di agire quando la situazione giusta si presenti. Ecco la questione è questa: lo stiamo facendo? Stiamo educando i nostri figli a esser pronti? Stiamo riempiendo le strade delle nostre città di piccoli eroi in attesa?

Ora tocca a me Dario Fani

L’AUTORE E IL LIBRODario Fani vive a Roma, dove lavora come progettista in ambito socio-sanitario, sociologo, esperto in comunicazione e formatore. È consulente della Fondazione Internazionale Fatebenefratelli.

Ti seguirò fuori dall’acqua (pubblicato da Salani nel 2015 e poi proposto in tascabile da TEA) è stato il suo apprezzato libro d’esordio, in cui ha raccontato di una nascita inattesa e dal passaggio da figlio immaginario, sognato per nove mesi, a figlio reale.

dario fani

Dario Fani

Nel nuovo libro, Ora tocca a me, in uscita per Giunti, l’autore riporta una storia vera. La vita di Dado, un adolescente con un talento naturale per gli scacchi, allenato dal Maestro Cataldo che gli regala vere perle di saggezza. Da una vita protetta, tra case lussuose e privilegi naturali, il protagonista si ritroverà però presto dentro un mondo capovolto: in un’altra città, circondato da nuovi amici che parlano e vivono come lui non ha mai neanche immaginato…

Dopo un inspiegabile abbandono della mamma, che lascia lui e il fratello alle cure distratte di un padre emotivamente distante, e l’allontanamento da una Roma opulenta, Dado si trasferirà infatti a Ostia, in un quartiere non facile, dove imparerà a vivere nonostante ciò che gli accade. Un romanzo di formazione che trasporta il lettore con la sua scrittura musicale e la sua cruda verità.

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