Su ilLibraio.it Gianluigi Nuzzi parla del “De Profundis” di Oscar Wilde, libro in cui “arte, sesso, credo e amore s’intrecciano avvolgendomi e dando al cuore quello che tutti cerchiamo: speranza”. Un’opera che a ogni rilettura regala nuove sfumature… – La rubrica #lettureindimenticabili

“Il vizio supremo dell’uomo è la superficialità, ogni esperienza vissuta sino in fondo è giusta”, scrive Oscar Wilde nel suo De Profundis, opera sicuramente minore del grande “inventore” inglese, ma di certo quella che ritengo la più densa, intensa tra quelle da lui scritte.

Non è scavando nel surrealismo, nel futurismo, nelle espressioni della poesia d’inizio Novecento che trovo quiete e dove lanciare la mia ancora ma, di certo, tuffandomi e rituffandomi nello scrivere fluido e sapiente di Wilde. Soprattutto nel De Profundis, manifesto del suo pensiero, dove arte, sesso, credo e amore s’intrecciano avvolgendomi e dando al cuore quello che tutti cerchiamo: speranza.

Wilde fa capire che siamo infinitamente piccoli rispetto ai nostri desideri, infinitamente umili rispetto al creato, miseri e ignavi delle nostre mondanità, facendoci precipitare in una contraddizione eclettica.

Il desiderio corre guardando il mondo dove il nostro agire, però, è segnato dalla lentezza, dal tempo del passo della formica. Un tempo Wilde pensava che se “un bimbo piange in un vicolo di Londra” era la prova che Dio non poteva esistere, perché mai avrebbe permesso anche la minima sofferenza. Ma si sbagliava. Nel De Profundis va oltre e ribalta le certezza. Anzi, proprio quelle lacrime dimostrano il contrario: “amore e dolore si tengono per mano, se non ci fosse l’uno non ci sarebbe l’altro”.

De Profundis attraversa quindi la vita e diventa bussola, mappa per capire se stessi. Per questo è importante. Per questo non ricordo le volte che l’ho riletto, scoprendo sempre profondità mai prima percepite, apprezzandolo come un buon vino che ogni volta che si beve se ne scoprono nuove sfumature. O un buon film, un quadro, qualsiasi cosa che ci dia l’idea del Bello. Non c’è quindi un tempo da associare a questo libro se non la vita stessa, essendone esso specchio capace di renderne visibili la filigrana in una magia che nella rilettura si replica. Con un’ultima avvertenza: l’edizione in italiano migliore come traduzione è sicuramente quella di Feltrinelli che rende il linguaggio, per chi lo ama, una vettura elegante e sobria per affrontare questo nutriente viaggio.

LA RUBRICA – Letture impossibili da dimenticare, rivelatrici, appassionanti. Libri che giocano un ruolo importante nelle nostre vite, letti durante l’adolescenza, o da adulti. Romanzi, saggi, raccolte di poesie, classici, anche testi poco conosciuti, in cui ci si è imbattuti a un certo punto dell’esistenza, magari per caso. Letture che, perché no, ci hanno fatto scoprire un’autrice o un autore, di ieri o di oggi.
Ispirandoci a una rubrica estiva del Guardian, A book that changed me, rifacendosi anche al volume curato da Romano Montroni per Longanesi, I libri ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori, e dopo il successo dell’iniziativa proposta recentemente sui social da ilLibraio.it, #ilLibroPerMe, in occasione della presentazione della ricerca sul rapporto tra lettura e benessere, abbiamo pensato di proporre a scrittori, saggisti, editori, editor, traduttori, librai, bibliotecari, critici letterari, ma anche a personaggi della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte, dell’economia, della scuola, di raccontare un libro a cui sono particolarmente legati. Un’occasione per condividere con altri lettori un momento speciale.

Questa volta è il turno di Gianluigi Nuzzi, autore di uno dei libri più venduti e discussi degli ultimi mesi, Via Crucis.

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