Il punto di vista della giornalista e scrittrice sull’orrore di Charlie Hebdo e sulla situazione sociale e politica in Francia
Florence Noiville, giornalista francese (scrive per Le Monde), ha pubblicato numerosi libri per adulti e ragazzi, tra cui Isaac B. Singer. Una biografia (Longanesi), La donazione (Garzanti), Quella sottile affinità (Garzanti) e Ho studiato economia e me ne pento (Bollati Boringhieri). In India per un ciclo di conferenze, è stata intervistata da The Times of India sulla strage di ieri a Parigi. Riportiamo qui di seguito le sue opinioni, che abbiamo tradotto in italiano.
Qual è lo stato d’animo generale in Francia dopo questo terribile attentato?
“La gente è sconvolta. Dodici persone sono state uccise: questo attentato è un atto di pura barbarie e niente lo può giustificare. A Parigi, e in particolare nel mondo della letteratura e dei media, la gente è distrutta. Cabu, Wolinsky e gli altri non erano solo talentuosi fumettisti all’opera da molti anni, ma facevano parte del nostro ‘panorama intellettuale’ dei nostri ‘strumenti mentali’, se così si può dire. Ci aiutavano a riflettere. Le loro caricature, infatti, non avevano lo scopo di suscitare violenza (ci sono infatti leggi molto rigide in Francia che proibiscono disegni o testi razzisti o antisemiti). Perciò, anche se queste vignette erano provocatorie – e lo erano spesso – erano lì semplicemente per farci pensare o pensare diversamente. O per portare distanza critica. O ironia. O soltanto risate (che gli integralisti odiano). Di conseguenza se alcune persone si sono sentite offese avrebbero potuto contrattaccare con le parole o con le vignette. Ma non coi kalashnikov!”.
Qual è il significato dell’attentato a Charlie Hebdo dal punto di vista della libertà di espressione? Prevede, per esempio, che le pubblicazioni francesi inizieranno ad autocensurarsi dopo questo fatto?
“Deve ricordarsi che Charlie Hebdo è un giornale satirico ormai da alcuni anni in pericolo, specialmente da quando hanno ristampato le caricature del profeta Maometto che erano già state pubblicate in Danimarca,. Perciò, senza ombra di dubbio, Charle Hebdo è stato specificatamente preso di mira per questo motivo. Apparentemente il giorno della sparatoria è stato scelto in modo attento e cinico: era il giorno della riunione di redazione, perciò gli assassini sapevano bene che tutti i ‘pezzi grossi’ sarebbero stati là…
La mia impressione è che Charlie Hebdo fosse in grado di occuparsi di tutte le tematiche, non solo dell’Islam. Ma di fatto molti fedeli musulmani in Francia e nel mondo si sono sentiti offesi dalle loro vignette. Non penso che il ruolo dei media dovrebbe essere quello di ferire o offendere qualcuno: al contrario, dovrebbe portare il pubblico a porsi le giuste domande, le domande che incoraggiano il dialogo, la franchezza, la tolleranza e la giustizia. In quanto scrittore e giornalista sono contro tutti i tipi di censura o autocensura. Spero che i media si atterranno ai valori della Repubblica: tolleranza, uguaglianza, fratellanza, comprensione reciproca. Poichè il clima è alquanto teso al momento, e la loro responsabilità è concreta”.
Qual è la condizione delle minoranze islamiche in Francia? Come se la passano in termini di educazione, occupazione e presenza all’interno della società e dell’opinione pubblica?
“Come in molte altre parti d’Europa vi è purtroppo uno spiacevole clima di islamofobia in Francia al momento. Non è solo l’Islam ad essere preso di mira: qualche giorno fa il sindaco di un paese alla periferia di Parigi (sindaco che fa parte di un partito di destra) si è rifiutato di seppellire un neonato rom nel cimitero locale! Questa ondata di intolleranza colpisce soprattutto i musulmani che, nel contesto di una grave crisi economica, vengono discriminati e tendono a diventare i capri espiatori di ogni paura. Sfortunatamente, alcuni cosiddetti intellettuali hanno buttato benzina sul fuoco, come lo scrittore Michel Houellebecq che ha appena pubblicato un romanzo ambientato nel 2022 in cui si immagina che un partito musulmano abbia vinto le elezioni e detenga ora il potere.. Il risultato è che l’estrema destra si sta rafforzando e, secondo i sondaggi, Marine Le Pen, il leader del Fronte Nazionale, si trova adesso in una posizione che le permetterebbe di affrontare le prossime elezioni presidenziali”.
Ultimamente sono aumentate le tensioni tra le comunità islamiche e la società e l’opinione pubblica francese. Si è sentito di attriti riguardo al burka in quanto simbolo. Potrebbe parlarcene?
“Una delle parole chiave in Francia è ‘laicité’, che significa che la vita pubblica dovrebbe essere separata dalla religione. Mentre ciò potrebbe essere teoricamente positivo, questo concetto va spesso di pari passo con quello di ‘assimilation’, che nella testa delle persone significa: tutti dovrebbero essere uguali (cioè come la maggioranza, i franco-francesi) e le differenze andrebbero eliminate. Ciò è irrilevante: le persone si dimenticano che la Francia, come ogni altro paese del mondo, è stato popolato nel corso dei secoli da moltissimi gruppi etnici differenti provenienti da ogni parte del mondo. Pluralismo e diversità sono un arricchimento, ma una parte dei francesi si rifiuta di vederla così. La situazione è paradossale: la Francia è il paese della Rivoluzione e dei diritti umani, ma ha sempre avuto un problema con le sue minoranze, che siano protestanti, ebrei, rom o – adesso – musulmani”.
E’ a questo punto sempre più probabile una reazione negativa contro I gruppi minoritari?
“Il problema più grande è riuscire ad educare le persone e far loro realizzare che una grandissima maggioranza di musulmani francesi sono moderati, o atei, e dovrebbero essere rispettati e protetti in quanto tale. Di fatto tutti I rappresentanti dell’Islam in Francia hanno espresso il loro disgusto immediatamente dopo l’attentato a Charlie Hebdo e molti musulmani hanno preso parte alla grande manifestazione che ha avuto luogo oggi (mercoledì) in piazza de La Republique. Ma ovviamente la gente tende a confondere Islam e fondamentalismo, e questo tipo di attentato non fa bene alla religione islamica nel suo insieme”.
Come possono gli scrittori, gli autori satirici, i pittori, i pensatori etc., dal momento che la loro libertà di espressione artistica viene attaccata in questo modo, comprendere adeguatamente questa situazione? C’è qualcosa di più qui che accuse reciproche e perdita della fiducia?
“In quanto scrittrice credo nel potere delle parole e dell’arte. Dopo tutto, se i libri e le idee fossero inefficienti, i fondamentalisti non avrebbero emesso una fatwa contro degli scrittori. Non ucciderebbero i giornalisti. Vi è una forte tradizione europea di pensatori (Zola, Voltaire, Joseph Roth..) che hanno combattuto per difendere i valori di libertà e giustizia. Dobbiamo essere alla loro altezza”.