Si discute molto sull’eutanasia concessa a un minorenne belga. Su ilLibraio.it la riflessione della scrittrice e giornalista Nicoletta Sipos: “L’elemento che mi sembra mancare fino a qui è la pietà…”

Ho trovato, scorrendo i giornali, molti pareri sull’eutanasia concessa a un minorenne belga. Il ragazzo, o forse ragazza – le notizie stampa non l’hanno precisato – aveva 17 anni, era malato terminale, soffriva in modo drammatico, sapeva di non avere speranza e ha preso la sua decisione con fermezza. Sul fronte pro vita Paola Binetti si è chiesta, davanti al dramma, “com’è possibile che non abbia vinto l’amore dei genitori sulla morte”. Il cardinale Bagnasco ricorda che “la vita è sacra e dev’essere accolta sempre anche quando questo richiede grande impegno”. Lupi lamenta: “Erode è tornato”. Dall’altra parte si fa notare che la legge è stata rispettata, che certe cose succedono pure in Italia ma con più ipocrisia e che ognuno di noi ha il diritto a una morte dignitosa.

L’elemento che mi sembra mancare fino a qui è la pietà. Pietà per un ragazzo che decide di morire a 17 anni perché vivere gli porta troppa sofferenza e non vede una via d’uscita. Pietà per i genitori che hanno vissuto con lui l’angoscia della prima diagnosi, il dolore di sapere che la fine era comunque certa, la pena infinita di vederlo soffrire chissà per quanto (mesi? Anni?) e di stargli accanto mentre chiudeva gli occhi per sempre.

Quanto strazio è costato questo calvario a tutti i coinvolti? Mi domando come reagirei io se mi trovassi in un vicolo cieco così tremendo: e naturalmente mi auguro e spero di non dover mai affrontare un dilemma del genere. C’è anche una seconda considerazione. La legge sull’eutanasia infantile esiste in Belgio dal 2 marzo 2014, ma per fortuna durante lo scorso anno e mezzo non è mai stata applicata. Non sembra, insomma, che ci sia una corsa all’omicidio. Resta questo caso, dunque, e speriamo che resti isolato. Che nessun ragazzo debba chiedere un rimedio così estremo e che nessun genitore sia chiamato ad assecondarlo per questa strada. Perché la storia del ragazzo si chiude con l’ultimo respiro, ma il tormento dei genitori continuerà per anni, con chissà quanto dolore e il timore di non essere stati all’altezza, di non avere fatto abbastanza. Una condizione che i molti genitori conoscono troppo bene.

L’AUTRICE E IL SUO LIBRO – Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha lavorato per diversi quotidiani (Avvenire, Il Giorno) ed è stata inviata speciale del settimanale Gente prima di diventare, nel 1994, redattore capo di Chi. Ha lasciato la redazione nel giugno 2009, ma continua a collaborare con la rivista curando la rubrica dei libri. La promessa del tramonto, il suo nuovo romanzo, è appena uscito per Garzanti. Qui tutti i suoi articoli per ilLibraio.it

 

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