Non è un’Australia di giovani abbronzati e spiagge assolate quella di Garry Disher, che nel noir “Senza campo” mette in scena un cast di delinquenti, truffatori, assassini e stupratori. In una terra abitata da persone diffidenti, che hanno lottato e perso – L’approfondimento

Tutt’intorno l’erba era secca. A est si vedeva un fazzoletto di campi bruciati. Le tende di tela chiudevano gli occhi delle case vicine alla strada per combattere il caldo. Si respirava aria di morte e degrado.

E’ un’Australia rurale, abitata da persone diffidenti, che hanno lottato e perso: a sud di Melbourne la Mornington Peninsula è la location di Senza campo di Garry Disher (Marcos y Marcos, traduzione di Silvia Mercurio). Si annaspa nella polvere e nel fango: tra fattorie in rovina, roulotte e vecchie case sporche e trascurate. Si sopravvive grazie a furti, a piccolo spaccio, che poi si fa grande, e diventa una morsa; si comincia con una pipetta e si va avanti fino a ridursi magri come spettri, i denti marci, e poi porta ancora oltre, capaci di fare qualunque cosa, perché ci si trova in trappola. Al punto da vendere la propria bimba di sei anni come garanzia agli spacciatori.

Senza campo GARRY DISHER

La metanfetamina è un’epidemia, cristalli di meth che diventano oro che scotta nei laboratori improvvisati in cucina, nelle mani dei trafficanti, e di ragazzi insospettabili: studenti che fanno da corrieri, pensando di poter smettere, e non possono mai.

Non è un’Australia di giovani abbronzati e spiagge assolate quella di Disher, che in Senza campo mette in scena un cast di delinquenti, truffatori, assassini e stupratori: il risultato è un noir che mette pressione, che accelera continuamente, che passa da un personaggio all’altro, e disegna una mappa di disagio e di criminalità. Lontano dai grandi centri urbani, nelle cittadine descritte, le più importanti attività sono rappresentate dalla centrale di polizia e da un McDonald’s.

Un quadro realistico e sgradevole nel suo insieme, un vortice di povertà e pericolo nel quale perdersi, e dove la vita di un essere umano ha poco valore.

La stanza era un forno chiuso e soffocante in mezzo alla centrale di polizia e aveva sempre e solo accolto bugie e disperazione.

Ci sono tre percorsi di indagine che corrono paralleli, intersecandosi in continuazione. C’è il protagonista Hal Challis che è ispettore del nucleo investigativo della regione di Western Port. È scoppiato un incendio, l’erba ha preso fuoco facilmente, e sono stati trovati due morti carbonizzati in una macchina, insieme a un fucile. E troppi sono i legami da ricostruire per trovare un nesso con quelle rimesse piene di merce rubata.

Accanto a Challis, non solo nel lavoro, c’è Ellen Destry: un compito arduo il suo, nella sezione che si occupa di reati sessuali, con uno stupratore seriale senza volto, senza tracce, una violenza dietro l’altra, tutte uguali, vittime lasciate con un trauma non cancellabile.

Infine c’è il sergente dell’unità antidroga, Serena Coolidge, “Serena Scollatura”, provocante e aggressiva, incurante delle critiche, impaziente nelle indagini, combattiva e competitiva.

Tre detective completamente diversi, con le loro storie a fare da sfondo a una quotidianità faticosa, ansiogena e cupa, costretta a sacrificare le piccole cose della vita, e resa ancor più problematica dalla burocrazia.

Le frustrazioni degli uomini e delle donne della polizia sono un tema importante in Senza campo, e sono trattate senza pudori e con qualche nota ironica che allenta la presa e concede fiato a chi legge.

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È un mondo di gente ordinaria quello che Disher mette in scena, sia tra i buoni sia tra i cattivi, un mondo di solitudini e di vite che si sentono inutili, e vanno avanti in un senso di totale precarietà e sfiducia nel prossimo e nel domani. Un insieme di caratteri ognuno con la sua identità, con la sua storia, narrazioni minori che affiorano sulla vicenda principale e vengono assorbite dall’incedere del racconto: il risultato è un noir collettivo e complesso di grande umanità.

 “Qui non c’è campo, basta una foglia che cade per far saltare la corrente, e quando non si patisce la siccità, si annaspa nel fango”.

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