“La salvezza del mondo è nella natura selvaggia”, scriveva nell’800 il poeta e saggista Henry David Thoreau. Cosa penserebbe oggi del rapporto tra uomo moderno e mondo selvaggio? È da questa domanda che Giuseppe Festa parte per interrogarsi sul tema orsi, estremamente attuale in seguito al tragico episodio che ha coinvolto un ragazzo e un’orsa nei boschi del Trentino. L’autore de “L’estate dell’Orsa Maggiore” riflette sulla narrazione politica e animalista in seguito all’accaduto, sulla percezione del pericolo da parte dell’opinione pubblica e sul rapporto tra uomo e orso, in particolar modo ciò che ognuno ha da imparare da questi animali che da secoli, nonostante noi, lottano per vivere liberi nei boschi

La salvezza del mondo è nella natura selvaggia.

Così scriveva nell’800 il poeta e saggista Henry David Thoreau, in un’epoca in cui la natura ancora dominava il Pianeta. Cosa penserebbe oggi Thoreau del rapporto tra uomo moderno e mondo selvaggio?

Un tema quanto mai attuale in questi giorni, dopo il tragico episodio in cui un ragazzo è stato ucciso da un’orsa nei boschi del Trentino. È il primo episodio dall’inizio del progetto Life Ursus, nato ventiquattro anni fa per riportare l’orso bruno sulle Alpi dopo la sua quasi estinzione, e il quarto incidente fatale in Europa negli ultimi centocinquant’anni. Eppure, a guardare i social media, sembra che tutti gli orsi siano improvvisamente diventati feroci assassini e che passeggiare in un bosco trentino sia da aspiranti suicidi.

La prima riflessione, dunque, andrebbe fatta sulla percezione del pericolo. Ogni giorno della nostra vita, sia in città sia in montagna, accettiamo rischi enormemente più grandi che venire aggrediti da un orso.

La seconda riflessione dovrebbe essere su come vogliamo considerare la natura selvaggia. Un giardino di casa dove i pericoli sono pari a zero e tutto è sotto il nostro controllo, oppure un luogo in cui la natura può essere se stessa e seguire leggi diverse da quelle dell’Uomo? L’opinione pubblica si polarizza. O bianco o nero. Semplifica, vuole risolvere problemi complicati con soluzioni semplici. In fondo, abbiamo fatto la stessa cosa con il nostro pianeta: ecosistemi complessi la cui biodiversità è stata ridotta ai minimi termini, con i risultati che ben conosciamo. Non è questa la via.

La politica sostiene che ben settanta orsi vadano eliminati dal Trentino, gli animalisti chiedono che non venga torto un pelo nemmeno a un esemplare. Se la prima richiesta è del tutto spropositata, la seconda mi pare miope. Chi mi conosce sa benissimo quanto io ami gli animali e in particolare gli orsi, eppure da naturalista credo che non debba essere considerato un tabù assoluto intervenire nel caso di un animale che, per qualche motivo, abbia deviato dal suo comportamento naturale e sia diventato chiaramente aggressivo nei confronti dell’uomo.

Ma è davvero questo il caso di JJ4? O è solo una mamma che ha difeso i suoi cuccioli durante un incontro sfortunato e improvviso con l’uomo? Qualsiasi decisione dovrebbe seguire la testa e non la pancia, le evidenze scientifiche e non l’emotività del momento o, peggio ancora, fini politici.

Ora l’orsa JJ4 è stata catturata e rinchiusa nell’area di Casteller, ciononostante il presidente della provincia autonoma di Trento si è affrettato a dichiarare che, se il TAR glielo permetterà, darà l’ordine di abbatterla. Ecco, questo sì che è davvero inaccettabile: una prova muscolare e propagandistica sulla pelle di un animale ridotto in un recinto, non più in grado di nuocere.

In molti, in questi giorni, invocano l’esperienza abruzzese come esempio di convivenza fra uomo e orso. Si dice che sia facilitata da una maggiore mansuetudine dell’orso marsicano, ma è altrettanto vero che l’accettazione pacifica di questo predatore ha profonde radici culturali oltre che etologiche.

Una guardiaparco mi raccontò che da bambina, quando suo nonno boscaiolo tornava dal lavoro, le portava sempre un piccolo oggetto naturale: un rametto dalla forma bizzarra, un sasso colorato, una manciata di mirtilli. «Questo è il regalo di Tata Urz», le diceva. Il regalo di Nonno Orso. Era una consuetudine assai diffusa, in moltissime famiglie. L’orso come presenza misteriosa e positiva. Generazioni di abruzzesi sono cresciuti vedendo l’orso per quello che è: non un adorabile peluche, né un feroce killer, bensì un animale elusivo, potente, magico. Da rispettare.

Invece di fare la guerra agli orsi, perché non farsi ispirare da loro? Un anziano amico, ancora una volta un guardiaparco, mi disse che gli orsi sanno essere molto silenziosi quando si muovono nel bosco. Così massicci eppure leggeri. Prendiamo esempio da loro: camminiamo su questa Terra con passo lieve. E se Thoreau aveva ragione nel dire che la salvezza del mondo è nella natura selvaggia, cerchiamo di difenderla con la stessa ostinazione con cui gli orsi lottano da secoli per vivere liberi nei boschi. Nonostante noi.

Giuseppe Festa L'estate dell'orsa maggiore

L’AUTORE E IL LIBROGiuseppe Festa, classe ’72, è laureato in Scienze Naturali e si occupa di educazione ambientale. È protagonista e sceneggiatore del film documentario Oltre la Frontiera e autore di reportage sulla natura trasmessi dalla Rai.

Festa ha pubblicato diversi libri, per adulti e per ragazzi, tra i quali I figli del bosco (Garzanti), Il passaggio dell’orso (Salani), La luna è dei lupi (Salani) e Una trappola d’aria (Longanesi), tradotti anche all’estero. Ha vinto il Premio Rodari 2021, il Premio Bancarellino 2022 e il prestigioso Premio Kadaitosho in Giappone. Ha inoltre scritto articoli e racconti per National Geographic, il Corriere della Sera e la Repubblica.

Il suo ultimo libro, L’estate dell’Orsa Maggiore (Garzanti), tratta la storia vera di una cucciola d’orso in difficoltà. Orfana e affamata, viene recuperata dallo staff del Parco Nazionale d’Abruzzo. Morena – questo è il nome che viene dato all’orsetta – ha quattro mesi, pesa appena tre chili e non è ancora svezzata: in queste condizioni, il suo destino sembra essere quello di una vita in cattività. Forse, però, non tutto è perduto, e per restituire alla piccola orsa la possibilità di tornare a correre libera tra i boschi, la biologa Roberta e i suoi colleghi del Parco decidono di tentare una via mai sperimentata prima…

Giuseppe Festa ripercorre la storia di Morena attraverso i ricordi e le testimonianze di chi, occupandosi di lei, ha salvato in fondo anche sé stesso, imparando a guardare il mondo con rinnovato stupore. Ma ecco che, proprio mentre vediamo avvicinarsi per Morena il momento di tornare alla vita selvaggia, si presenta una nuova sfida: un altro cucciolo è in pericolo, e bisogna aiutarlo prima che sia troppo tardi.

In un viaggio tra passato e presente l’autore rivela la vera essenza dell’orso marsicano: una creatura intelligente e maestosa, drammaticamente a rischio d’estinzione, che riassume la straordinaria ricchezza del patrimonio naturalistico italiano e l’urgenza di prendercene cura.

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