La storia di Chris McCandless è una grande avventura alla ricerca della purezza, nelle terre estreme dell’America del Nord. A raccontarla nel libro omonimo (restituendo onore all’impresa) è Jon Krakauer. Il risultato è un testo-documentario che mette insieme interviste, racconti, documenti, fino a “Into the wild – Nelle terre selvagge”, il film cult diretto da Sean Penn…

La storia di Chris McCandless è una grande avventura alla ricerca della purezza, nelle terre estreme dell’America del Nord.

Nell’aprile del 1992 Chris lascia tutto e, sommariamente equipaggiato, si incammina per perdersi nel nulla, in Alaska, nei pressi del Monte McKinley, senza più niente, nemmeno il suo nome. Diventa Alex Supertramp e cerca la verità, un ordine, un significato, si lascia alle spalle la superficialità del mondo, l’ipocrisia delle false sicurezze, il conformismo della famiglia, e trova la bellezza in un incontro spirituale con la semplicità ancestrale della natura.

Il suo cadavere viene ritrovato da un cacciatore pochi mesi più tardi: Chris è morto.

Nelle terre estreme di Jon Krakauer

Quattro anni dopo Jon Krakauer, saggista, giornalista e esperto alpinista, si immerge nella vita di Chris, per documentarne il viaggio nelle terre selvagge, per comprenderne l’ossessione, e per decifrarne l’immaginario. Partito da un reportage per la rivista Outside, Krakauer decide di dare forma al senso dell’estremo ricercato da Chris, con l’obiettivo anche di restituire alla sua storia un occhio analitico e obiettivo. Nei mesi immediatamente successivi al ritrovamento di Chris, infatti, sono state molteplici le voci e i commenti sulla sua vicenda. Chris un incosciente, l’ennesimo sognatore, idealista e incompetente, Chris il coraggioso, il nobile, l’animo superiore e incorrotto.

Krakauer non nasconde di aver maturato un vero tormento per le motivazioni che hanno spinto un ragazzo, piccolo ma robusto, determinato e talentuoso, ad abbandonare ogni cosa, a bruciare i suoi risparmi, a intraprendere un viaggio attraverso l’America, su treni merci, in canoa, facendo l’autostop, lavorando dove capitava.

Nelle terre estreme di Jon Krakauer (Corbaccio, traduzione di Laura Ferrari e Sabrina Zung) è una ricerca umana, che percorre con accuratezza giornalistica tutte le tappe di Chris, analizza i percorsi, cerca parallelismi in storie simili.

Quella dell’autore, innanzitutto: lui stesso aveva affrontato la scalata del Devil Thumb, e riconosce la seduzione della natura e l’incoscienza del suo incontro. Gene Rosellini, John Waterman, Carl McCunn, Everett Ruess sono altri protagonisti, personaggi “estremi”, appassionati, che hanno voluto trovarsi faccia a faccia con gli elementi.

“Per non essere mai più avvelenato dalla civiltà, egli fugge, e solo cammina per smarrirsi nelle terre estreme. Alexander Supertramp”

Krakauer ci fornisce dettagli, ci racconta episodi che restituiscono l’immagine di un giovane affascinante, coltissimo, che si nutre di Tolstoj, London e Thoreau, che lascia un segno nelle persone che incontra, e con attenzione quasi pedante studia la documentazione sugli ultimi giorni di Chris, le informazioni botaniche che può avere male interpretato, e che lo hanno condannato.

L’autore spinge per restituire onore all’impresa di Chris McCandless e alla sua memoria: forse impreparato, carico di audacia giovanile, Chris ha obbedito a leggi superiori, si è messo alla prova, si è avventurato in un territorio pericoloso, vivendolo pienamente, e insieme ha esplorato il paesaggio della propria anima, non ha avuto paura di trovarsi da solo con se stesso e con le proprie oscurità.

McCandless non era un irresponsabile scansafatiche, confuso e alla deriva, tormentato dalla disperazione esistenziale. Al contrario, la sua esistenza brulicava di significati e propositi. Ma il significato che il ragazzo attribuiva alla vita andava oltre un tracciato di comodo: McCandless diffidava del valore dei traguardi facili, e pretendeva molto da sé, molto di più, in conclusione, di quanto non fosse in grado di dare”

Nelle terre estreme è un libro-documentario che mette insieme i pezzi, interviste, racconti, documenti, nasce con uno spirito giornalistico che declina con l’empatia e la comprensione, per un risultato che è un reportage completo ma commovente.

Ha dovuto aspettare dieci anni il regista Sean Penn per poter ottenere i diritti della storia. Il suo Into the wild – Nelle terre selvagge è una libera trasposizione del libro di Krakauer, ed è una ballata laica, un inno all’innocenza umana e alla bellezza potente della natura.

Non amo di meno gli uomini, ma di più la Natura…” Sean Penn apre con una citazione di Lord Byron, con campi lunghi, immagini che danno forma all’incanto selvaggio di Pasternak.

Dio ha messo la felicità dappertutto, dice Alex Supertramp, e Sean Penn lo racconta con una narrazione partecipe che mette al centro l’uomo Chris, e con lui noi, piccolissimi di fronte all’immensità.

Emile Hirsch ha gli occhi sbalorditi di chi è sopraffatto da troppa vita, le lacrime dell’onestà, la risata sincera del ragazzo smanioso, la sua Alaska nel cuore.

Datemi la verità”, grida Thoreau dalle pagine di Walden e il Chris di Sean Penn ha la stessa forza determinata e innamorata, quando salta sui treni, quando si tuffa, quando omaggia la super-mela che divora, riconoscente e appagato. Il suo Magic bus, Fairbank 142, è il suo avamposto, da cui guarda la sua libertà, lotta con la sua solitudine, si fonde con i paesaggi mozzafiato della sua avventura.

“Sono rinato. Questa è la mia alba. La vita reale è appena cominciata”

Le musiche di Eddie Vedder sono la colonna sonora, fondamentale, di un viaggio emozionante attraverso l’America, dove si contrappone la bellezza forte e disarmante della natura con la claustrofobia degli ambienti urbani, dove l’attenzione si sposta ai margini, agli ultimi: sono questi contrasti il momento più politico di Into the Wild, dove il regista interpreta l’alienazione contemporanea.

Con la sua sensibilità, Sean Penn riesce anche a far affiorare l’umanità dei familiari di Chris, con la voce narrante della sorella, con il dolore che emerge spezzando la durezza del padre – un William Hurt d’acciaio – e regalando commozione anche al loro viaggio, di attesa e domande.

Into the wild scandisce il racconto in tappe, momenti di crescita di una formazione umana che diventano capitoli: nascita, adolescenza, età adulta, famiglia, conquista della saggezza, che è il momento di totale incontro con la verità, un incontro spirituale anche per la visione pagana, simbolica e inquieta di Penn.

Il suo è un road movie lirico e poetico, con al centro la forza iconografica del selvaggio, violento e emozionante.

Un vagabondo padrone del proprio destino, un uomo in pace, libero: Jon Krakauer con la sua esperienza di giornalista e con l’ossessione dell’avventura, Sean Penn con il suo idealismo radicale e la sua poesia della scoperta, sono due voci estremamente diverse, ma ugualmente potenti ed efficaci per raccontare la ribellione e il candore giovanile di Chris McCandless e il suo estremo, fatale, amore per la vita.

“Ciò che conta sono le esperienze, i ricordi, l’immensa gioia di vivere a fondo, che dischiude il significato vero dell’esistenza. Dio, quanto è meraviglioso essere vivi! Grazie. Grazie”

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