“La madre di Eva”, romanzo d’esordio di Silvia Ferreri, racconta la storia di una genitrice che decide di mettere da parte se stessa per il bene della figlia 18enne, che sta per cambiare sesso

“Le madri sbagliano sempre. Io evidentemente di più”, parola della madre di Eva, la voce che accompagna il lettore alla scoperta del suo viaggio attraverso la maternità. E l’accettazione dell’identità di sua figlia, a cui ha dato lo stesso nome della prima donna. Una figlia che però avrebbe sempre desiderato essere un figlio e che a diciotto anni si sottopone a un intervento di riassegnazione del sesso, per acquisire l’identità tanto agognata, quella di uomo.

Questa è la storia che Silvia Ferreri, giornalista al suo esordio letterario, racconta ne La madre di Eva (Neo). Un viaggio che dura diciotto anni, dalla nascita di Eva a quella di Alessandro, la persona che la ragazza ha sempre desiderato diventare. Ma più che di Eva, la storia è quella di sua madre, docente universitaria, che scopre la maternità, la vive cercando di fare del suo meglio, ma si ritrova a mettere in dubbio ogni sua decisione.

Il romanzo si apre nella clinica serba in cui il corpo di Eva verrà “smembrato” per dare spazio a quello di Alessandro, per poi accompagnare il lettore alla scoperta di una famiglia e delle sue reazioni davanti a una figlia che si sente uomo. Un po’ come succede di Transparent, la serie tv prodotta da Amazon e creata da Jill Soloway, in cui il professore universitario Mortimer decide di diventare Maura, portando scompiglio tra i figli. Perché l’identità è sì una questione personale, ma è anche qualcosa che interessa tutti quelli che ci stanno attorno.

Un percorso, quello che Eva si trova ad affrontare durante gli anni dell’infanzia, quando scopre di sentirsi un maschio, che ricorda quello narrato in Darling Days (Il Saggiatore, traduzione di S. V. Barberis) dal fotografo e attivista iO Tillet Wright, nato donna, ma che si identifica con il genere maschile da quando è bambino.

Nel romanzo di Ferreri, però, tutta la narrazione viene svelata dalla madre, piena di paure perché l’esperienza di Eva è qualcosa a lei completamente sconosciuto. Dopo l’iniziale paura, e il conseguente rifiuto di accettare la realtà, la donna ascolta il suo istinto materno, quello di proteggere la prole, e segue la figlia nel processo di transizione. Nonostante questo significhi vedere la distruzione del corpo che è cresciuto dentro di lei per nove mesi e di cui si è presa cura per gli anni a venire. Nonostante voglia dire smettere di farsi domande, perché vedere tutto quello in cui si è creduto andare a pezzi fa male.

La madre di Eva si fa archetipo della maternità e decide, dopo un lungo e travagliato percorso, di mettere da parte se stessa per il bene della figlia.

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