“‘La verità su tutto’ nasce dal desiderio di raccontare, in un romanzo, la storia di una ricerca spirituale, e non una qualunque: una capace di giungere all’illuminazione”. Su ilLibraio.it Vanni Santoni racconta la genesi del suo nuovo libro, e parla dei modelli letterari (tra cui le “Confessioni” di Sant’Agostino): “Ogni riflessione sul male che voglia dirsi seria conduce però in altri e anche più enigmatici territori: il problema del bene, anzitutto, e quindi della salvezza e della redenzione…”

La verità su tutto nasce dal desiderio di raccontare, in un romanzo, la storia di una ricerca spirituale, e non una qualunque: una capace di giungere all’illuminazione. Non volevo, inoltre, scrivere una storia ambientata in qualche passato mitologico, per quanto il Siddhartha di Hesse sia ovviamente un punto di riferimento per chi scriva, oggi, storie di questo tipo. Mi interessava molto di più capire come poteva organizzarsi un percorso di vera e profonda ricerca spirituale nel mondo contemporaneo. Qui e ora.

In questo senso, forse, il vero “nume” del mio romanzo, il punto di riferimento ideale, il totem a cui guardavo ogni volta che avevo un dubbio, è La montagna incantata (magica nella nuova e più fedele traduzione) di Thomas Mann, dato che per certi versi il sanatorio del dottor Jessen è un “purgatorio”, e il romanzo, tra le tante possibili interpretazioni, può essere visto anche come la storia di una purificazione spirituale, essendo del resto una sorta di “preparazione alla morte”.

Vanni Santoni la verità su tutto

Il mio punto di partenza per La verità su tutto, sia concettuale che narrativo, è stato però il cosiddetto “problema del male”, poiché credo che, a prescindere dal contesto storico in cui ci si trovi (e quale che sia il nostro grado di laicità), quando si incontra il male – che sia un male fatto, un male subito, o anche solo il “male naturale” che vive chiunque quando perde, ad esempio, una persona cara –, la riflessione si sposta sempre sul piano metafisico: è infatti impossibile riflettere sul male senza che entri in campo il parallelo, e non meno misterioso, “problema del bene”, il quale subito fa comparire dietro l’angolo altre questioni sfuggenti ma cruciali: la salvezza, l’espiazione, la grazia, l’illuminazione, il nirvana… In poche parole, gli obiettivi più alti che qualcuno possa darsi nella vita: quelli dello spirito.

Se esistono importanti modelli letterari per le storie di realizzazione spirituale – penso ad esempio al succitato Siddhartha di Hesse, agli Occhi dell’eterno fratello di Zweig o alla Vita di Milarepa di Tsangnyön Heruka, senza dimenticare la Storia di un pellegrino russo o ancora quel sottilissimo testo metafisico mascherato da doppia novella realista che è Franny e Zooey di J.D. Salinger –, tutte opere di cui ho tenuto conto e che sono in alcuni casi citate nel testo, il primo grande libro a ispirare La verità su tutto rispetto al suo tema portante, è stato senz’altro le Confessioni di Sant’Agostino.

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Già dalla prima lettura mi colpì l’attenzione, quasi ossessiva, persino “tenera”, che Agostino dava a venialissimi peccati di gioventù: il furto di alcuni frutti da ragazzino, l’aver avuto delle amanti quando era studente a Cartagine… In realtà, più che lo zelo del santo, era interessante notare come Agostino suggerisse che nessuno può essere mai veramente esente dal fare il male. A meno di abbandonarsi a una piena inazione, semplicemente muovendosi nel mondo e interagendo con gli altri, prima o poi si rischierà di fare del male a qualcuno, e quel male, che sia grande o piccolo, volontario o involontario, sarà irredimibile. Si potrà cercare di compensare facendo, in futuro, del bene, ci si potrà scusare, o pentire, o redimere, ma in fondo quel male rimarrà come una macchia nella nostra “linea temporale”.

Il percorso di ricerca spirituale di Cleopatra Mancini, la protagonista della Verità su tutto, comincia proprio da una simile presa di coscienza. Nel suo caso è un video visto per caso, uno squallido porno amatoriale in cui è certa di riconoscere una persona da lei tradita e abbandonata in passato (da cui la domanda, un po’ egoistica: è in una simile situazione a causa mia? A causa del male che ho fatto?) a dare origine a una serie di riflessioni “agostiniane”: scavando nel proprio passato, Cleo non ha troppe difficoltà a trovare altri momenti in cui ha fatto il male: un’episodio di bullismo da bambina, uno scherzo finito male da adolescente, un concorso truccato all’università… Tutte cose lontane nel tempo, e per certi versi veniali rispetto ai “grandi mali del mondo”, ma comunque presenti e, forse, troppo facilmente archiviate.

Ogni riflessione sul male che voglia dirsi seria conduce però in altri e anche più enigmatici territori: il problema del bene, anzitutto, e quindi della salvezza e della redenzione. Si entra in campi complessi, come complesse sono le parole a definirli: amartiologia (lo studio del peccato), soteriologia (la dottrina della salvezza), e questo senza neanche arrivare alle filosofie orientali e alla dottrina della liberazione e del samadhi.

È così che la protagonista della Verità su tutto comincia una grande ricerca spirituale, non solo teorica ma anche e soprattutto pratica. Alla ricerca di risposte inevitabilmente sfuggenti, conoscerà le più disparate comunità religiose e arriverà a diventare un’eremita lei stessa, facendo i conti con un problema nuovo e inatteso: lo stigma sociale che, in una società ormai del tutto secolarizzata, si può incontrare se si decide di dedicarsi anima e corpo al misticismo. Lasciare coppia, lavoro, casa, amici, per diventare un’eremita, nell’Italia del 2022? La maggior parte delle persone reagirà allo stesso modo: dandoti per impazzito, o quantomeno ipotizzando uno stato di grave crisi personale.

Cleo dimostrerà che non è così, portando avanti con il massimo fervore la propria ricerca, tra viaggi a Oriente e incontri con i più bizzarri personaggi, ma incontrerà anche nuove problematiche. Ad esempio, il nodo tra salvezza individuale e salvezza collettiva: anche ammettendo di trovare una “via” per liberarsi dal male, l’illuminazione del singolo non rischia di essere un obiettivo egoistico, finché nel mondo ci sono ancora la sofferenza e l’ingiustizia? Interrogarsi sul male è allora una questione anche politica?

A ogni risposta che Cleopatra Mancini troverà in giro per il mondo, corrisponderanno nuove domande (e molte avventure romanzesche), finché, dopo l’incontro con una Kumari, una ragazza cresciuta e educata fin da bambina per essere una dea sulla terra, non si troverà a tentare la soluzione ultima: ideare la propria dottrina e fondare la propria comunità; offrire lei stessa la propria verità, diventare la verità e la via. Santa o ciarlatana? Questo lo potranno dire solo i posteri (e non spoilereremo qua il destino della sua “Fondazione Shakti”), ma di certo il ritrovarsi a capo di una grande congregazione spirituale la porterà di fronte a un problema nuovo e ulteriore: è possibile esercitare un potere senza fare il male?

L’AUTORE E IL LIBROVanni Santoni (qui i suoi articoli per ilLibraio.it) è autore di numerosi libri e romanzi, tra cui Gli interessi in comune (Feltrinelli), Se fossi fuoco, arderei Firenze (Laterza), Muro di casse (Laterza) e La stanza profonda (Laterza, in dozzina al Premio Strega).

Ne La verità su tutto (Mondadori), l’autore toscano racconta la storia di Cleopatra Mancini, una giovane donna che incappa per caso in un porno amatoriale che vede protagonista la sua ex fidanzata. Cosa le è successo? Come è finita a recitare in un porno di bassa lega, e per giunta con quell’aria così succube e persa? È colpa di Cleo? È per via del male che le ha fatto? Il senso di colpa è la miccia che fa divampare quella che comincia come una semplice crisi di mezz’età, ma che presto si trasforma in un’indagine, via via sempre più urgente ed estrema, sul male commesso in passato, alla ricerca di una redenzione.

 

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