Nella sua semplicità oggettuale, un libro può avere infinite forme di comunicazione, a volte anche attraverso il suo stesso design. Un viaggio attraverso le sorprendenti opere di Bruno Munari, Hervé Tullet, Keri Smith e di molti altri, in cui si racconta di testi che puntano al lato creativo e interattivo di chi li sfoglia, proponendosi anche, nel caso dei più piccoli, come ideali strumenti d’allenamento per familiarizzare con la lettura…

Un libro può contenere un mondo: un mondo narrativo che può essere sfogliato, divorato o sorseggiato come un buon vino. E poi ci sono casi in cui quel mondo coincide proprio con il libro stesso: libri che, esplicitamente, si presentano come oggetti, spingendo al dialogo diretto con i propri lettori. Sono oggetti sorprendenti che puntano al lato creativo e interattivo di chi li sfoglia, proponendosi anche, nel caso dei più piccoli, come ideali strumenti d’allenamento per familiarizzare con la lettura.

Basti pensare ad alcune delle più coraggiose pubblicazioni di Bruno Munari o Hervé Tullet. Se c’è una cosa che accomuna il geniale artista e designer milanese all’autore francese è la ricerca di una creatività senza freni né regole, che coinvolge tutti i sensi e che include anche il libro come oggetto dalle infinite possibilità. Un’educazione alla libertà della fantasia che trova sfogo nei loro laboratori per bambini, illustrati in I laboratori tattili (Corraini), per quanto riguarda Munari, e La fabbrica dei Colori (L’Ippocampo) nel caso di Tullet.

I Laboratori Tattili

La filosofia dei laboratori di Munari è insegnare ai bambini a osservare un’opera, prima che a coglierne morale o messaggi. Questo si espande anche nel campo editoriale, con gli iconici Libri illeggibili, piccoli volumi che, fedeli al titolo, non hanno contenuto ma che hanno lo stesso qualcosa da trasmettere. Sono libri che comunicano attraverso il proprio corpo: le parole che lo compongono sono le pagine, la forma e il design.

La fabbrica dei colori

Anche in molti lavori editoriali di Hervé Tullet è l’oggetto libro a essere contenuto dello stesso, spingendo i piccoli lettori a renderlo vivo. Che questo accada scombinandolo in modi potenzialmente infiniti (come in Giochi d’arte, L’ippocampo) o riempiendo le pagine bucate con le dita (I suoi divertenti Finger Books o Il libro con il buco, Franco Cosimo Panini), non importa: non esiste un modo corretto per fruirne.

Libro Illeggibile

Andrebbe citato anche il bellissimo Un libro (ancora Franco Cosimo Panini), dove il libro, letteralmente, si trasforma nelle mani del lettore attraverso un’idea semplice e geniale (sono le pagine a dirgli come muoversi nella lettura), sprigionando una forza interattiva sorprendente.

Sulla scia di Munari e Tullet si muove anche Keri Smith, autrice del famoso Distruggi questo diario, che in Come diventare esploratore del mondo (entrambi Corraini) spinge il lettore a trasformare il suo libro in un museo d’arte tascabile, con l’idea che non sia necessario andare chissà dove per viaggiare; a volte si può anche non uscire di casa.

Come diventare esploratore del mondo

Ma i casi in cui il libro si esplicita in quanto tale non finiscono qui: si possono citare anche i deliziosi “libri viventi” dell’accoppiata Cédric Ramadier e Vincent Bourgeau (Il libro innamorato, Il libro arrabbiato, Il libro che dorme, tutti editi da L’ippocampo), dove il fruitore diventa ingranaggio stesso della narrazione, interagendo con il libro, calmandolo nel caso sia arrabbiato e coccolandolo nel caso sia innamorato di chi lo sfoglia.

Da ultimo, vale la pena nominare anche dei casi analoghi nella letteratura per adulti: Scia di David Pelham (Franco Cosimo Panini), ad esempio, è un sorprendente pop-up dove le complesse geometrie che si ergono sfogliandolo sono l’incarnazione, in carta, di una poesia. Ma ricordiamo anche Tree of Codes (Visual Editions), il coraggioso esperimento di Jonathan Safran Foer, in cui un racconto di Bruno Schulz diventa una vera e propria tela letteraria dal quale l’autore taglia piccole parti di testo, ricordando, quasi, le “attese” di Lucio Fontana.

Tree of Codes

Non tutti i libri, dunque, si leggono allo stesso modo e, anche quando non appartengono a letteratura o saggistica, possono raccontare tanto. Libri che ci fanno riflettere sui libri stessi, che ci costringono anche ad andare al di là della carta stampata. Nella sua semplicità oggettuale, un volume può avere infinite forme di comunicazione, a volte anche attraverso il suo stesso design. E che bello sarebbe, nel caso di bambini particolarmente astiosi verso la lettura, avvicinarli al mondo del libro sorprendendoli proprio con esso, mostrando loro che ci sono mondi al suo interno… e al suo esterno.

 

 

 

 

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