“La protagonista femminile forte è ormai una realtà così consolidata che la diamo per scontata, tanto che abbiamo dimenticato com’era prima: il fantastico una roba da uomini, popolata principalmente da personaggi maschili”. Su ilLibraio.it il punto di vista della scrittrice Licia Troisi, tra letteratura e attualità

Era il 2002. Stavo finendo di scrivere il mio primo libro, che all’epoca si intitolava La Bianca Torre, e avevo da poco scoperto la meraviglia dei forum online, sui quali discutere delle mie passioni: libri, fumetti e cartoni animati. Ma ci voleva un avatar, e io volevo una guerriera, proprio come quella che stavo raccontando. Così mi misi a cercare qualche bella immagine di donna combattente online. E non trovai nulla. La rete era piena di maschi guerrieri, a petto nudo o completamente coperti da scintillanti armature, mentre le donne, per lo più, stavano avvinghiate, mezze nude, ai loro virili polpacci. Se combattevano, lo facevano con addosso due straccetti.

Pochi anni dopo, intorno al 2006-2007, la situazione non era molto diversa. All’epoca Cronache del Mondo Emerso era già un successo, ed ero alle prese con la seconda trilogia. Ma fu la prima che provammo a proporre al cinema per una trasposizione sul grande schermo. Un produttore rispose: non credo che possa interessare un film con una protagonista femminile.

La protagonista femminile forte è ormai una realtà così consolidata che la diamo per scontata, tanto che abbiamo dimenticato com’era prima: il fantastico è una roba da uomini, popolata principalmente da personaggi maschili. Donne scarsamente pervenute. Ma è stato così, e lo è stato per molti anni. Poi, qualcosa è cambiato. Mi piacerebbe credere che anche Nihal abbia contribuito, ma la verità è che siamo la periferia del mondo, e i nostri prodotti culturali faticano a superare le barriere patrie. È piuttosto negli Stati Uniti, e nel mondo anglofono più in generale, che si è giocata la partita. Ed è cominciata probabilmente con Stephanie Meyer.
Bella di Twilight è ancora una damsel in distress, e ha molte delle caratteristiche stereotipate che si attribuiscono in genere ai personaggi femminili di fiction: è combattuta tra due ragazzi, è indecisa, spesso deve essere salvata. Ma è stato il primo fenomeno letterario young adult in cui al centro dell’intreccio ci fosse una ragazza. E alle ragazze era anche evidentemente indirizzato in prima battuta il libro, anche se il pubblico si è poi allargato a dismisura.

Il secondo tentativo, più significativo, è venuto con Hunger Games. Stavolta, c’è un totale capovolgimento dello stereotipo: non solo Katniss, la protagonista, è una donna forte e indipendente, anche sul piano meramente fisico, ma il coprotagonista, Peeta, presenta caratteri generalmente associati al femminile. È lui il pacifista della coppia, lui che doveva essere salvato e in qualche modo conquistato, lui l’accudente. E se il libro, almeno in Italia, ha faticato un po’ ad affermarsi, non è stato così per i film che ne sono stati tratti. Perché è sempre il cinema a trainare la carretta, e a formare l’immaginario collettivo. Appoggiandosi molto spesso alla letteratura, certo, e di recente sempre più spesso, ma è sul grande schermo che i fenomeni di massa si formano e spiccano il volo. E Katniss piace a tutti. Da quel momento in poi, è storia: Divergent, Shadowhunters, fino ad arrivare alle protagoniste forti degli ultimi capitoli di Star Wars, Rey e Jyn.

Ormai è diventato quasi un cliché, ma dopo tanti anni passati nell’ombra, va bene anche così. Perché se il cinema e la letteratura si sono svegliati, e hanno prodotto personaggi femminili indimenticabili, che non hanno bisogno di uomini per compiere un proprio personale cammino di autoaffermazione, il mondo in cui ci troviamo a vivere continua a non essere un posto per donne. Ce lo hanno dimostrato i recenti scandali sessuali, che dimostrano ancora una volta quanto poco le donne siano padrone del proprio corpo, e gli assalti periodici a praticamente tutte le conquiste storiche del femminismo, sia in termini culturali (il ritorno della santificazione della figura della Madre, per dirne una…), che più concreti (i continui attacchi al diritto di aborto). E allora ben venga anche il cliché. Abbiamo bisogno di modelli di donne per le quali il genere non sia un limite ma un’opportunità, per poter sognare ancora: un mondo diverso, soprattutto, popolato finalmente da donne consapevoli e libere. E, lo sappiamo tutti, le rivoluzioni iniziano sempre con un sogno: e chi meglio della fiction stimola la nostra immaginazione?

 

L’AUTRICE –  Licia Troisi, l’autrice di fantasy italiana più venduta in patria e all’estero, torna in libreria con Il fuoco di Acrab, il secondo volume della Saga del Dominio (Mondadori).

licia troisi

Myra ha creduto al sogno di Acrab, il condottiero che sta abbattendo uno dopo l’altro i regni del Dominio delle Lacrime. Ha creduto alla possibilità di un mondo senza schiavi, senza regnanti crudeli e maghi spietati, dove esseri umani ed elementari potessero vivere liberi e in pace. Per questo è diventata la guerriera più abile dell’esercito ribelle, per questo le sue lame a forma di mezzaluna hanno falciato nemici e sparso sangue, per questo ha rinunciato a tutto quello che non fosse guerra, combattimento e morte. Adesso, però, Myra ha capito che Acrab le ha mentito. Che è stato lui a uccidere suo padre e che l’ha salvata dall’arena e cresciuta come una figlia solo per usare il suo potere di Liberatrice.

licia troisi

Dopo aver incontrato l’elementale che protegge la spada sacra di Phylaitek, Myra ha infatti scoperto di essere l’eroina destinata a cambiare il mondo, esattamente quello che Acrab vuole. Aiutata dai suoi nuovi compagni di viaggio, il mago Puro Kyllen e la giovane schiava Marjane, Myra intraprende così un nuovo viaggio attraverso il Dominio delle Lacrime alla ricerca del proprio destino, spazzando via guerrieri e mostri che cercano di sbarrarle la strada. Ma se riuscirà ad arrivare ad Acrab superando le sue difese, sarà in grado di uccidere l’uomo di cui è segretamente innamorata?

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