A due anni di distanza dalla raccolta poetica “Il tempo è una madre”, il nuovo libro di Ocean Vuong è un ritorno al romanzo dopo il celebrato esordio, l’ibrido “Brevemente risplendiamo sulla terra” (2020). Ambientato a partire dal 2009, nei primi anni della presidenza Obama, già selezionato dal book club di Oprah Winfrey e acclamato come “il grande romanzo americano dell’anno”, “L’imperatore della gioia” è un libro che parla al cuore degli americani delle working class, narrando di vite ai margini, di delusione, di speranze e di accettazione della normalità…

A due anni di distanza dalla raccolta poetica Il tempo è una madre (Guanda), Ocean Vuong torna alla forma del romanzo con un’opera più strutturata, se si vuole considerare l’acclamato libro d’esordio Brevemente risplendiamo sulla terra (La Nave di Teseo, 2020) una lunga lettera, un ibrido di scrittura tra poesia e prosa che gli ha permesso di affermarsi su scala globale.

Ora Vuong, nato nel 1988 in Vietnam e trasferitosi nel 1990 negli Stati Uniti, insegna al corso di Modern Poetry alla New York University e L’imperatore della gioia (Guanda, traduzione di Norman Gobetti) è già acclamato come il grande romanzo americano dell’anno.

Selezionato dal book club di Oprah Winfrey, il nuovo libro di Vuong parla al cuore degli statunitensi delle working class.

Nel romanzo, Vuong riprende a raccontare la storia personale della sua famiglia e lo fa questa volta partendo dal luogo che lo ha visto crescere, quando a due anni, nel 1990, si trasferì con mamma, nonna, zia e cugino dal Vietnam nello stato del Connecticut.

L'imperatore della gioia Ocean Vuong libri ultime uscite settembre 2025

Ambientato a partire dal 2009, nei primi anni della presidenza Obama, L’imperatore della gioia si apre con un’accurata descrizione della cittadina ribattezzata East Gladness, poco distante dal centro di Hartford.

Il narratore, rivolgendosi a un indistinto “voi”, in una specie di lettera di addio, fa emergere il senso di abbandono, la delusione e la rabbia di chi vive ai margini; parla dei suoi concittadini come di “volti storpiati” e “sagome indistinte”, tratteggia lo stato di immobilità che attraversa i ragazzi che si parcheggiano davanti ai Walmart in attesa dell’età adulta o dei padri che guardano i loro figli giocare a football.

Seduto sulle tribune c’è Hai, il protagonista di questa storia, che si immagina con una copia di Gita al faro sognando un giorno di diventare uno scrittore.

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“Sì, qui è davvero bellissimo, ed è per questo che i fantasmi non se ne vanno”, pensa il diciannovenne Hai mentre pianifica di gettarsi da un ponte.

Viene salvato da Grazina, un’anziana di origine lituana, anche lei immigrata negli Stati Uniti a causa della guerra. Con lei nasce così un’amicizia e una convivenza insolita, quella tra un giovane e una signora ottantenne, entrambi ai margini della società: Grazina vedova e malata di Alzheimer e Hai con problemi di dipendenza da oppiacei alle spalle e un futuro ancora da scrivere.

Il futuro di Hai è stato interrotto dalla scomparsa di Noah, il suo primo grande amore adolescenziale, conosciuto quando lavoravano a sedici anni nei campi di tabacco. Come tanti ragazzi americani, Noah è morto di overdose e Hai ha trovato rifugio nelle pillole di oxy, il dolore troppo forte per proseguire il college a New York. Da lì il ritorno a East Gladness.

Brevemente risplendiamo sulla terra di Ocean Vuong

La desolazione per Hai è tale da mentire alla madre, infaticabile lavoratrice in un negozio di manicure: si iscriverà ancora una volta all’università, alla facoltà di medicina, per renderla felice e poterla ripagare con una carriera sicura. Ma niente di tutto questo accadrà. Hai andrà a vivere a casa di Grazina e troverà lavoro in un fast food, da HomeMarket, insieme al cugino Sony, ragazzo autistico e grande appassionato della guerra civile americana.

Hai e Sony sperimentano così la realtà di chi vive ai margini del sogno americano, non solo perché immigrati. Condividono con i colleghi di HomeMarket, “persone inaridite dalla vita”, la regola del compromesso, dei sogni infranti o non ancora realizzati, la sopravvivenza nel presente prima della possibilità di un futuro certo. 

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La tipologia di gente che mangia hamburger nei fast food è della stessa che li prepara: persone qualunque, umili lavoratori del New England che continuano a chiedere al cliente “Come posso aiutarvi?”, anche quando il globo è funestato da siccità, guerre e terremoti.

L’imperatore della gioia è dedicato a loro. Il mondo dei fast food è raccontato nel concreto delle persone che lavorano dietro al bancone tra ironia e rabbia sociale, individui consapevoli di far parte di un gigantesco sistema redditizio, che si fonda sull’arte di “trasformare il cibo in sentimento”. 

 

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Per Hai il lavoro coincide con l’appartenere a qualcosa. Mentre il rapporto sincero con Grazina sembra un rimedio efficace alla solitudine, il legame con la madre rimane ancorato alla grande menzogna dell’università. Pur di non infliggere altra sofferenza, Hai non dice mai la verità.

Tra tutti i legami affettivi, quello con Grazina costituisce il nucleo della narrazione: Vuong disegna così un potente ritratto di connessione umana tra due individui agli antipodi, uniti dal bisogno reciproco e dalla capacità di cercare la bellezza e il senso ultimo delle cose nell’empatia, nel prendersi cura l’uno dell’altro, nonostante i fantasmi del passato e del presente.

L’imperatore della gioia è un romanzo che parla di vite ai margini, di delusione, di speranze e di accettazione della normalità, perché vivere una volta sola è difficile, ma è la scelta più normale che ci sia.

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Fotografia header: Ocean Vuong nella foto di Hanser

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