Su ilLibraio.it lo scrittore Marco Vichi ricorda perché la sua vita è cambiata dopo aver letto il primo “libro da grandi”, “Il mago” di Edgar Wallace: “Finito di leggere, sentii d’istinto il grande desiderio di far provare agli altri le stesse cose che avevo provato io, ma con una storia scritta da me…” – La rubrica #lettureindimenticabili

Ricordo ancora molte bene la mia prima volta “da scrittore” (si fa per dire). Avevo otto o nove anni, e un bel giorno chiesi a mio padre se potesse darmi da leggere un libro “da grandi”. Lui era un grande lettore di gialli Mondadori (non leggeva solo quelli, ma li prediligeva la sera prima di addormentarsi, per rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro), e scelse con cura un romanzo che non fosse né troppo complicato né troppo scabroso. Ed ecco che venne fuori il libro adatto: Il mago di Edgar Wallace.

Dopo mezzo secolo non posso ricordare la trama, ma non ho mai dimenticato quanto rimasi profondamente colpito dalla lettura, dall’emozione che provai immergendomi in una storia piena di personaggi umanamente vari e di atmosfere misteriose. Insomma avevo fatto un magnifico viaggio in altre vite e in altri mondi. A quell’epoca ero sonnambulo, e mio padre mi trovava spesso in piedi sul letto, a notte fonda, che ripetevo alcune frasi del romanzo.

Finito di leggere il libro, sentii d’istinto il grande desiderio di far provare agli altri le stesse cose che avevo provato io, ma con una storia scritta da me. Andai con mia mamma in cartoleria a comprare una penna e un quadernino (con la copertina azzurra, lo ricordo bene), e cominciai a scrivere quello che avrebbe dovuto essere il mio primo romanzo: “John Smith non era né alto né basso, né magro né grasso, né bello né brutto…” Più o meno cominciava in questo modo, ma non riuscii ad andare oltre la prima pagina. Continuai a leggere i romanzi di Wallace, uno dopo l’altro, probabilmente ne lessi una cinquantina, o forse anche di più (Wallace ne ha scritti quasi cento, mi pare). Quello che mi piacque più di tutti fu Maschera bianca, e riuscii anche a capire come mai: a rendere magnifica la lettura non era certo la complessità della trama (nemmeno allora questo aspetto mi affascinava), ma le atmosfere notturne dei sobborghi malfamati e nebbiosi di Londra, i personaggi che sembravano uscire dalle pagine, i dialoghi veri e divertenti, e l’ironia sottile capace di stemperare e alleggerire la drammaticità delle vicende umane.

LA RUBRICA – Letture impossibili da dimenticare, rivelatrici, appassionanti. Libri che giocano un ruolo importante nelle nostre vite, letti durante l’adolescenza, o da adulti. Romanzi, saggi, raccolte di poesie, classici, anche testi poco conosciuti, in cui ci si è imbattuti a un certo punto dell’esistenza, magari per caso. Letture che, perché no, ci hanno fatto scoprire un’autrice o un autore, di ieri o di oggi.
Ispirandoci a una rubrica estiva del Guardian, A book that changed me, rifacendosi anche al volume curato da Romano Montroni per Longanesi, I libri ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori, e dopo il successo dell’iniziativa proposta recentemente sui social da ilLibraio.it, #ilLibroPerMe, in occasione della presentazione della ricerca sul rapporto tra lettura e benessere, abbiamo pensato di proporre a scrittori, saggisti, editori, editor, traduttori, librai, bibliotecari, critici letterari, ma anche a personaggi della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte, dell’economia, della scuola, di raccontare un libro a cui sono particolarmente legati. Un’occasione per condividere con altri lettori un momento speciale.

Marco Vichi
Questa volta è il turno di Marco Vichi: classe 1957, nato a Firenze, vive nel Chianti e per Guanda ha pubblicato molti romanzi con protagonista il commissario Bordelli, ma anche alcuni libri per ragazzi. Vichi su ilLibraio.it ha ricordato la sua prima lettura “da grandi”.

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