Chi è Mary Karr, la “regina del memoir”: americana, classe ’55, ha riscritto ne “Il club dei bugiardi” (ora in libreria anche in Italia) la sua infanzia difficile, nel Texas Orientale, a fianco della madre alcolizzata e malata di mente. Per poi dedicarsi ad altri due memoir sulla sua vita, senza tralasciare la sua battaglia contro l’alcolismo e l’avvicinamento al cattolicesimo. Ha anche scritto un saggio sul genere del memoir, oltre a numerose poesie. E ora pensa a un nuovo libro sul “diventare anziana”…

Un’infanzia di quelle che si definiscono “difficili”: madre alcolizzata e mentalmente instabile, padre che alza pure lui il gomito, liti che sfociano in violenza domestica con tanto di intervento delle forze dell’ordine. Questi sono solo alcuni degli aspetti della vita di Mary Karr che lei stessa ha raccontato nel memoir Il club dei bugiardi, pubblicato negli Stati Uniti nel 1995 e poi in Italia (l’opera è in libreria con E/O nella traduzione di C. Lionetti).

Mary Karr

Mary Karr è nata nel 1955 nel Texas orientale, nella cittadina petrolifera di Leechfield per l’esattezza, dove il padre lavorava nell’estrazione dell’oro nero. Un ambiente in cui l’alcolismo e il malessere psicologico sono comuni, come racconta Karr. E da cui gli uomini che lavorano in città sfuggono alla sera, quando si ritrovano al bar a raccontarsi storie, spesso mai avvenute. Fanno parte del Club dei bugiardi che dà il titolo al libro e a cui Karr, unica donna, è stata ammessa.

L’asfissia della provincia sembra anche essere la causa del malessere della madre, Charlie Marie, che Karr, in una recente intervista a Vanity Fair racconta così: “Indossava cinture Chanel, abiti Dior, era intelligentissima, sapeva dipingere, scolpire, leggeva moltissimo, ha anche fatto la giornalista”. Una figura il cui rovescio della medaglia è la madre raccontata nel memoir, che tenta perfino di uccidere le sue due figlie. E che lascia in eredità il suo alcolismo.

Mary Karr, infatti, svela anche il suo passato di abusi di alcol, sia in giovane età sia in seguito al matrimonio con il poeta Michael Milburn, da cui ha avuto un filgio, Dev, oggi regista.

Mary Karr

Il club dei bugiardi scandaglia l’infanzia dell’autrice, ma anche la sua giovinezza di studentessa nel Midwest e di promessa della poesia (Karr è tuttora una poetessa), senza tralasciare le cattive compagnie e le pessime abitudini. Una narrazione, quella di Mary Karr, che ha preso spazio sulla carta in seguito al divorzio dal marito, quando era già insegnante di letteratura inglese alla Syracuse University.

Un percorso di analisi iniziato a 19 anni, con l’aiuto di un terapeuta, ma che Karr ha continuato attraverso la scrittura non solo del Club dei bugiardi, ma anche di Cherry, in cui riapre le ferite dell’adolescenza e della giovinezza, e in Lit, dedicato agli anni della maternità e dell’alcolismo in seguito ai quali si è dedicata alla scrittura del suo primo memoir. Ora, a sessantadue anni, Mary Karr dice di volersi dedicare a un libro sulla senilità. Perché ora vede il suo lavoro “come un servizio”.

Intanto si è convertita al cattolicesimo, riconoscendosi tuttavia come una cattolica della domenica, che apprezza solo alcuni aspetti della religione e che nutre perplessità riguardo ad altri: ad esempio l’autrice auspica l’apertura del sacerdozio alle donne.

Una posizione comprensibile visto che Mary Karr si definisce femminista da quando ha 8 anni e non esita a demolire i pregiudizi, ammettendo che lo si può essere anche amando la moda e “i bei vestiti”.

Nel 2015 Mary Karr ha dedicato al genere del memoir il libro di non fiction, The art of memoir in cui specifica che per poter scrivere bisogna selezionare dei moments of meaning, dei momenti significativi. A quanto pare, finora, la “regina del memoir” ne ha scovati parecchi nella sua vita. Anche se ha deciso di non esprimersi su un rumor che la riguarda fin dagli anni Novanta: si dice che abbia intrattenuto una relazione con David Foster Wallace, che – a quanto pare – si è ispirato proprio a lei per un personaggio femminile di Infinte Jest.

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