“Morte di una sirena”, avventuroso romanzo ambientato nel 1834 (in cui si sentono echi di Victor Hugo e di Mary Shelley), regala un’atmosfera che sembra far posto in Danimarca a Jack lo Squartatore: il protagonista della storia è Hans Christian Andersen in persona che, incapace di trovare un senso alla sua carriera di scrittore, si ritrova costretto a difendersi dall’accusa di essere un assassino… – L’approfondimento

In una Copenaghen di miserabili, dove regnano povertà e ingiustizia, accanto agli sfarzi dei pochi ricchi, Hans Christian Andersen è un sognatore, abituato fin da bambino a rifugiarsi nel racconto per sfuggire la realtà. I suoi dolori trovano conforto nell’immaginazione, capace di dar vita a ogni oggetto, di colorare con la fantasia un mondo austero senza gioia. Nella sua mente si affollano dialoghi fantastici.

“So parlare con gli oggetti. Loro mi parlano.

Ah! In che senso? In che senso, parlare con gli oggetti?

Per me i candelieri e i soldatini di stagno sono dotati di vita, e gli alberi e i fiori sono in grado di pensare e di sentire come noi. Tutte le cose sono prigioniere della loro forma e anelano a uscirne”.

Morte di una sirena

Morte di una sirena (Neri Pozza, traduzione di Eva Kampmann) restituisce, nel 1834, il ritratto di un Hans Christian Andersen adulto, incapace di trovare un senso alla sua carriera di scrittore: dinoccolato, senza un soldo e malvestito si aggira per i vicoli sudici della città, frequenta le case delle prostitute per riprodurne le forme sinuose con carta e forbici. Insieme alla scrittura, la sua passione è il paper cutting, e le sue creazioni sono figurine leggere, sagome delicate che nasconde vergognoso per poi fuggire via, senza mai toccare le ragazze. La sua modella preferita è Anna, grandi seni e capelli a riccioli: Hans Christian la guarda e ritaglia in silenzio, ed è tutto quello che le chiede.

Ma quando Anna è trovata morta, tirata fuori dalle acque del canale orribilmente mutilata, nessuno crede allo strambo scrittore, e la sua bizzarra attività viene vista come una perversione, che lo porta dritto in galera accusato di omicidio. Un patto con il questore gli consente di avere tre giorni a disposizione per dimostrare la sua innocenza e trovare il colpevole.

Inaspettatamente al suo fianco si mette Molly, sorella di Anna, anche lei giovane prostituta: c’è qualcosa nell’uomo dei ritagli che le fa credere nella sua buona fede, e nella sua capacità di scoprire la verità.

L’orrore si arricchisce di un terribile sospetto con il ritrovamento un’altra ragazza uccisa con le stesse mutilazioni: Hans Christian percepisce che nei delitti delle due donne c’è più della semplice e atroce violenza, c’è una brama irrisolta e tormentosa, insistente come una cantilena.

“Una donzella nella botte, un’altra in mezzo all’onde,

Eh, nel dettaglio il diavolo si nasconde”.

Hans Christian e Molly si immergono nel sudiciume della città, negli escrementi di un mondo che non conosce compassione, e si ritrovano a incontrare realtà che non immaginavano.  Si mascherano per un ballo a corte, setacciano le acque putride dell’Isola dell’Uomo Morto con i suoi fetidi rifiuti, incontrano principi debosciati e bottinai ubriachi, salgono a bordo della fregata del re, inseguono lavandaie e ufficiali. Nulla si risparmiano nei tre giorni che separano Hans Christian dall’incontro con il boia.

Ci sono echi di Victor Hugo e di Mary Shelley in questo avventuroso romanzo dall’ambientazione cupa e grottesca, che unisce il crimine alla poesia e risuona delle favole di Andersen. Ci sono sirene sventurate coi capelli che scintillano di conchiglie, candele innamorate, cigni in maschera, chiavi che camminano, piccole fiammiferaie nel freddo di una città ostile. Affiorano nelle pagine le tante ispirazioni di Andersen, anche loro indizi da seguire per ritrovare i racconti più celebri del mondo.

Ma in Morte di una sirena ci sono anche riflessioni sulle passioni umane, sul conflitto tra superstizione e scienza, tra compassione e progresso. Sopra a tutto, c’è il tema forte e appassionato del desiderio più prepotente che muove l’uomo: quello di essere diverso da se stesso. Questo desiderio che si annida nei recessi più profondi dell’animo, lo porta alle azioni più perverse.

“L’inumano vuole avere un volto, il brutto vuole essere bello. Tutto e tutti vogliono essere qualcos’altro”.

Scritto a sei mani da Thomas Rydahl, premiato autore danese venduto in tutto il mondo, e da Anders Rønnow Klarlunde e Jacob Weinreich autori di grandi successi come L’ultimo uomo buono, che si firmano con lo pseudonimo A.J. Kazinski , Morte di una sirena regala un’atmosfera che sembra far posto in Danimarca a Jack lo Squartatore, e un nuovo protagonista, un disgraziato dal naso lungo, detective in erba, futuro superbo scrittore, un uomo destinato, per la sua capacità di guidare le magie e le fantasie, a dare vita agli oggetti e ai sogni, e ad affrontare mille storie, attraverso la lucentezza e la bestialità del mondo degli uomini.

Libri consigliati