“Sono una scrittrice e sapevo che sarebbe stato il mio destino a scrivere questa storia. L’ho imparato proprio dalla narrativa, dalla letteratura”. Neige Sinno combatte con le parole, nello strenuo tentativo di raccontare un grande tema tabù nel suo libro “Triste Tigre”. Intervistata da ilLibraio.it, l’autrice francese (che da tempo vive in Messico) racconta: “Molte lettrici e molti lettori mi hanno confessato che inizialmente non volevano aprirlo, ma poi sono stati assorbiti dalla lettura…”

Triste tigre è un punto di non ritorno, ma anche un punto di partenza: nel 2023 il libro di Neige Sinno, scrittrice nata in Francia e trapiantata in Messico, arriva nelle librerie francesi per parlare degli abusi sessuali che ha subito dal suo patrigno da quando aveva circa 9 anni.

L’accoglienza per l’opera è stata notevole: oltre a essere molto consigliata, ha vinto numerosi premi, come il Prix littéraire Le Monde, il Prix Femina e il Prix Goncourt des lycéens. La prima traduzione è proprio quella italiana, di Luciana Cisbani per Neri Pozza (e il volume ha appena vinto il Premio Strega Europeo, anche se l’intervista è stata realizzata nei giorni precedenti la cerimonia finale, ndr): una grande scommessa per l’autrice che, intervistata da ilLibraio.it, sottolinea: “Il mio desiderio era di scrivere un libro interessante a partire dalla mia esperienza. Mi è stato possibile farlo solo lavorando sul materiale, sul metodo e sullo stile”.

Come parlare in effetti di un tema così difficile anche solo da nominare, ancora oggi tabù?

L’intero libro di Sinno prova a concentrarsi proprio sulla modalità di racconto, individuando una specifica metodologia di indagine, ma anche di racconto, superando la separazione tra narrazione e non-fiction. 

Triste Tigre cover

Neige Sinno, nata nel 1977 nella regione di Hautes-Alpes, dove ha vissuto fino al diploma, si è poi trasferita negli Stati Uniti per conseguire gli studi di letteratura americana e definitivamente in Messico, con la sua nuova famiglia, dove vive da 18 anni.

Sinno si è approcciata al racconto della sua esperienza solo dopo aver pubblicato altri libri: “Prima di questo ne ho scritto un altro in spagnolo”, rivela l’autrice, “perché per me è importante scrivere nella lingua del paese in cui vivo, ma mi è costato una grande fatica. È stato il primo libro di non-fiction che ho scritto in prima persona e che racconta la vita di un autore attraverso le sue opere. Anche Triste tigre è stato scritto così”. L’autrice subito argomenta: “In retrospettiva, penso che scrivere il precedente libro mi abbia aiutato a superare alcune paure: per qualche strana e inconscia ragione, in un’altra lingua è stato meno doloroso scrivere in prima persona”.

Come può il linguaggio tradurre l’esperienza dell’incesto? La scrittrice, lungo tutto il libro, combatte con le parole, nello strenuo tentativo di raccontare qualcosa di indicibile. Triste tigre è il tentativo di esplicitare lo spazio interno dell’autrice, scevro da vergogna e alla ricerca della verità. Sinno ha insegnato all’università e il suo lavoro consiste spesso nell’elaborare analisi di teoria letteraria, un’attività che l’ha portata a scoprire la sua voce da scrittrice: “Ho capito che qualcosa stava succedendo e ho dovuto prendere la decisione: sto per scrivere davvero questo libro?”, ha spiegato descrivendo le prime fasi di scrittura.

Nel testo di Sinno non mancano le contraddizioni: l’autrice torna sui suoi passi, analizza le ambiguità che stanno tra la sua fragile posizione di vittima e la fascinazione – dolorosa ma consapevole – verso il suo carnefice, che decide di portare in tribunale dopo essersi trasferita lontano da casa.

Nelle dichiarazioni alla stampa francese, Sinno ha ripetuto spesso che scrivere questo libro le ha anche permesso di prendere le distanze da quello che ha subito, quindi di proteggersi: “Sapevo che non avrei soltanto scritto una storia, ma che avrei cercato il modo di prendere le distanze da ciò che avevo vissuto. A volte, quando ne avevo bisogno, usavo alcune abilità o alcune tecniche su cui ho lavorato in diversi ambiti, perché sono una scrittrice e sapevo che sarebbe stato il mio destino a scrivere questa storia. L’ho imparato proprio dalla narrativa, dalla letteratura”.

Sinno ammette di non aver mai fatto nessuna psicoterapia: sono stati i libri ad aiutarla, accompagnandola, sin da quando era bambina, nel tentativo di crearsi un universo parallelo e sfuggire dall’insopportabile realtà.

Il libro è pieno di citazioni dei suoi maestri, da Annie Ernaux a Toni Morrison a Faulkner. Nel panthéon personale di Sinno figura anche Claude Ponti, scrittore e illustratore francese per bambini che, abusato da suo nonno da bambino, con la sua arte è riuscito a inventare un universo in cui la paura non ha mai l’ultima parola

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Sinno ribadisce a più riprese che la sua opera non è una confessione: “Se lo fosse stata, avrei scritto altre cose, invece nel libro resto sempre iper-consapevole. Adotto un punto di vista critico tutto il tempo, perché voglio far sperimentare al lettore quello che succede nella mia testa: ogni volta che penso a questo argomento, mi pongo in modo ambivalente. Sono in un costante contraddittorio, vado in una direzione e poi torno indietro”.

La tigre del titolo proviene dal libro di Margaux Fragoso Tigre, Tigre! (Mondadori, 2011), che parla anch’esso delle violenze sessuali subite da bambina dall’autrice, ed è preso in prestito a sua volta dai famosi Canti dell’innocenza e dell’esperienza di William Blake. La nota allegoria della tigre, contrapposta all’agnello, simboleggia l’insondabile legame tra predatore e preda: “Penso che sia importante che esistano alcune letture come il libro di Fragoso, e che la società si confronti con una certa violenza”, commenta Sinno, che continua: “Per le vittime, quello che ha a che fare con la violenza avviene in una dimensione a parte rispetto a quella in cui si svolge il resto della vita, ma si sovrappone ad essa con una doppia e insopportabile chiarezza”.

Le scene degli abusi descritte sono poche: “Non ho voluto raccontare la violenza in modo esplicito, come accade nel libro di Fragoso”, ci spiega Sinno: “Conosco l’intensità di ciò che può accadere, quindi sono stata molto attenta a come trattare il tema, soprattutto per rispetto nei confronti di chi è stata o è stato una vittima come me. A prescindere, ho voluto proteggere il lettore. Proprio per questo, per me, scrivere questo libro ha rappresentato una sfida: io stessa sono vulnerabile, ma penso che sia importante che esistano libri come questi e che vengano letti”.

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Il libro attinge da diverse fonti e racconti, compresi gli archivi storici. Questi conferiscono al testo movimento, vita. Neige Sinno moltiplica i punti di vista per non trovarsi sola di fronte alla catastrofe, “per cercare di sfuggire un po’ a me stessa, a questa versione soggettiva che mi tormenta e mi soffoca”. E, nonostante la gravosità di questo tema, il libro non risulta difficile da leggere, anzi, accresce la conoscenza del lettore, apre varchi su luoghi sconosciuti.

Sono tante le persone che hanno riportato all’autrice un simile giudizio. “È interessante che molti siano venuti da me e mi abbiano detto che inizialmente non volevano leggerlo, ma poi sono stati assorbiti dalla lettura”. Poi, nel corso della nostra intervista, aggiunge: “Sicuramente, dietro il successo di questo libro c’è stato molto lavoro fatto da lettori, bibliotecari e giornalisti. Ciò ha dato a Triste tigre la sua opportunità ed è molto interessante, perché la gente, normalmente, non vuole davvero leggere di un argomento tabù“.

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“Ed è per questo che sono molto curiosa di vedere cosa succederà in Italia“, chiosa, “perché se lettrici e lettori non danno a questo libro un’opportunità, se non provano a leggerlo, semplicemente il libro non esiste”.

Per citare Triste tigre, Neige Sinno non è un’ex vittima di incesto che nella vita ha scritto dei libri, ma è una scrittrice che durante l’infanzia è stata violentata dal suo patrigno, una differenza sostanziale.

Lo sforzo narrativo non porta però né consolazione, né cura: raccontare l’orrore, per una scrittrice, è l’unico modo per farne qualcos’altro, trasformarlo in materia letteraria.

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Fotografia header: Neige Sinno, foto di © H. Bamberger/P.O.L - Triste Tigre (Neri Pozza)

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