“Negli universi”, romanzo che segna il debutto di Emet North, è un’opera unitaria che si scompone in una potenzialità di racconti, un esperimento di letteratura fantastica volto a immaginare quale sarebbe stata la conseguenza di un dato evento se si fosse verificato in uno spazio-tempo alternativo a quanto realmente accaduto. Perché l’amore è, a prescindere dal genere, quanto di più universale esista in questo mondo (o in un altro)…
Non tutte le storie d’amore hanno un (solo) lieto fine. Alcune ne hanno più d’uno e spesso diverso da quello che ci aspettavamo; ispirato alla teoria quantistica dei cosiddetti universi paralleli – quella secondo cui la realtà avverrebbe contemporaneamente in molteplici dimensioni, altrettante quante la nostra possibilità di contemplarle – il romanzo al debutto di Emet North Negli universi (Mercurio Books, traduzione di Chiara Reali) è un’opera unitaria che si scompone in una potenzialità di racconti, un esperimento di letteratura fantastica volto a immaginare quale sarebbe stata la conseguenza di un dato evento se si fosse verificato in uno spazio-tempo alternativo a quanto realmente accaduto.
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E no che non si tratta di una semplice ucronía; un po’ paranormal, un po’ romance e un po’ ghost story, la poetica dell’autorə si snoda al di là dei generi per spiegarci, con linguaggio inclusivo, che cosa significhi dichiararsi non binary (ma anche omosessualə o bisessualə) in una società così retrograda da non considerare altra identità al di fuori di quella mascolina e/o femminea.
Non a caso, è sin dalle prime pagine che l’affermazione della propria queerness diviene manifesto transfemminista per raccontarci cosa sarebbe successo se Raffi – unə promettente cosmologə ora impiegatə alla NASA in un programma di ricerca sull’importanza della materia oscura – non avesse tradito la fiducia dell’amica Britt quando, iniziando a provare per lei una certa attrazione, la lasciò in un momento di difficoltà nel timore che i compagni si accorgessero del loro rapporto. Con ciò contribuendo – e questo è il suo grande rimpianto – al suicidio della tredicenne (che è comunque la prima donna che ha amato).
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Ecco dunque lə visionariə protagonista indugiare sull’esistenza di un universo parallelo ove quanto precedentemente accaduto possa essere modificato in favore di un epilogo migliore; e nel mentre la sua vita lə presenta nuove strade da seguire – Raffi si fidanza con Caleb, un ragazzo di buona famiglia conosciuto durante il secondo anno di college – l’intera narrazione si ramifica in svariate direzioni, ciascuna delle quali dai contenuti a dir poco inaspettati. Come nel capitolo in cui, impegnatə nella ricerca della ragazza, Raffi si ritrova in un futuro apocalittico, dove una razza di parassiti alieni si è impossessata degli animali rendendoli una minaccia per qualsiasi essere umano (una parabola del contro-natura, in Quel che resta da temere); oppure ancora quando – questa volta fa coppia con Kay – Raffi assiste la novella sposa nel momento esatto in cui sta per partorire un polpo (che poi forse rappresenta il tumore di sua zia Zlata, già malata terminale in La persona nello specchio).
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Ma non crediate che le transizioni fra i racconti avvengano in maniera bizzarra e/o casuale: veicolate da una tecnica anticipatoria – perché ogni successivo universo è comunque contenuto nel precedente, quasi a riprodurne la particolarità frattale – la scrittura del romanzo si distingue altresì per uno stile scorrevole e liquido, il che è ancor più interessante se considerato nella prospettiva della fluidità da cui sono caratterizzat3 quasi tutt3 l3 personagg3 (alcun3 dell3 qual3 cambiano il proprio orientamento sessuale durante il corso delle trame).
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“Spero che le persone traggano dal libro la speranza che, in qualsiasi universo si trovino, è possibile immaginarne uno in cui sentirsi a proprio agio”, ha spiegato l’autorə – che per identificarsi usa il pronome “they” – in un’intervista a Publishers Weekly, “è davvero un momento difficile per essere queer o trans, ma confidare che è ancora possibile creare una vita felice e degna di essere vissuta, questa è la mia speranza più profonda. E che l3 person3 che non si sono sentite riconosciut3 nella finzione, si rivedano nel libro”.
Se poi Raffi e Britt riusciranno o meno a riabbracciarsi, questo è oggetto di un finale evocativo e che non nasconde una certa dose di malinconia (in La città di rifugio, in diretto riferimento alle costruzioni levitiche ove i colpevoli di omicidio involontario potevano trovare accoglienza); ma ciò che più ci resta, sul finale di lettura, è questo incantesimo di espansione che promana da ogni parte verso il cuore. Perché l’amore è, in ogni sua forma e rappresentazione, quanto di più universale esista a questo mondo (o in un altro). E ciò a prescindere dal genere, letterario e non.
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