“Divorare il cielo” è il romanzo della maturità di Paolo Giordano? Di certo è una storia ambiziosa, un testo complesso e, allo stesso tempo, capace di tenere viva l’attenzione durante tutta la lettura. L’autore racconta l’amore, il dolore, la necessità ultima dell’uomo di trovare uno scopo all’esistenza. Un libro che anche chi non ha amato “La solitudine dei numeri primi”, il premiato beststseller d’esordio, dovrebbero affrontare – La recensione di Matteo Fumagalli su ilLibraio.it

La grande fortuna e, allo stesso tempo, la grande condanna di un autore come Paolo Giordano è quella di essere legato a un titolo come La solitudine dei numeri primi (Mondadori), vincitore del Premio Strega nel 2008, bestseller dai numeri da capogiro e contemporaneamente amato da molti e criticato da altri. E dire che, di libro in libro, Giordano ha dimostrato una crescita non indifferente e, soprattutto, uno stile di scrittura sempre più compiuto, raffinato, attento e visionario.

Paolo Giordano Divorare il cielo

È quindi con grande coraggio che l’autore si spinge in un romanzo spiazzante come Divorare il cielo (Einaudi). Un nuovo ritorno alla giovinezza, verrebbe da chiamarlo. Una giovinezza immersa in un clima che pare quasi fiabesco sin dalle prime pagine, dove le giornate scorrono senza che “ci si ricordi di aver dormito”. E sono proprio le prime pagine quelle che catturano subito il lettore: Giordano riesce a creare ambienti, paesaggi e sensazioni tangibili che accompagno in una storia sullo scorrere del tempo e sulla crescita, da prospettive inedite, audaci.

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Attraverso la voce e lo sguardo di Teresa, si materializza una masseria pugliese, magistralmente evocata, dove vive l’ambiguità tra il legame con la terra e la bramosia del desiderio e del sogno (da qui il “divorare il cielo” del titolo). Un luogo dove i ragazzi vanno e vengono, uniti dal lavoro e dalla preghiera, nella quale lei si introduce e trova in Bern il dirompente desiderio dell’amore adolescenziale. Un desiderio “vitale”, legato alla natura, e lontano dall’artificio dal grigiume torinese, a cui Teresa appartiene. E da qui il romanzo si dipana, svelando man mano il mondo che racconta, gli affetti e i legami nell’arco di decenni.

Raccontare questo romanzo è più complicato del previsto: stiamo parlando di un testo complesso e, allo stesso tempo, capace di tenere viva l’attenzione del lettore durante tutta la lettura. Giordano racconta l’amore, il dolore, la necessità ultima dell’uomo di trovare uno scopo alla sua esistenza. E lo fa con destrezza, prendendosi il suo tempo, in un clima felicemente visionario, che ha il ritmo del sogno.

Divorare il cielo è il romanzo della maturità di Giordano? Di certo è una storia ambiziosa, in cui semplicissimo è perdersi. Coraggioso e riuscito, un libro che anche quei detrattori dei numeri primi dovrebbero affrontare.

 

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