“Ricordo il pomeriggio in cui la mia bisnonna Nene mi ha affidato la sua storia. Aveva scelto me perché sapeva che potevo prendermene cura….”: Aline Ohanesian, in libreria con “Raccontami dei fiori di gelso”, racconta come è nato il suo romanzo sul genocidio armeno

Ricordo il pomeriggio in cui la mia bisnonna Nene mi ha affidato la sua storia. Aveva scelto me perché sapeva che potevo prendermene cura. Mi raccontò della sua fuga dalla Turchia nel 1915.

Quando aveva solo tre anni dovette assistere alla pubblica impiccagione di suo padre. Dopo poco la sua famiglia, con tutte le donne e i bambini armeni del suo villaggio, furono deportati. Si commosse al ricordo della cura con cui la madre aveva segretamente cucito delle monete d’oro nei suoi indumenti. Doveva camminare in modo che le monete non facessero rumore. Si cibava di erba mentre intorno a lei migliaia di uomini morivano di fame. Quando finì il suo racconto, accarezzò il mio ginocchio con la sua mano ossuta e mi disse: “non dimenticare mai.

Conoscevo il genocidio armeno solo dai libri e non potevo immaginare che avesse avuto un ruolo importante nella storia della mia famiglia.

Le sue parole sono rimaste con me per ventiquattro anni, nascoste da qualche parte nella mia mente e nel mio cuore. Fino al giorno in cui all’improvviso ho sentito dentro di me una voce femminile che mi parlava del significato dei ricordi, di una ragazzina armena e del suo villaggio. Una storia molto simile a quella di Nene. Ho capito che era un personaggio silenzioso la cui avventura dovevo raccontare. Quella voce è diventata la voce di Seda, la protagonista del mio romanzo.

Orhan, invece, è venuto dopo. Come me anche lui ignorava che le origini della sua famiglia affondavano in uno dei periodi più bui della Storia. Ma è lui il motore che dà il via alla macchina dei ricordi di Seda. Perché l’unico modo per non dimenticare è non lasciare che il passato rimanga nel silenzio. Bisogna condividerlo. Raccontami dei fiori di gelso è il mio contributo alla diffusione della storia armena. Ed è anche il mio modo per tenere fede alla richiesta che mi fece la mia bisnonna di non dimenticare.

IL LIBRO – Raccontami dei fiori di gelso (Garzanti). Quando i ricordi ritornano alla mente, a volte non si è preparati ad accoglierli. Soprattutto se si è fatto di tutto per far tacere la loro voce, per nascondere le sensazioni che portano con sé. È così per Seda, che credeva di aver finalmente seppellito il passato per sempre.

Ma ora è tornato e parla del paese da cui si è allontanata senza voltarsi indietro. Parla della Turchia dove affondano le sue radici, il paese di cui sente ancora il profumo delle spezie e il rumore dei telai al lavoro nell’azienda della sua famiglia. Da lì proviene il giovane Orhan, che adesso vuole delle risposte. Vuole sapere perché suo nonno, Kemal, ha lasciato la loro vecchia casa a Seda, una sconosciuta che vive in America.

Lei capisce che è arrivato il momento di scendere a patti con la sua memoria e con quella colpa che non ha mai confessato a nessuno. Decide di affidare a Orhan la sua storia. La storia di lei ancora ragazzina che si innamora di Kemal all’ombra di un grande albero di gelso, i cui rami si innalzavano fino a voler raggiungere il cielo. Un amore spezzato dalle deportazioni degli armeni, all’alba della prima guerra mondiale. Un amore che ha costretto Seda a scelte difficili i cui rimpianti non l’hanno mai abbandonata. Solo con Orhan ha trovato il coraggio di riaprire quelle vecchie ferite. Di rivelare una verità da cui possa nascere una nuova speranza. Perché il passato, anche se doloroso, va ascoltato e deve insegnare a non dimenticare.

Aline Ohanesian, nata in Kuwait, vive in California con il marito e i figli.

 

 

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