Quelli di Max Porter non sono semplici romanzi, ma esperimenti letterari: un crocevia tra prosa e poesia in cui si alternano frammenti lirici a una molteplicità di suoni e di voci che restituiscono il microcosmo interiore dei personaggi. “Shy” è un viaggio nella mente disturbata di un adolescente in crisi, ma è anche un’esplorazione di temi come la colpa, la rabbia, l’immaginazione e la salute mentale da un punto di vista adolescenziale. Ambientato nell’Inghilterra rurale degli anni ’90, parla di speranza e di possibilità di redenzione anche per i più giovani e di lotta per trovare il proprio posto il mondo…

Una notte nelle campagne inglesi e uno zaino che pesa, pieno di pietre da scagliare contro qualche finestra. 600 milioni anni di età separano Shy dalle pietre. In mancanza di connessioni con gli altri, Shy si connette alla natura.

Shy è il protagonista e anche il titolo della nuova opera di Max Porter (Sellerio, traduzione di Federica Aceto), scrittore britannico già autore di Lanny (sempre Sellerio e tradotto da Marco Rossari) e Il dolore è una cosa con le piume (Guanda).

I suoi non sono semplici romanzi, ma esperimenti letterari: un crocevia tra prosa e poesia in cui si alternano frammenti lirici a una molteplicità di suoni e di voci che restituiscono il microcosmo interiore dei personaggi. Shy è un viaggio nella mente disturbata di un adolescente in crisi.  

Racconta di alcune ore nella vita del sedicenne Shy in un centro di riabilitazione per adolescenti problematici afflitti da disturbi del comportamento. “Ultima Chance” è il nome dell’istituto che vuole offrire speranza nella vita dei ragazzi e delle loro famiglie. Nella villa isolata i ragazzi si raccontano le proprie storie perché non hanno altro da fare. Tra chi fa lo spaccone e chi dimostra il suo stato di smarrimento ognuno vorrebbe dare agli adulti una spiegazione del proprio modo di essere.

La timidezza non sembra essere rilevante nel quadro generale di Shy. È un adolescente qualsiasi in crisi, fuma qualche canna e ha una passione smisurata per la musica elettronica (la jungle music), con un walkman che porta sempre in giro (siamo negli anni Novanta). La preoccupazione di tutti è per gli scatti di violenza che lo spingono a far del male alle persone che lo circondano: “ha fatto graffiti, ha sniffato, ha fumato, ha detto parolacce, ha rubato, ha usato il coltello, ha fatto a pugni, è scappato, si è arrampicato, ha sfasciato una Escort, ha fatto a pezzi un negozio, ha devastato una casa, ha rotto un naso, ha infilzato un dito al patrigno”, è la lista da ricercato che incombe sulle spalle di Shy.

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Porter ci porta nella sua psiche alterata nel turbinio di emozioni, di alti e bassi che è la vita di un adolescente nell’Inghilterra rurale. Le voci che Shy sente come spettri sono “voci fuori campo fuori fuoco fuori tempo”. Le voci sono della madre, del patrigno, dei vecchi e dei nuovi compagni, dei professori e degli psicologi, delle persone che lo amano e di quelle che lui ha ferito.

Attraverso il ritmo delle parole il lettore danza trasportato in un viaggio onirico suggestivo, arricchito da scene narrative immaginifiche con punte di alto lirismo che si scontrano con la durezza e la rudezza dell’età adolescenziale.

Il dolore è una cosa con le piume di Max Porter

È facile entrare in empatia con Shy: le sue preoccupazioni girano intorno al sentirsi accettato dagli altri, al dimostrarsi all’altezza delle sfide che gli si presentano. Si sente patetico, si sente niente, non sa come gestire il fatto che agli occhi degli altri appare come uno sfigato, o un arrogante, o un secchione, oppure “il re degli sbalzi d’umore”. Pensa al rapporto sessuale insoddisfacente che ha avuto con Becky, pensa a chi lo prende in giro, scambiandolo per un depresso. Shy, costantemente in preda al risentimento, è in bilico tra “il sentirsi una merda e il sogno di uccidere qualcuno”. 

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I momenti più poetici e di tenerezza ricordano l’unicità del personaggio del giovane Holden. Come le anatre dell’antieroe di Salinger, per Porter sono una coppia di tassi a catalizzare l’attenzione di una mente ribelle come Shy. Sono cadaveri di tassi morti e lui si mette a parlare con loro, immagina di interagirci, vuole prendersene cura e raccontare loro i suoi drammi, lì con lui sul prato a osservare le stelle.

Lanny di Max Porter

In conclusione, Shy di Max Porter (a proposito, un adattamento cinematografico è previsto su Netflix prossimamente con Cillian Murphy che interpreterà un ruolo chiave) non è solo un libro su un giovane in difficoltà, ma è un’esplorazione di temi come la colpa, la rabbia, l’immaginazione e la salute mentale da un punto di vista adolescenziale. Parla di speranza e di possibilità di redenzione anche per i più giovani e di lotta per trovare il proprio posto il mondo.

Dopo Lanny, Porter si conferma uno scrittore di straordinaria libertà creativa, capace di giocare con la lingua tra prosa e poesia.

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