Dal pattinaggio al fumetto, il passo è stato breve per Tillie Walden, cartoonist americana di 25 anni, pluripremiata con l’Eisner Award. Che, però, intervistata da ilLibraio.it, mette in guardia dall’idealizzazione di un successo troppo veloce: “Non auguro a nessuno questo successo così precoce”. E aggiunge: “Nelle mie opere i luoghi e lo spazio sono estremamente importanti, l’ambientazione ha sempre contato più dei personaggi…”

Tillie Walden a soli 25 anni è una delle cartoonist (fumettiste) più affermate e apprezzate al mondo, e in particolare nella sua patria, gli Stati Uniti. Nata nel 1996 a San Diego e cresciuta nel New Jersey, sin da piccola ha dimostrato una propensione all’abnegazione e alla disciplina che spesso accomuna chi è dotato di grande talento: dapprima attraverso il pattinaggio su ghiaccio (esperienza che racconta dettagliatamente nel suo primo memoir grafico, Trottole, uscito per Mondadori) e poi da adolescente, quasi per caso, con il fumetto.

Ora arriva in libreria con due graphic novel editi da Bao Publishing, Su un raggio di sole e Mi stai ascoltando?, premiati rispettivamente all’L.A. Times Book Prize e all’Eisner Award, il maggiore riconoscimento del fumetto americano. Due storie dense di emozioni, con al centro dei personaggi femminili forti (gli uomini non sono mai contemplati) che vanno alla ricerca della propria identità smarrita.

A ilLibraio.it ha raccontato cosa l’ha portata fin qui nella sua carriera, gli aspetti più sgradevoli di un successo così precoce e le gioia di creare mondi sempre diversi.

Su Un Raggio Di Sole tillie walden

I suoi primi lavori non sono ancora stati pubblicati in Italia: come li descriverebbe a chi non li conosce?
“Quando avevo 18 anni ho iniziato a lavorare a La fine dell’estate, il mio primo libro, breve e delicato, uscito in Inghilterra. A quello ne sono seguiti a stretto giro altri due (I love this part e A city inside), sempre piuttosto brevi: tutti e tre mi hanno dato una grande opportunità di sperimentare con stile e storytelling. Solo poi ho affrontato il lavoro su Trottole, un graphic memoir. A quel punto ero stufa marcia del mondo reale, e ho pensato che sarebbe stato bello prendermi una pausa creando una piccola storia ambientata nello spazio. Ma come è ovvio, le cose non vanno mai secondo i piani e quella piccola storia è finita per diventare il mio lavoro più lungo fino ad ora… La prima bozza arrivava a 700 pagine (poi siamo scesi a 500). Dopo Su un raggio di sole, è arrivato Mi stai ascoltando?. Tutti i miei libri si alimentano a vicenda, in un certo senso. Se si leggono in ordine si può vedere dentro la mia anima, probabilmente”.

mi stai ascoltando? Tillie Walden

Trottole è un memoir grafico sulla sua esperienza con il pattinaggio artistico da adolescente: si percepisce un’atmosfera di tensione e sacrificio, ma anche, in un certo senso, di resa, come se la Tillie protagonista fosse consapevole di dedicare tutte le proprie energie a qualcosa che ama, ma che non è il suo destino. Che ruolo ha avuto il pattinaggio nella sua vita e che legame c’è, se esiste, con il
disegno?
“Credo proprio che un legame ci sia. L’intensità con cui pattinavo, e il modo in cui mi sentivo a riguardo, si collegano senz’altro al mio modo di fare arte. Non riesco a fare niente a metà. Non potrei disegnare fumetti solo per svago. Ho dovuto buttarmici a capofitto, esercitarmi tutti i giorni, padroneggiare il mezzo. In un certo senso, ringrazio il pattinaggio per avermi fornito tanta disciplina. Ma, allo stesso tempo, mi piacerebbe anche essere in grado di prendere le cose un po’ più alla leggera, di esplorare una forma d’arte anziché fiondarmici a capofitto, non so se mi spiego”.

E come ha capito che la sua strada erano i fumetti?
“I fumetti non sono diventati la mia carriera in maniera intenzionale. Ho iniziato a disegnarli così spesso, in modo un po’ ossessivo, che qualcuno li ha scoperti e ha voluto pubblicarli. Mi pareva sbagliato rifiutare, al tempo, e sono entrata in questo ciclo: disegno, vengo pubblicata, disegno di nuovo, e così via. Solo negli ultimi anni mi sono davvero fermata un attimo a considerare cosa avevo fatto, cosa tutto ciò avesse comportato”.

Può interessarti anche

In effetti lei è un’autrice precocissima, e questo dato anagrafico viene fatto presente spesso. Sente mai una certa pressione?
“È materiale per un titolo facile (ride, ndr). Cerco di non pensarci troppo, perché tanto finirà appena invecchierò. Non vedo l’ora che arrivi quel giorno. Non credo di sentire della vera pressione, anche se spesso diventa una faccenda personale. Da quando è uscito il mio primo libro ho avuto un sacco di tempo per pensare ai miei successi e interagire con numerosi artisti. E ho notato che, per tante persone, l’avere pubblicato i miei libri quando ero giovane sembrava quasi un giudizio verso di loro, per il fatto che loro non avevano trovato prima il successo. Non so se ha senso. In sostanza, la gente si comportava in modo strano con me. Per questo non auguro a nessuno un successo così precoce. C’è una tale pressione perché, in generale, il successo arrivi in fretta… Ed è ovvio che dicendo queste cose non sembro essere per niente grata – e invece lo sono enormemente, per la carriera che ho avuto finora. Ma solo perché tutto ciò ha un bell’aspetto sulla carta, non significa che sia stato chissà quale divertimento. Sono stata in grado di portare a termine tanti libri passando tutti questi anni a lavorare e basta, rinunciando a molte altre occasioni. Temo di star uscendo dal seminato… Era da parecchio che non rispondevo a una domanda di questo tipo. Chiudo dicendo che i miei migliori amici hanno 50 anni, mi hanno aiutato loro a trovare un equilibrio”.

Tutti i suoi fumetti si basano su uno specifico senso di sospensione, forse la sua cifra stilistica più evidente. Mi stai ascoltando? ha invece una trama molto lineare e quasi dà vita un thriller onirico, a metà tra Lynch e Miyazaki, e ambientato in Texas. Che ruolo hanno gli spazi (e i luoghi) nel suo fumetto? Cosa raccontano?
“Ma che gentile! Mi chiedo sempre se i miei libri finiscano per comunicare un senso di suspense, o se sia solo una mia impressione. Per me i luoghi e lo spazio sono estremamente importanti, l’ambientazione ha contato fin da sempre più dei personaggi. I luoghi mi ispirano in maniera istintiva. Passo accanto a un edificio con una strana luce, o lungo una strada che non ho mai visto, e mi si illumina il cervello. Mi viene subito voglia di disegnare. A volte penso di non riuscire ad apprezzare fino in fondo quanto sia fortunata a essere viva e a poter camminare in un mondo che sembra così interessante. Non sono sicura di sapere poi come collegare tutto questo alla storia a cui lavoro, ma so che i luoghi sono sempre il mio punto di partenza e di arrivo. Ciò che accade nel mezzo, immagino lo capirò alla fine”.

SU UN RAGGIO DI SOLE tavolaA proposito delle sue tecniche, che ruolo ha il colore? Come cambia in ogni suo progetto, che significato ha?
“Io odio colorare! In effetti sentirmelo confessare potrebbe stupire, considerato quanto mi ci dedico. Mi piace colorare nei miei quaderni, ma colorare i fumetti è una scocciatura. Se fosse possibile, farei solo fumetti in bianco e nero… Ma l’industria del fumetto americana si è pronunciata diversamente. E visto che che devo colorare, cerco e trovo delle modalità per renderlo interessante, il che di solito prevede di usare i colori in maniera emozionale, tentando di esaltarne alcuni che accentuino i sentimenti di una scena”.

A quali progetti sta lavorando al momento?
“Posso dirlo, visto che è stato annunciato da poco: sto lavorando al primo volume di una trilogia chiamata Clementine, che è ambientata nell’universo di The Walking Dead. Sì, sto per realizzare tre graphic novel a tema zombie. Un vero spasso. Sto anche lavorando a un altro libro, ma non è stato ancora annunciato… Accidenti… Comunque è all’opposto di Clementine, che ha molta azione. Sarà molto tenero, molto grazioso”.

Fotografia header: Tillie Walden fumetti graphic novel

Libri consigliati