Una storia con un lieto fine alternativo: “Una vita bella”, il nuovo romanzo di Virginie Grimaldi, ruota attorno al rapporto tra due sorelle, l’una caratterialmente l’opposto dell’altra. Dopo anni di lontananza e silenzi, si ritrovano nella casa delle vacanze in occasione della scomparsa dell’amata nonna…

Cosa può cullare i ricordi più del canto dell’oceano, quante storie dimenticate possono essere riportate a galla dalle sue onde?

Questa si potrebbe definire la colonna sonora del nuovo romanzo di Virginie Grimaldi, Una vita bella (e/o, traduzione di Alberto Bracci Testasecca), ambientato sulle coste del piccolo paese basco francese di Anglet, in una dimensione fiabesca e quasi onirica, fatta di cieli limpidi e stellati e di spiagge infinite.

L’intera vicenda ruota attorno al rapporto tra due sorelle, Emma e Agathe Delorme, l’una caratterialmente l’opposto dell’altra, che dopo anni di lontananza e silenzi si ritrovano nella casa delle vacanze in occasione della scomparsa dell’amata nonna, Mima.

È in questo frangente che oggi singolo oggetto, ogni scatolone, fa riemergere una parte della loro infanzia e di tutto quel vissuto che è rimasto sepolto sotto la polvere e tra le pieghe dell’età adulta, senza per questo scomparire mai del tutto.

Nel corso di sette giorni le due sorelle si trovano a confrontarsi, Agathe potrà finalmente svelare la leggerezza nascosta dietro la maschera seria e responsabile sorella maggiore, mentre Emma scoprirà il lato drammatico della sorella minore, in un valzer di episodi commoventi e a tratti comici.

Il racconto è un alternarsi di flashback in cui i momenti delle loro vite da bambine sono dolcemente tratteggiati da un linguaggio infantile, gli episodi tornano alla mente con vivacità, con le gioie degli istanti più semplici, con le piccole gelosie che caratterizzano il rapporto tra sorelle e con il dolore di assistere ai litigi e ai cambiamenti degli adulti che le circodano.

In questa vicenda familiare, l’autrice è estremamente sincera nel raccontare dinamiche ed emozioni, tratteggia con estrema precisione quei momenti di profonda nostalgia che prendono il sopravvento nel rivedere un luogo, nel rivivere un particolare momento della nostra vita, ma allo stesso tempo ci lascia prendere coscienza del fatto che – man mano si avvicina l’età adulta – scegliamo quale percorso intraprendere, e non sempre un legame è destinato a rimanere indissolubile e immutabile per sempre, sia esso di sangue o meno.

Virginie Grimaldi ci regala una storia con un lieto fine alternativo, non tutti i pezzi della nostra vita e dei nostri legami sono destinati a tornare perfettamente al loro posto, ed è giusto che sia così. Molto spesso chiediamo alle persone di rimanere uguali a quella fotografia che abbiamo scolpita nel nostro cuore, senza tenere conto degli eventi che hanno dovuto attraversare giorno dopo giorno.

Con un pizzico di realismo, l’autrice ci chiede comunque di assaporare i gesti non eclatanti che sono portatori di piccoli momenti di felicità e ad avere cura dei nostri ricordi più preziosi, un tesoro da custodire anche quando le persone che ce li hanno donati hanno intrapreso un sentiero diverso.

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Fotografia header: Virginie Grimaldi, nella foto di Photo Pascal Ito © Flammarion

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