Ospite di un convegno alla Normale di Pisa, Mariagrazia Mazzitelli, attuale direttore editoriale, ha ripercorso la storia dell’archivio della casa editrice fondata nel 1862 da Adriano Salani. Un viaggio affascinante nel mondo delle copertine dei libri

Dal 10 al 12 dicembre la Normale di Pisa ha ospitato un convegno dal titolo “Diffondere la cultura visiva – L’arte contemporanea tra riviste, archivi e illustrazioni”. Tanti gli ospiti, italiani e stranieri, intervenuti nel corso delle tre giornate. Tra questi anche il direttore editoriale della Salani Mariagrazia Mazzitelli, che ha parlato del ruolo dell’archivio della storica casa editrice fondata nel 1862 da Adriano Salani e oggi appartenente al gruppo GeMS (editore de ilLibraio.it), ricostruendone la grande storia editoriale. Qui di seguito, la trascrizione del suo intervento.

di Mariagrazia Mazzitelli

Buon pomeriggio a tutti. Sono un’outsider qui, non un’accademica, questa mia breve relazione avrà più i tratti di una conversazione fra appassionati per fare il punto sulla particolarità dell’Archivio Salani, del suo fondo di illustrazioni e del lavoro che il Laboratorio di Documentazione Storico Artistica della Scuola Normale di Pisa ha realizzato, tralasciando la storia delle produzioni e delle collane, ampiamente trattate nel volume Libri buoni e a buon prezzo di Ada Gigli Marchetti, apparso nel 2011.

«…Quanto ci hanno influenzato i romanzi della “Biblioteca dei miei ragazzi”? Credo che per molti di noi, a cui i critici malevoli fanno risalire il gusto per il mistero e l’immaginazione labirintica ai narratori russi, la “Biblioteca dei miei ragazzi” sia stata all’origine della formazione del nostro immaginario…»
(Umberto Eco, La bustina di Minerva, 13 novembre 1988)

Umberto Eco è stato sin dall’inizio della storia della nuova Salani a metà degli anni ’80 un entusiasta sostenitore della casa editrice rinata e del tesoro custodito nell’archivio. E ne ha motivo. L’ Archivio storico della Salani, fondata nel 1862 da Adriano Salani a Firenze, una delle più antiche case editrici italiane ancora in attività, che fa oggi parte del gruppo editoriale indipendente Mauri Spagnol (GeMS), è una meraviglia e motivo di orgoglio per la casa editrice. E’ uno dei più completi archivi editoriali del panorama nazionale, vivo e aperto alla consultazione, giacimento di tesi universitarie e di immagini di libero accesso ove possibile, parte dagli anni ’90 dell’Ottocento e giunge al 1986, quando la società, ormai in liquidazione, fu acquisita dalla Longanesi. E fu acquisita proprio per le sue illustrazioni, che appartenevano all’immaginario giovanile di Mario Spagnol, editore della Longanesi. Come riportato da Guglielmo Tognetti, storico personaggio dell’editoria italiana, braccio destro di Spagnol e vicepresidente della Salani: “ Dalle mie visite fiorentine riporto a Spagnol l’emozione di toccar con mano molti dei libri perduti della sua infanzia e che anch’io ricordavo d’aver visto, e in qualche caso letto, nella bibliotechina della scuola o in casa di qualche compagno più fornito. La teleferica misteriosa, Otto giorni in soffitta, L’erede di Ferralba, senza dimenticare i curiosi libretti di autore Delly che da bambino avevo spiato in mano a mia madre, la Primula rossa della Baronessa Orczy che avevo letto un secolo prima appassionandomi tanto. E la bella edizione dell’Inferno con le illustrazioni di Salvador Dalì. E i volumetti di Topolino, novità assoluta dei primi anni Trenta. Ma anche la ricca produzione di libri religiosi caratteristica dell’opera di Mario Salani, fra cui La Sacra Bibbia tradotta dai testi originali a cura del Pontificio istituto biblico. E c’erano naturalmente le copertine indimenticabili di Carlo Chiostri”.

L’archivio della casa editrice Salani conserva un patrimonio di circa 30.000 disegni preparatori per edizioni illustrate dalla fine dell’Ottocento agli anni ’70-’80 del Novecento, con alcune appendici che si affacciano perfino sul nuovo millennio.

Si passa così dai primi librettini illustrati a pochi centesimi, grazie ai quali Adriano Salani intraprese la sua prima attività, alle fortunatissime Biblioteca Illustrata e Biblioteca Economica, dai Librini del Cuccù ai Libri dei Ragazzi, per arrivare alle celebri serie dei Puffi e di Heidi ormai  a colori smaglianti. È un viaggio figurativo che diventa un’esplorazione inedita dell’immaginario visivo italiano, attraversando il processo di alfabetizzazione ottocentesco e il ventennio fascista, l’arrivo della televisione e lo sviluppo del fotoromanzo, ma anche i fumetti Disney, importati proprio per primi, contrariamente a quanto solitamente si crede, da Salani in Italia negli anni Trenta, con uno straordinario Topolino e il tesoro del 1935. Dalle sgargianti e affascinanti fate create dalla penna della Perodi e dagli acquerelli di Carlo Chiostri si arriva alle luminosissime tempere che fissano sulla carta le imprese del robot Mazinga. Insieme ai personaggi delle novelle mutano i colori e i tempi della ricezione, in un processo di visione e acquisizione mentale delle immagini che si fa negli anni sempre più veloce: dalle prime xilografie che scavano la pagina con segno fermo e duro, attraverso le fotozincografie in grado di restituire almeno in parte la varietà di tocco dell’artista, fino alle attuali rotative capaci di tradurre efficacemente gialli accesi e rossi infuocati.

Non solo tuttavia editoria per l’infanzia, ma anche collane dedicate appositamente ad un settore di pubblico costantemente in ascesa, quello femminile, che legge i romanzi della Invernizio alla fine dell’Ottocento nella Biblioteca Salani Illustrata, le opere della Delly nella Biblioteca della Signorine negli anni Venti e gli scritti della Magalì nei Grandi Romanzi Salani degli anni Sessanta e Settanta. Moltissimi italiani, almeno fino alla metà del Novecento, hanno imparato a leggere sui libri Salani. E continuano a leggere i nostri libri: basta pensare alle più recenti collane de “Gl’Istrici”, al Fantasy rappresentato da successi mondiali come Harry Potter, ma anche La bussola d’oro o La fabbrica di cioccolato, con autori di fama internazionale quali J.K. Rowling – l’autrice di Harry Potter – Astrid Lindgren, Michael Ende, Philip Pullman, Luis Sepúlveda, Roald Dahl, Daniel Pennac e tanti altri. Salani fu anche la prima casa editrice italiana a produrre quei libri illustrati fustellati – I Librini del Cuccù appunto – che oggi occupano grande spazio nel comparto bambini.

Il ruolo della Soprintendenza Archivistica

Il primo lavoro scientifico sull’Archivio Salani fu compiuto dalla Sovrintendenza ai Beni Archivistici della Lombardia, allora diretta dalla dott.ssa Maria Grazia Messina. L’Archivio, che è sempre stato aperto alla consultazione di studiosi e di puri visitatori – e tra questi indimenticabili sono i ricordi della commozione di chi rivedeva i libri della propria infanzia o di chi, come lo scrittore Sergio Ferrero, era in grado di elencare i titoli della Biblioteca dei miei ragazzi solo vedendo le coste – era al tempo accessibile solo da rubriche scritte a mano e gelosamente custodite e fotocopiate o, successivamente, da file di Word o di Excel. Non esisteva altro. L’archivio storico venne riordinato con grande pazienza dalla Dr.ssa Eleonora Saita, incaricata appunto della Soprintendenza Archivistica: operazione assolutamente non facile e alquanto faticosa, con la produzione di una banca dati informatizzata e conseguente inventario cartaceo strutturati su una descrizione in più livelli dal generale al particolare. L’inventario ha interessato la parte editoriale e amministrativa dell’Archivio Salani. Sono rimaste escluse le sezioni dei disegni, fatta oggetto successivamente di digitalizzazione da parte dell’allora Laboratorio di Arti Visive della Scuola Normale Superiore di Pisa, e l’archivio fotografico, del quale è stata data solo l’indicazione a livello di serie e di numero di cartelle che le costituiscono. Escluso anche l’archivio del prodotto, ossia la collezione dei libri pubblicati, di cui e` però presente presso la casa editrice un elenco a parte.

Per la parte editoriale e amministrativa, esso consta di 601 unità descrittive fra registri, pratiche e carte sciolte. Era sicuramente molto più vasto e ricco: ma, come scriveva senza mezzi termini lo stesso Mario Salani nel 1951, fu ‘devastato’ dal passaggio della Seconda Guerra Mondiale, che causò la perdita di praticamente tutta la documentazione dall’Ottocento fino alla metà degli anni Quaranta del Novecento. Altri danni ingenti subì la casa editrice dall’alluvione di Firenze del 4 novembre 1966, a causa della quale, fra l’altro, andarono perduti il magazzino centrale e tutti i flani. Le gravi perdite provocarono in seguito anche quelli che potremmo definire ‘danni collaterali’, dettati dalle immediate necessità di rendere nuovamente operativa l’azienda nel più breve tempo possibile, come la vendita degli stereotipi, le matrici in piombo della vecchia Casa Salani.

L’Archivio Storico si salvò miracolosamente dalla dispersione, che di solito colpisce duramente le carte di aziende fatte oggetto di molti passaggi, grazie alla sollecitudine e all’interesse continui di cui fu oggetto da parte di dipendenti, responsabili e anche istituzioni; la dichiarazione di notevole interesse storico da parte dalla Soprintendenza archivistica della Toscana con provvedimento del 3 agosto 1984 costituì, in tal senso, un passo fondamentale. Quando poi, negli ultimi mesi del 1986, la casa editrice Longanesi acquisì la Salani, fin dall’inizio non sottovalutò l’importanza del patrimonio storico dell’azienda fiorentina, tanto da acquistare l’archivio dei disegni, inizialmente escluso dalla vendita, a un prezzo addirittura superiore a quello pagato per il marchio editoriale. Trasferitolo nel 1998 dalla sede storica di Firenze in via del Giglio 15 a Milano nella sede della casa editrice in corso Italia e, successivamente nel 2004, col trasferimento degli uffici nella sede attuale di via Gherardini, la proprietà attuò in seguito un primo sommario riordino del fondo iconografico, i cui risultati vennero presentati nel 1999 con una piccola esposizione degli originali negli uffici che ebbe una vasta eco sulla stampa nazionale.

La documentazione copre dunque sostanzialmente il periodo dagli anni Trenta del Novecento riguardo la parte editoriale, e dagli anni Sessanta circa per quanto concerne la parte amministrativa (con massima concentrazione però tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta), terminando nel 1986. Per la parte editoriale (e di segreteria) conserva i contratti con gli autori e i disegnatori, corrispondenza diversa sempre con autori ma anche con istituzioni, agenzie letterarie, fornitori e altri, carte relative a collane e singoli progetti editoriali. Per la parte amministrativa conserva i registri contabili, i registri dell’editore e di magazzino, pratiche diverse, giacenze e pagamenti, acquisti di diritti su titoli o anche singoli personaggi (ricca e completa e` la documentazione inerente a fumetti e personaggi televisivi quali I Puffi, Ape Maia, Heidi, Mazinga, L’Uomo di Atlantide, Tenente Sheridan e così via).

La parte di archivio pervenuta era riunita in raccoglitori e, soprattutto per quanto riguarda la parte editoriale, in pacchetti di diverse dimensioni definiti Editoriali. Tali Editoriali riunivano il contenuto di cassettiere prelevato così com’era e confezionato secondo la vecchia prassi di magazzino della Salani, che preservava i documenti, avvolti in carta da pacco e ben chiusi con spago.

La vera scoperta del riordino da parte della Sovrintendenza è tuttavia relativa al fondo fotografico, custodito in casse mai aperte: l’amplissima sezione, databile fra il 1890 e il 1970 circa, conserva centinaia d’immagini – stampe in nero e a colori, negativi, lastre fotografiche – a corredo dei volumi pubblicati, nonché un piccolo archivio riguardante la casa editrice e le sue celebrazioni.

Gli scatti di repertorio provengono per lo più`da agenzie di stampa, principalmente l’Istituto Luce ma anche molte agenzie straniere, soprattutto per quanto concerne le unità riunite sotto la denominazione di Guerra e Guerra e Marina. L’archivio è organizzato per argomenti; le immagini venivano quindi riunite sia per essere utilizzate in volumi di argomento specifico, in particolare libri storici e manuali, sia per costituire una raccolta utile a qualunque evenienza e facilmente consultabile mediante parametri di ricerca generali.

Da segnalare, infine, la presenza di ritratti fotografici antichi (fine Ottocento-inizi Novecento) eseguiti dagli studi francesi Nadar (ritratti di Victor Hugo e Hector Malot e Reutlinger (ritratto di François Prévost), e dal fotografo italiano Vittorio Ecclesia di Vercelli (ritratto di Carolina Invernizio, autografato dalla scrittrice).

Il ruolo del Laboratorio di Documentazione Storico Artistica

L’archivio Salani è dunque un archivio completo nelle sue parti di cartaceo, contratti, lettere, illustrazioni e fotografie, ma sicuramente la parte più straordinaria è costituita dalle illustrazioni. Attraverso di esse si delinea la storia dell’illustrazione italiana a cavallo dei due secoli; è un viaggio figurativo che diventa un’esplorazione inedita dell’immaginario e una storia dello sviluppo del Paese. È uno scrigno di memoria, di editoria e, soprattutto, di bellezza, una miniera straordinaria di creatività, artigianato, lavoro, tecnica. Ha un valore morale, come abbiamo visto è stato salvato dai suoi dipendenti durante l’alluvione di Firenze nel 1966; è stato conservato negli anni con estrema cura prima nella sede di via del Giglio e poi trasferito a Milano; è notificato dallo Stato; è stato oggetto di riordino per la parte editoriale e amministrativa a cura della Soprintendenza archivistica della Lombardia, e successivamente catalogato e acquisito in rete per la parte riguardante le illustrazioni grazie al lungo lavoro di Giorgio Bacci del Laboratorio di Documentazione Storico Artistica della Normale di Pisa, diretto dal professor Massimo Ferretti. Una grande fortuna per la casa editrice Salani che dirigo, e ricordo perfettamente quando un giovane ricercatore pisano, timido ma determinato, chiese di parlarmi e di poter organizzare un incontro tra i responsabili della Salani e il professor Ferretti appunto con un ambizioso progetto – e una manna per noi che da tempo pensavamo come fare ma non avevamo né le risorse, come quasi sempre in editoria, né soprattutto le competenze per la digitalizzazione dei bozzetti originali contenuti nell’Archivio Disegni della casa editrice. Era il 2008.  Bacci conosceva l’Archivio dal 2005, vi aveva lavorato durante il suo perfezionamento, mentre scriveva un saggio concernente l’editoria popolare del secondo Ottocento, nell’ambito di un progetto di ricerca riguardante il rapporto tra testo e immagine tra ‘800 e ‘900, in particolare nei testi naturalisti o di indirizzo popolare. Fu tutto sommato facile avviare una convenzione tra l’allora Laboratorio di Arti Visive della Scuola Normale Superiore di Pisa e la Adriano Salani Editore. Un lavoro che si sarebbe concluso nel 2012 con la celebrazione dei 150 anni della casa editrice e con una mostra organizzata al Castello Sforzesco di Milano. Tuttavia, sin dagli inizi del riordino, era già chiaro quello che sarebbe stato il punto di forza di una eventuale futura esposizione e del lavoro: la valorizzazione di un tesoro grafico inestimabile, fondamentale per tracciare un profilo della storia dell’illustrazione in Italia a partire appunto dal 1862.

Il lavoro di digitalizzazione, schedatura e traduzione on-line dell’Archivio Disegni della casa editrice ha portato, ad oggi, a rendere disponibili 3.393 volumi, 736 autori, 204 illustratori, 27.162 illustrazioni (su un totale stimato dalla Soprintendenza Archivistica della Lombardia di 27.631). Il progetto, consultabile da allora sul sito, è confluito ora nel database “Capti” collegato al progetto Firb cui dobbiamo queste giornate di studio.

Contestualmente sono stati “messi in sicurezza” e dislocati in appositi contenitori ignifughi, migliaia di disegni che al momento della partenza del progetto erano ancora conservati in faldoni provvisori di cartone, ivi comprese numerose illustrazioni di artisti contemporanei, che non erano ancora state classificate e schedate.

È stata poi svolta un’operazione di attribuzione di copertine, riconducendole all’illustratore e al relativo volume, ricostruito nella sua interezza, individuando dati come il contratto dell’autore e dell’illustratore, la data del disegno e quella della pubblicazione, la collana (le collane nel caso di riedizioni successive), oltre naturalmente alla scheda tecnica della singola illustrazione.

Il progetto ha dunque consentito non solo di digitalizzare le immagini censite, ma anche di estendere la conoscenza dell’archivio, documentando in profondità l’esistente e completando l’operazione di schedatura non terminata dalla precedente prima ricognizione archivistica. In tal senso, è possibile affermare che le illustrazioni conservate siano ben più di 27.631, avvicinandosi e probabilmente superando la cifra di 30.000 (è plausibile pensare a circa 32.000).

L’archivio è stato inoltre valorizzato da un punto di vista scientifico, come attestano le pubblicazioni e le partecipazioni a convegni, nazionali e internazionali, dove sono stati presentati e approfonditi aspetti inediti della produzione Salani.

Il lavoro è culminato con la mostra dei 150 anni (svoltasi dal 18 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013) e la produzione del relativo catalogo. Curata da Giorgio Bacci, promossa dal Comune di Milano e dalla casa editrice Salani, con un comitato scientifico composto da Giorgio Bacci, Antonio Faeti, Massimo Ferretti, Miriam Fileti Mazza, Walter Fochesato, Paola Gibbin, Ada Gigli Marchetti, Giovanna Mori, Paola Pallottino e Eleonora Saita, “Da Pinocchio a Harry Potter” si è tenuta nelle Sale Viscontee del Castello Sforzesco di Milano, con ingresso gratuito. Sono state esposte oltre 300 opere provenienti dall’archivio e messe a disposizione da illustratori che hanno lavorato negli anni con la casa editrice. Protagonisti assoluti sono state le storie (dai Libri colorati delle fate a Pinocchio, da Sussi e Biribissi a Mazinga, sino a Harry Potter) e gli illustratori di cui sono state esposte le tavole originali: da Carlo Chiostri e Ezio Anichini a Luigi e Maria Augusta Cavalieri, da Carlo Vitoli Russo a Ugo Signorini, da Fiorenzo e Giovanni Faorzi a Gastone Rossini, solo per citarne alcuni, per arrivare a disegnatori e illustratori contemporanei del calibro di Emanuele Luzzati, Quentin Blake, Tony Ross, Mimmo Paladino, Tullio Pericoli, Sergio Staino, Altan e numerosi illustratori italiani contemporanei noti sia in patria che all’estero. Un percorso visivo organizzato in sezioni.

Grande è stato il successo di pubblico e di critica: oltre 23.000 visitatori e moltissima attenzione dalla stampa italiana. Famiglie intere hanno visitato la mostra: abbiamo visto da nonni ai bambini piccoli girare per le sale e uscirne, oserei dire, con un senso di contentezza e felicità. La mostra successivamente è approdata a Vaiano, in provincia di Prato, dal 28 settembre al 27 ottobre 2013.

Senza il prezioso e lungo lavoro di Giorgio Bacci e di Eleonora Saita, che qui ringrazio, non avrei mai potuto raccontarvi questa storia, io che, come loro sanno, passo le giornate sepolta viva ancora dalle carte, nonostante l’era del digitale, nella piccola stanza dei miei uffici milanesi per continuare la storia di questa casa editrice insieme a un gruppo straordinario di giovani colleghi appassionati. Nel logo dei 150 anni della Salani c’è tutto: sì, dal 1862 più felici con un libro. Grazie.

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