È la notizia del giorno, nel mondo del libro. Insieme a molti soci, Elisabetta Sgarbi, ormai ex direttore editoriale della Bompiani, ha fondato una nuova casa editrice, “La nave di Teseo”. E in una lunga intervista a ilLibraio.it racconta cos’è successo in questi mesi (compreso l’incontro “con Marina e Silvio”), entra nei dettagli della nuova avventura, ammette (con una battuta) che le sarebbe piaciuto se la nuova realtà avesse portato il suo nome (“Ma non è la mia casa editrice. È molto comparirne tra i fondatori insieme a persone cui mi lega amicizia, letteratura, e futuro”) e parla del suo passato in Bompiani. Tra le altre cose, sottolinea: “Ho trascorso molti mesi a tentare di trovare un accordo con Mondadori e Rcs, una soluzione di compromesso. Quando ho capito che non era possibile, ho riferito le posizioni a Eco e gli altri autori del gruppo. Loro ne hanno preso atto, e hanno deciso per un’altra e nuova realtà. Cui, ovviamente, coerentemente, mi sono associata”. Non mancano le critiche al precedente datore di lavoro: “Se penso che, date le dimissioni, in Rcs ci hanno messo 6 ore per togliermi il badge di ingresso, una notte per sconnettere il mio account, dopo 25 anni di lavoro, mi viene da pensare che mi avrebbero trattato meglio da Mondadori…”

La nave di Teseo sarà una casa editrice indipendente che vuole crescere e che ha le risorse professionali e letterarie per farlo. Non nasce contro nulla e nessuno, ma nasce con un’idea di editoria che mi corrisponde, e che penso di aver tentato di interpretare da Bompiani”.

È la tarda sera di ieri quando, reduce da un confronto con l’Amministratore Delegato di Rcs Libri Laura Donnini, Elisabetta Sgarbi, nel giorno delle dimissioni (insieme a lei hanno lasciato Mario Andreose ed Eugenio Lio) ci dà appuntamento all’indomani per approfondire il suo nuovo progetto (di cui si vociferava da tempo), annunciato con un comunicato nel tardo pomeriggio (qui tutti i dettagli, ndr). A casa sua la aspettano Umberto Eco e gli altri protagonisti della nuova avventura, oltre a un risotto (spazio anche a un collegamento via Skype con Michael Cunningham, come svelato dall’unico giornale presente alla serata, Repubblica).

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Elisabetta Sgarbi, tra i soci della sua “nave” (che avrà un capitale “tra i 5 e i 6 milioni di euro”) ci sono molti scrittori, ma anche editori come Jean Claude e Nicky Fasquelle, oltre a imprenditori come Guido Maria Brera. Chi sono gli altri  “rappresentanti della società civile” che le hanno dato una mano, a parte il finanziere Francesco Micheli, che per tre anni ha messo gratuitamente a disposizione i locali in via Jacini, nel centro di Milano?
“Si tratta di privati che hanno creduto nel nostro progetto decidendo di investirci. Se lo riterranno opportuno, potranno manifestarsi direttamente. Quello che trovo importante, in questo momento, è la spontanea aggregazione di molta energia che registro intorno alla nuova casa editrice”.

“La nave di Teseo” potrà permettersi di partecipare alle grandi “aste”, o di pagare anticipi importanti ad autori importanti?
“Certamente. Se ne vale la pena”.

Veniamo appunto ai libri, l’elemento imprescindibile: le pubblicazioni cominceranno in primavera, in tempo per il Salone di Torino. Nel 2016 pubblicherete una cinquantina di titoli (metà novità, metà catalogo): non le chiedo con quale titolo partirete, ma almeno di svelare alcuni degli autori che proporrete senz’altro nel corso del primo anno…
“Ora faremo il punto, anche con la rete di promozione. Sa, ricomincio da capo, è un inizio. E con umiltà, faremo un bel programma editoriale”.

Al Corriere della Sera ha spiegato: “Non ho nulla contro la Mondadori. Non serbo motivi di attrito con la proprietà e men che meno con il management. Credo però che questa acquisizione non sia un’iniziativa solo commerciale, ma qualcosa di molto più importante. Alcuni editori non hanno una posizione precisa sul fatto di entrare in un grande gruppo. Io sì e sarebbe lo stesso se, come dice Umberto Eco, al posto di Berlusconi ci fosse Nichi Vendola…”.
“Il succo era: il problema non è chi sia il proprietario, ma l’idea di editoria dietro questo progetto”.

Lei è stata tra le primissime a criticare la discussa operazione-Mondazzoli. Dica la verità, ha iniziato a pensare a questo progetto già a fine 2014-inizio 2015, quando sono arrivate le prime voci legate all’acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori?
“Ho detto che sarei stata dalla parte degli autori e che, conoscendo le aziende, ero molto preoccupata. Non era difficile essere una Cassandra. Comunque, ho trascorso molti mesi a tentare di trovare un accordo con Mondadori e Rcs, una soluzione di compromesso. Quando ho capito che non era possibile, ho riferito le posizioni a Eco e gli altri autori del gruppo. Loro ne hanno preso atto, e hanno deciso per un’altra e nuova realtà. Cui, ovviamente, coerentemente, mi sono associata”.

Veniamo all’incontro con Marina Berlusconi. A Repubblica lei ha raccontato: “Non ha capito perché ce ne andiamo. E soprattutto non ha accettato la possibilità di una nostra autonomia editoriale e gestionale. Neppure comprende a cosa possa servirci. Eppure le abbiamo offerto in cambio l’opera omnia di Eco, di cui Mondadori vorrebbe fare il Meridiano…”: ci sveli qualche dettaglio in più sul vostro incontro: quando è avvenuto il primo? Qual era il suo obiettivo? Trovare un accordo con Mondadori, nuovo proprietario di Bompiani? È vero, come ha scritto La Stampa, che per mesi ha trattato con Segrate perché entrasse con una quota nella nuova casa editrice?
“È stata un’intervista con molte persone e non tutto si poteva trascrivere letteralmente. Benché Merlo abbia ben riportato lo spirito della casa editrice. Gli incontri con la Mondadori – Ferrari, Ernesto Mauri (soprattutto), e una volta con Marina e Silvio – si sono svolti nella più assoluta cordialità e, devo dire, stima nei miei confronti. Se penso che, date le dimissioni, in Rcs ci hanno messo 6 ore per togliermi il badge di ingresso, una notte per sconnettere il mio account, dopo 25 anni di lavoro, mi viene da pensare che mi avrebbero trattato meglio da Mondadori. Il problema è che rimanevano due posizioni distanti: quella degli autori e quella, appunto, della proprietà. Io capisco che Mondadori, presa la Bompiani, decida di tenersela per intero, costi quel che costi. Ma non è la stessa Bompiani, senza Eco e altri autori che ne costituiscono l’identità e il volto. Ognuno avrebbe dovuto rinunciare a qualcosa per tenere la Bompiani unita. Ma se si è proprietari del 100% di qualcosa, non si è tenuti a raggiungere accordi. Tutto qua. Ho dovuto scegliere tra una Bompiani in cui non mi sarei riconosciuta e una nuova casa editrice. Ho scelto La nave di Teseo”.

“La nave di Teseo” guarderà anche al digitale e al web? Punterete su ebook e internet (lei, tra l’altro, è attiva personalmente anche su Facebook e Twitter)?
“Oggi non si può fare a meno di guardare al web e alla comunicazione digitale, La nave di Teseo sarà un editore e un editore parla il linguaggio del mondo in cui vive. E, su questo, gli autori che sono con noi ci aiuteranno molto.”

Anche Umberto Eco ha ammesso che si tratta di un progetto rischioso (Eugenio Lio, a questo proposito, su Repubblica è stato rassicurante: “Abbiamo una struttura professionale, mestieri, competenze, un presidente che è un commercialista, direttori e marketing. Siamo una società srl. Altro che cooperativa”): dica la verità, ha un po’ paura? O in queste ore prevalgono entusiasmo ed eccitazione?
“In questo momento credo serva molta determinazione. La paura è un basso continuo, la si deve sentire, ma non deve prevalere. Eugenio non ha usato tutti quei plurali: ha detto che è una casa editrice classica, con funzioni e strutture determinate in base alla competenze professionali. Rimaniamo una struttura agile. Altro che cooperativa, invece, lo ha detto”.

Le mancherà la sua Bompiani (ora diretta ad interim da Massimo Turchetta, ndr), nei cui uffici ha lavorato per un quarto di secolo?
“Ieri sera, dopo avere consegnato la lettera di dimissioni anticipate, nella mattinata, via mail, ho chiamato Elena Rocco e Sergio Daniotti. Lei non li conosce, ma ‘fanno’ i libri per tutte le case editrici del gruppo. Per me erano un mondo, risolvevano con creatività mille problemi e, senza di loro, i libri di cui ci facciamo vanto non sarebbero neppure pensabili. La mia storia, la Bompiani, sono anche e soprattutto loro. Erano al funerale di mia mamma. Mi ricorderò l’abbraccio di ieri sera e, se possibile, vorrei ringraziarli anche da queste pagine”.

Ha già salutato il suo staff? Cosa sarà la Bompiani senza Elisabetta Sgarbi (e tanti importanti autori)?
“Ora scriverò una mail, chiedendo a qualche amico all’interno della Rcs di spedirla a mio nome, perché è stato tutto disattivato. Ho salutato chi potevo. Molti no, e mi spiace. Ma insomma, con tutti ci rivedremo. La Bompiani è il mio passato. Se l’Antitrust vorrà restituirgli l’integrità, La nave di Teseo sarà pronta a un abbraccio”.

Un’ultima curiosità: non ha mai pensato di dare alla nuova casa editrice il suo nome?
“Certo. Mi sarebe piaciuto. Ma non è la mia casa editrice. È molto comparirne tra i fondatori insieme a persone cui mi lega amicizia, letteratura, e futuro”.

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Lo speciale de ilLibraio.it su “Mondazzoli”, con notizie, interviste, retroscena e aggiornamenti sull’acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori

Fotografia header: Elisabetta Sgarbi (direttore editoriale della Bompiani)

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