Oriana Conte è la giovane fondatrice della casa editrice torinese SuiGeneris (tra i suoi autori anche un diciassettenne che ha riscritto Lolita). E si racconta in un’intervista a ilLibraio.it

SuiGeneris è una giovane casa editrice indipendente. Tra i suoi autori, un cantautore, un esperto di improvvisazione poetica, ma anche un diciassettenne che ha riscritto Lolita. Per capire meglio l’origine del curioso nome e l’attività del marchio abbiamo intervistato Oriana Conte, la mente dietro al progetto, che dopo un Master in editoria ha deciso di diventare editrice.

Quando è nata SuiGeneris e perché ha deciso di chiamarla così?
SuiGeneris nasce ufficialmente il 27 novembre del 2014. L’idea di avere una casa editrice deriva dal desiderio della lettrice a cui piacerebbe essere quella che ha scoperto l’autore e ha avuto in mano il manoscritto per prima, o almeno ne ha capito le potenzialità per prima. SuiGeneris deriva dalla locuzione latina sui generis, di cui mi piace il suono e il significato di ‘atipico’. Le locuzioni sono le forme lessicalizzate per eccellenza, andrebbero scritte, per essere corrette, sempre nella forma in cui si sono standardizzate. Mi piaceva che nel logo fossero infrante due regole: manca lo spazio tra sui e generis, la S e la G sono maiuscole. SuiGeneris è così una parola nuova pronta a caricarsi di tutte le connotazioni che avrà la casa editrice. Questa nuova parola si sposa con il motto della casa editrice ‘Ogni autore è un genere a sé’, ed esprime un’apertura, una coscienza dei canoni e la possibilità di infrangerli per crearne di diversi. La S e la G, maiuscole entrambe, esprimono anche un mio personale lato giocoso nell’utilizzo dei caratteri tipografici. L’uso di una maiuscola o di una minuscola, di un font o di un altro font permette di veicolare, tramite il significante, significati diversi. I libri di SuiGeneris sfruttano le potenzialità visive dei caratteri tipografici. A tal proposito consiglio di sfogliare l’ultima pubblicazione Al cuore non si comanda, ai dipendenti sì del cantautore Davide Di Rosolini”.

L’età media dei suoi autori è abbastanza bassa. Anche lei è giovane. Quanto è importante dar voce alle nuove generazioni?
“Sto leggendo Memorie di un editore, un libro su Kurt Wolff, l’editore che pubblicò Kafka, Walser, Trakl, Kraus, ecc., e che Calasso in L’impronta dell’editore consiglia di approfondire se si vuole conoscere la letteratura tedesca. Kurt Wolff era giovanissimo, aveva ventisei anni quando aprì la sua casa editrice. Tantissimi i protagonisti del mondo dell’editoria che hanno iniziato giovanissimi. Si pensi agli editori di Marcos y Marcos e di minimum fax, ai numerosi lettori di professione. In Memorie di un editore Kurt Wolff si domanda perché nel momento in cui la sua casa editrice aveva raggiunto un buon pubblico, autori di case editrici più affermate, grandi e prestigiose si rivolgessero a lui per proporgli la pubblicazione delle loro nuove uscite. Molti volevano essere pubblicati nella ‘casa editrice della giovane generazione’. E come spiega Kurt Wolff tra le sue pubblicazioni c’erano anche autori di una certa età. Non era l’età anagrafica degli autori, ma l’impostazione della casa editrice a creare attorno a sé l’idea di rappresentare uno spirito giovane”.

Vorrebbe fosse lo stesso per voi?
“SuiGeneris
ha nel catalogo autori di tutte le età. Tutti gli autori pubblicati fin ora sono esordienti e molti sono giovani e ciò è un bel rischio per un editore, ma è un rischio che mi piace e che voglio coltivare. Il secondo libro pubblicato, Carmen, una riscrittura postmoderna di Lolita, con una particolare scrittura al limite tra il narrativo e il poetico, è stato scritto da Vincenzo Grasso a soli diciassette anni. È importante che SuiGeneris sia individuata come una casa editrice giovane, nelle accezioni positive che il termine giovane restituisce come sinonimo di energia. Sarebbe uno splendido traguardo se riuscisse a diventare specchio di questi anni, più che di una generazione nello specifico, se riuscisse quindi a riflettere nella sua linea editoriale un quadro interessante della contemporaneità”.

Lei è molto attiva sul territorio di Torino, organizzando attività e incontri. Quanto è importante il legame tra casa editrice e cultura con l’ambiente circostante, nel tuo caso Torino appunto?
“Io amo Torino, trovo che l’ambiente sia pieno di stimoli. A Torino devo la scoperta di Massimo Pica, autore de IlMorandazzo2016, stand-up comedian originario di Ivrea, scovato durante la competizione Incipit, di Francesco Deiana autore di Storia della filosofia a sonetti, definito il ‘sonettista di Mirafiori’ dagli affezionati dei Poetry Slam e di Davide Di Rosolini cantautore e autore di Al cuore non si comanda, ai dipendenti sì. Lo spazio Incubatore del Salone Internazionale di Torino è stato inoltre in questi due anni un ottimo trampolino di lancio. Sulla polemica scoppiata tra Milano e Torino mi piace puntualizzare quanto poco questa sia nata per incrementare l’offerta culturale, nel momento in cui ha trasformato la lettura – l’attività che per eccellenza apre la mente – in una facciata per uno scontro di potere tra due città. Sarebbe stato più accattivante creare una sinergia tra i due contesti. Rimando a un video del Salone 2016 su YouTube , perché ci si possa fare un’idea dell’importanza che SuiGeneris dà al contatto diretto con il lettore. SuiGeneris ha sfruttato la ricettività della città organizzando presentazioni ed eventi”.

In quali spazi?
“Uno dei luoghi prediletti è stato la Cavallerizza, spazio occupato. SuiGeneris ha proposto, all’interno dei giovedì letterari, un corso di scrittura creativa che mi ostino a definire un corso non-corso. Con mia gioia alcuni dei partecipanti hanno proseguito gli stralci cominciati al corso non-corso. Mi sono divertita parecchio e lo terrò anche quest’anno. Devo a Torino una felice accoglienza, il MIP (mettersi in proprio) mi è stato di gran aiuto nella fase di apertura. L’attività si fonda inoltre sull’aiuto dei librai indipendenti, che sono una risorsa preziosa per i piccoli editori e per i lettori esigenti, tra le tante faccio menzione delle librerie Luna’s Torta, Comunardi e Il Ponte sulla Dora. Molte realtà seppur distanti tra loro creano una rete. Tramite gli Opening Doors alla Scuola Holden altri ragazzi si sono interessati alla casa editrice, alcuni, i più sui generis, hanno aggiunto altra carica. SuiGeneris si è servita anche di Jack il Gallo, ideato da Davide Battisti, per promuovere i suoi libri, rimando a un altro video. Anche l’Università di Torino ha aiutato la casa editrice che è cresciuta insieme agli studenti che hanno svolto e svolgono il tirocinio. SuiGeneris rimane una realtà ibrida e deve molto anche alla Sicilia, mia terra d’origine”.

Nonostante le donne siano le lettrici più forti, tanti scrittori e “addetti ai lavori” nell’editoria sono uomini. C’è una disparità?
“Gli uomini leggono di meno rispetto alle donne, ma scrivono di più: questo è sì un paradosso. Non vedo però una disparità né tra scrittori, né tra gli operatori del campo. O almeno, se c’è stata e ancora in qualche misura c’è, è destinata ad assottigliarsi fino a non essere più percepita o avere ragione di esistere. Ci sono numerose autrici donne, la loro scrittura è di qualità altissima, cito alcune delle mie preferite Agota Kristof, Christa Wolf, Natalia Ginzburg. Sia Voland sia NN edizioni sono due case editrici fondate da donne. Sugli scaffali e dietro gli scaffali di libri ci stanno a pari diritto sia uomini che donne”.

Quali sono i temi e i generi che secondo lei c’è più bisogno di affrontare oggi?
“È una domanda difficile a cui non so rispondere. Ho idea che la direzione attuale sia quella di prendere le distanze dal genere o di non avere un genere prediletto. Questa tendenza di alcuni autori contemporanei si trova nelle osservazioni fatte nel saggio dei Wu Ming, New Italian Epic 2.0. Ho pensato al motto di SuiGeneris ‘Ogni autore è un genere a sé’ prima di leggere New Italian Epic 2.0 e per me è stato sorprendente ritrovarvi una simile esigenza di distacco dagli scritti riconducibili ai parametri di un genere. Non so di quali tipi di autori ci sia bisogno, posso dire che racconti, teatro e poesia andrebbero promossi di più, vorrei che si allargasse la cerchia dei lettori di queste pubblicazioni. A mio avviso uno dei temi più scottanti da discutere è il canone, lo spazio dato agli autori nelle scuole. Noto ancora un vuoto dopo il primo ‘900, ed è un peccato fermarsi lì. I contemporanei hanno qualcosa da dire, dovrebbero avere più canali di ascolto”.

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