Alessandro Tommasi, imprenditore e co-fondatore di Will Media e ora di Nos, in “La rincorsa” – libro che incrocia biografia e fiction – racconta le tappe e le complessità che portano a un successo: inciampi e risalite, fortune, dolori – Su ilLibraio.it un estratto

Uno schiaffo, un bambino che ha commesso un errore innocente, la mano pesante di un padre militare severo e aspro, il piazzale di una caserma pieno di gente che osserva… Dopo quasi quarant’anni, quel dolore minimo ha assunto forme inaspettate e impreviste, e si riverbera ancora: da un’infanzia fatta di rigore e difficoltà a un’adolescenza segnata indelebilmente da un sogno infranto, fino a un’età adulta vissuta da protagonista del mondo delle start up.

Alessandro Tommasi, imprenditore e co-fondatore di Will Media (con un passato in Airbnb Italia e Lime), nell’autobiografico La rincorsa (Feltrinelli, nella collana tagli) – in cui verità e finzione si mescolano – racconta il suo percorso professionale, le tappe e le complessità che portano a un successo: inciampi e risalite, fortune, dolori. Ma, specialmente, cadute e rincorse, verso un domani ancora non scritto…

L’autore – che dal 2023 è fondatore di Nos (“il partito che stai cercando”) – dà vita a un immaginario, tra i più ambiti dalle nuove generazioni: un gruppo di amici e una start up da lanciare

La rincorsa di Alessandro Tommasi

Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo l’introduzione del libro:

Questo libro non è un manuale per start up. Questo libro non è un manuale delle istruzioni. Non dà verità assolute e non funziona per tutti. Anzi. Soprattutto, non ha la pretesa di farlo.

Ho sempre diffidato di chi promette formule magiche. Di chi indica una strada da seguire e assicura che, alla fine, ciò che si trova sarà uguale per tutti. Di chi afferma con sicurezza che chiunque troverà qualcosa.

Questo libro è altro: è una concatenazione di eventi che sono ferite, bias, momenti formativi ed errori. Alcuni eventi sono stati leggermente editati a fini narrativi, ma la sostanza e il loro effetto sono reali. In un libro, oggi a trentotto anni, non posso portare che questo: uno sguardo sincero, onesto. Vero. È tutto quello che ho.

Guardando al mio percorso, ho capito che molte cose potevano essere fatte diversamente, e ho imparato a riconoscere anche quelle che, in realtà, dovevano essere svolte esattamente nel modo in cui sono andate.

Ognuno è frutto delle circostanze nelle quali si ritrova a vivere, ed è spinto avanti da scelte, proprie o altrui, da incroci casuali e da porte sbarrate; i passi sono deviati dalle ferite, certe svolte sono possibili solo grazie a colpi di scena e di fortuna. Si ha l’illusione di operare sempre decisioni spontanee e volontarie, ma le ragioni delle nostre scelte vengono da lontano. Non sempre ce ne rendiamo conto. La fortuna ha un ruolo enorme nel successo o meno di un’iniziativa, di un’idea. Il contesto, i privilegi, gli incroci. Il duro lavoro e la conoscenza sono “abilitatori” secondari rispetto alla fortuna, anzitutto quella di avere il tempo per fare.

Per questo, ho deciso di raccontare chi sono, dove credo che la mia personalità, le mie insicurezze si siano formate, quando, come e se, soprattutto, sono riuscito a togliere qualche incrostazione e quali sono rimaste. Tutto questo serve solo per fare la tara alle decisioni prese e al contesto, psicologico prima di tutto, in cui le ho prese.

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Una nuova avventura imprenditoriale si può affrontare in molti modi, e quei modi dipendono da cosa abbiamo alle spalle. Non sono uguali per tutti il senso del rischio, quello di appartenenza, la necessità di sicurezza, la libertà di fallire e la tenacia di perseguire un obiettivo. Chiedersi come ci approcciamo a certi temi è necessario. Guardarsi allo specchio è il primo vero passo: capire chi siamo e da dove veniamo serve a comprendere di cosa sono fatte davvero le nostre aspirazioni. Quali sono davvero le nostre potenzialità e i nostri limiti. Tra le cose che più mi affascinano c’è la leadership, la stessa esistenza di una cosa simile, il suo impatto, la sua gestione, la ricerca dell’assertività e dell’utilità. Una chimera generatrice di motore perpetuo.

Un giorno, al bar Tommasi di Milano, confidai a Rocco, tra i miei più cari amici, che il mio ultimo capo mi aveva proposto 250.000 euro di stipendio e un bonus milionario per restare in azienda. Nel sentire quella cifra, Rocco sbottò: “E tu? Hai rifiutato? Dovevi restare! Ma guardaci, fratello! Noi abbiamo fatto gli imprenditori perché nessuno ci avrebbe mai assunto! Col cavolo che mi sarei preso questa fatica altrimenti”. Era ovviamente una provocazione, di recente ripresa anche da Jen-Hsun Huang, fondatore e amministratore delegato di Nvidia, al quale è stato chiesto cosa avrebbe fatto di diverso nel fondare l’azienda (una tra quelle di maggiore successo nel 2023). La sua risposta? “A saperlo, non l’avrei fatto! Il super potere dell’imprenditore è non chiedersi: ‘Quanto è difficile?’, ma ripetersi: ‘Quanto difficile potrà mai essere?’.”

(Continua in libreria…)

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