Lentamente, rutilante, tepore, uranico e… Maria Costanza Boldrini, al debutto nel romanzo con “Gli anni dell’abbondanza” (dal 10 gennaio), sceglie una lista di parole ispiranti, dalle etimologie inaspettate o dagli usi figurati sorprendenti, che possano illuminare il nuovo anno…
È comune norma stilare una lista di buoni propositi, a inizio anno. Nessuno, salvo pochissime ammirevoli eccezioni, vi si attiene. Perciò è più realistico fare una lista di parole ispiranti, belle, desuete, dalle etimologie inaspettate o dagli usi figurati sorprendenti, che possano illuminare, con i loro significati o anche solo i loro suoni, il cammino che si dipana dinnanzi a noi in questo 2025.
Mi sono presa la libertà di sceglierne sette.
Lentamente
Festina lente, dicevano gli antichi, cioè affrettati lentamente. Il tempo che ci è dato su questa terra è il bene più prezioso che abbiamo. Doloroso è accorgersi, di solito all’improvviso, in un giorno terribile per la sua banalità, che non si ha la più pallida idea di quanto se ne possegga. Siamo creature transeunti, e allora affrettiamoci, ma lentamente, assaporando, abbandonandoci anche alla contemplazione, e facciamo ciò che ci sta più a cuore, lasciando un segno, possibilmente luminoso, del nostro passaggio.
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Rutilante
Indulgere in parole dal suono effervescente è un piccolo piacere a cui non si dovrebbe rinunciare. Qui abbiamo un significato sfavillante, rosso e lucente, che brilla nella notte come un fuoco d’artificio. E il rutilante è anche il pirotecnico, il sorprendente, l’entusiasmante. Speriamo che ci aspettino momenti rutilanti, in questo 2025.
Tepore
Più discreto e confortante del calore, il cugino un po’ esibizionista e qualche volta eccessivo. Il tepore è la dolce temperatura che ci accoglie in casa quando torniamo dopo essere stati via, poco o a lungo, non importa: il forno è acceso e i biscotti stanno cuocendo, i bambini giocano col cane, qualcuno ci stava aspettando con trepidazione. Il tepore avvolge le membra, ma ancor più il cuore. Una parola per le giornate grigie, in cielo come nell’animo.
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Uranico
È del cielo, ma non è celeste, ha scaturigine nel mito, ma non è limitato ad esso. Dal formidabile e spaventoso Urano, personificazione della volta celeste nel pantheon greco, prende vita un aggettivo che ci porta nelle altezze senza andare a disturbare ciò che è sacro. Lassù, oltre al superno, possiamo trovare anche ciò che è fantastico: e se da una parte abbiamo le vertigini per delle idee uraniche, dall’altra ci brillano gli occhi per i sogni uranici che ci hanno investito nottetempo.
Silenzio
Pubblicità invasiva, surplus di informazioni, musica assordante, rumore di lavori per strada, cacofonia del traffico, ciance sciocche per ammobiliare la situazione imbarazzante… in quanti momenti della nostra vita il senso dell’udito è aggredito brutalmente da inutili onde sonore che ci distraggono! Addirittura, in questo nostro tempo rapido, fluido e sfuggente, si arriva quasi a temere il silenzio, a fuggirlo, quando in realtà esso non è altro che lo spazio che permette alle parole di avere significato, il luogo in cui le idee possono incubare, germogliare e infine sbocciare. Silenzio… lo auguro a tutti, a me stessa in primis.
Struggersi
È un verbo che ci impone di mettere da parte il pudore e la vergogna per i moti dell’animo più schietti e viscerali, quelli che ci mettono a nudo nella nostra totalità. Lo struggimento è la liquefazione della fibra di cui siamo composti, il dissolversi straziante di ogni resistenza di fronte al desiderio profondo, all’anelito che si perde nell’indicibile, nell’intoccabile, nell’irrealizzabile. È ciò che facciamo quando una tenera bellezza ci azzanna il cuore e ce lo fa in mille pezzi, è il meraviglioso dolore che proviamo quando ci rendiamo conto di quanto tutto sia particolare e universale al tempo stesso.
Lenire
Da una radice semplice, il latino lenis, cioè dolce, abbiamo una parola che ci permette di non cadere nella stucchevolezza dell’addolcire, né nel tecnicismo culinario dello zuccherare. Lenire è alleviare, è ammorbidire. Si lenisce la pelle irritata con una pomata, certo, ma è ancor più bello dire di saper come lenire il cuore di una persona cara con un abbraccio sincero. È parola delicata, è parola per animi in tempesta che cercano pace.
L’AUTRICE – Maria Costanza Boldrini è laureata in Lingue e specializzata in Giornalismo. Vive in Francia, dove lavora come traduttrice freelance e redattrice per Una parola al giorno, sito di approfondimento linguistico ed etimologico. Gli anni dell’abbondanza è il suo romanzo d’esordio, pubblicato per Nord e disponibile in libreria dal 10 gennaio.
A Valchiara, un piccolo paese dell’Italia del ‘900, vivono i Contini, un’umile famiglia come tante, benvoluta e che conduce un’esistenza povera ma dignitosa. Qualcosa cambia quando Beata, nonostante le proteste della madre, decide di farsi assumere alla Regia Fabbrica dei Sigari. Perché un misterioso miracolo si produce in lei: è la sua abbondanza, un dono che la rende la beniamina delle colleghe zigarare e il bersaglio dell’occhiuto sospetto dei controllori della fabbrica.
Un prodigio che si trasmette anche a sua figlia Clarice e alla nipote Antonia, benedette e maledette, ciascuna a modo suo. Tuttavia l’abbondanza non è sempre e può scomparire, in un attimo, a causa di un grande dolore. Dolori che segneranno la vita delle tre donne nel corso della loro storia e di quella italiana. Ma sapranno rialzarsi a dispetto di ogni difficoltà, anche grazie all’amore dei loro mariti…
Una saga generazionale che attraversa un secolo di storia italiana, dalla fine dell’Ottocento agli anni del benessere, passando per due guerre mondiali, il ventennio fascista e i mesi dell’occupazione nazista.
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