Ribelle. Politicamente scorretta. Passionale. Libera. Sibilla Aleramo (1876 – 1960) ha rotto ogni gabbia nella quale il suo tempo, la critica e la società hanno tentato di imprigionarla. Il Saggiatore ora raccoglie in un volume tutte le sue poesie
Ribelle. Politicamente scorretta. Passionale. Libera. Sibilla Aleramo (pseudonimo di Marta Felicina Faccio detta Rina) nella sua esistenza (Alessandria, 14 agosto 1876 – Roma, 13 gennaio 1960) ha rotto ogni gabbia nella quale il suo tempo, la critica e la società hanno tentato di imprigionarla. Dalla decisione di abbandonare un marito non voluto e un figlio molto amato per inseguire la propria indipendenza alla tormentata storia d’amore con Dino Campana, dalla scandalosa relazione con Lina Poletti alle prese di posizione antifasciste, di ogni sua scelta, di ogni suo sacrificio e delusione, di ogni suo trionfo e successo, i suoi versi hanno trattenuto l’essenza.
Il volume Tutte le poesie, curato per il Saggiatore da Silvio Raffo e con una prefazione inedita di Ilaria Gaspari, raccoglie il frutto letterario di un percorso in cui arte e vita hanno saputo fondersi in modo inscindibile. In queste pagine assistiamo alla completa trasformazione di Rina Faccio in Sibilla Aleramo: alla sublimazione di una biografia fatta di violenze, delusioni e imposizioni in estasi poetica, parole cesellate ed espressione pura del desiderio.
Lodata e celebrata in vita, riscoperta come modello femminista subito dopo la morte, ingiustamente relegata per anni all’oblio, con questa raccolta Sibilla rivolge un invito al lettore di oggi a riascoltare la sua voce. A perdersi in questo diario poetico come in un labirinto di attese e sussulti, da cui uscire dopo aver attraversato i propri.
Su ilLibraio.it un estratto dalla prefazione di Ilaria Gaspari:
(…) Di lei, in tutto quello che scrive, emerge un’imperiosa perentorietà passionale, una tempra energica il cui fascino è in una sorta di indomita ostinazione. Un’attitudine un po’ teatrale, a raccogliere il plauso stupito di chi assiste al dispiegarsi di questa personalità fuori dal comune; un coraggio e un’irruenza melodrammatici. Questi tratti, però, poggiano – ed è questo che rende irresistibile la sua scrittura, in prosa come in poesia – su un onestissimo, tangibile carisma. Un carisma pragmatico, verrebbe da dire, tanto è evidente e innegabile, che è la cifra della sua personalità di artista, il segreto della sua generosità scatenata – che fluirà nell’appassionato impegno politico, senza esaurirsi mai – e che non traluce soltanto dai tratti della sua persona, e personalità, che esorbitano la norma, la medietà, la misura (bellezza abbagliante e abbondantemente celebrata, inclinazione all’incantamento estetico coltivata con una dedizione degna del Seduttore di Kierkegaard, carattere indomito e munifico) e che nella sua opera occupano uno spazio preponderante, perché della storia di Sibilla, dell’autopsia di Sibilla, dell’eco del sentire di Sibilla, quest’opera si nutre. Quel segreto traspare anche, e soprattutto, dall’intelligenza lucida di Sibilla Aleramo, che le permette di giocare con la sua maschera di diva anche a ottant’anni, anche in una lettera adirata all’editore. Che le permette di raccontare quel che una donna non aveva raccontato mai, quando scrive, a venticinque anni appena, la sua autobiografia incendiaria, Una donna – un romanzo che, avrebbe avuto piacere di apprendere la Sibilla ottantenne, ancora viene letto centovent’anni dopo, ancora si ristampa, ancora parla. L’intelligenza di Sibilla Aleramo, che è un’intelligenza piena di slanci, famelica di vita, ma non per questo meno lucida – è arguta, acuta, a tratti persino analitica, curiosamente, come accade forse solo a chi nasce e diventa artista – ha trovato un suo spericolato sistema, come certi rampicanti avventurosi che abbracciano muri sghembi, per combaciare alla sua personalità strabordante. Ne risulta un talento indefinibile, che abbagliò in diverse misure, e per diverse vie, molti suoi contemporanei, e che continua a parlarci dalle sue pagine, invecchiate senza perdere smalto, fieramente votate a sbrindellare la logica «maschile» con la sua esatta, feroce freddezza, travolgendola in una dialettica passionale e idiosincratica che lei, senza esitare a paragonarsi a Diotima che rivela a Socrate il segreto dell’amore, riconduce a un principio femminile, che vendica e rivendica con la sua scrittura, e che Paul Valéry riconoscerà nella prefazione a Gioie d’occasione: «Gli scritti di Sibilla Aleramo sono talmente contrassegnati dalla sua femminilità che anche un lettore inavvertito riconoscerebbe in ogni paragrafo una voce di donna».
(continua in libreria…)
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