Silvia Calderoni, attrice, autrice e performer, debutta nel romanzo con “Denti di latte”, in cui narra un’infanzia non edulcorata, che è già una vita adulta… – Su ilLibraio.it un estratto, che inizia così: “Dormire è il mio secondo regno…”

Il tempo dell’infanzia, quello dei denti di latte e dello stupore per la scoperta di ciò che ci circonda, non passa, nel romanzo d’esordio di Silvia Calderoni; si dilata, invece, come in un incantesimo, e tratteggia i pannelli di un’infanzia non conforme a Lugo, un piccolo paese della provincia italiana.

Vedere, udire. Il campo sensoriale si apre. Agli occhi della protagonista di Denti di latte (Fandango) la realtà si offre come spaventoso oggetto di indagine, nulla è in fondo come sembra, tutto va studiato, analizzato, sezionato, tutto è perimetro di proiezioni di sé, proiezioni che – nell’impossibilità di comunicare con i propri simili – offrono la possibilità di trovare quell’interlocutore che nella realtà manca.

Silvia bambina abita e oscilla tra due regni, il primo, quello della veglia, il secondo, quello del sonno e del sogno, e in entrambi crea minuziosamente un mondo al quale aggrapparsi, dove fantasia e ricordi si intersecano e le permettono di salvarsi dal caos della natura o, semplicemente, dalla banalità del quotidiano.

In questa cornice, dove anche l’oggetto più insignificante sembra custodire un segreto e sprigionare luce, i contorni delle figure dei genitori sono sfumati, e così le amicizie, non contano le cose ordinarie ma quelle che la protagonista colleziona e usa per costruire il proprio universo, al tempo stesso originale e qualunque. Ogni scenario diventa luogo di apparizioni stranianti, di giochi, nessuno spazio è neutro e, come l’infanzia di tutti noi, si apre al terrore e alla felicità estrema. Un romanzo che racconta un’infanzia non edulcorata, un’infanzia che è già una vita adulta.

Denti di latte Silvia Calderoni

Calderoni è attrice, autrice e performer. Si forma artisticamente da giovanissima con la coreografa Monica Francia e con la compagnia Teatro della Valdoca, di cui è stata interprete in diverse produzioni tra cui Paesaggio con fratello rotto.

Dal 2006 è parte attiva della compagnia Motus ed è interprete negli spettacoli Rumore Rosa, ICS – racconti crudeli della giovinezza, Crac, Let the sunshine in, Too-late, Iovadovia, Tre atti pubblici, Alexis. Una tragedia greca, nella tempesta, Caliban Cannibal, Tutto brucia. È protagonista di The Plot is the Revolution a fianco di Judith Malina, storica fondatrice del Living Theatre.

Dal 2015 è in tournée nei principali teatri e festival internazionali con il solo MDLSX, di cui firma anche la drammaturgia insieme a Daniela Nicolò. Premio Ubu 2009 come miglior attrice under 30, al cinema è Kaspar in La leggenda di Kaspar Hauser, film diretto da Davide Manuli (2012). Con Ilenia Caleo, dal 2015 porta avanti un atelier di ricerca aperto e orbitante che si snoda tra fasi laboratoriali, residenze artistiche e formati spettacolari. A partire dal workshop di Biennale College Teatro 2018, hanno dato vita a KISS, progetto performativo con 23 performer, prodotto da Santarcangelo Festival, CSS Udine, Motus. Nel 2023 hanno debuttato con lo spettacolo The present is not enough ad Amburgo.

Su ilLibraio.it, per gentile concessione della casa editrice, proponiamo un estratto:

Dormire è il mio secondo regno. Lo farei continuamente e non smetterei mai. Incastrare e manipolare i sogni, perdersi in un aldilà incorporeo. Possiedo come un dono, la capacità di entrare immediatamente in remoto e staccare con tutto quello che non sono io appena entro in un letto. Una forma di antichissima beatitudine che mi accompagna da sempre. Solo particolari agenti esterni riescono a farmi rinvenire, alcuni suoni specifici come la mia radiosveglia o il rumore dell’aspirapolvere che lei ama passare in modo feroce il sabato mattina in tutto l’appartamento. Con il tempo ho capito che ciò che ho di veramente straordinario è che, in mancanza di sollecitazioni esterne, il mio dormire può prolungarsi per molte ore consecutive, anche quindici o sedici, fino a che un dolore forte del corpo, un indurimento delle fasce muscolari della schiena, non pretende la mia messa in verticale. Ma a volte ci sono notti speciali in cui appena chiudo gli occhi riesco a non addormentarmi. Meravigliosi interstizi tra il qui e il lì.

E quando il sonno non mi porta via che posso finalmente iniziare a giocare. Nel nero fiammeggiante dei miei occhi faccio viaggiare nel tempo e nello spazio i luoghi e li riporto a me. In modo ordinato iniziano a riaffiorare palazzi, cortili, aule, piscine, parchi, androni e scale, camere di compagne di scuola, mense degli asili, strade in costruzione e, a volte, interi quartieri. Con un ordine certosino e con resa tridimensionale evoco con cura luminosi chiaroscuri che ho attraversato molte volte, e lo faccio nei minimi dettagli, partendo da un punto in un nulla a tre dimensioni. C’è voluta molta pazienza e tanta pratica, ma ormai non c’è più niente di approssimativo, arrivo a rievocare scalini e battiscopa con una precisione da carta millimetrata. Luoghi circoscritti e nominabili vengono strappati da lontani spazio-tempo della mia memoria, per ricomporsi in un nero brillante infinitamente fertile. E più tutto diventa florido e ricco di dettagli, più il sonno che verrà si trasforma in una possibilità creativa. Per poter dormire un sonno creativo questa è la mia porta d’accesso.

Come in ogni pratica conosciuta da un solo praticante, ci sono regole molto ferree che possono variare di volta in volta o improvvisamente trasformarsi in altre. C’è solo una regola che non può cambiare: non devo mai, insieme ai luoghi, rievocare persone, accadimenti o episodi. Alleggerire i ricordi, ripulirli totalmente dalle umanità che li hanno attraversati, portare nel mio brillante nero geografie prive di infezioni emotive che le possano contaminare. Il tentativo è quello di far viaggiare spazi vuoti, disegnati dagli oggetti che stazionano in essi, eliminando inquilini e ricordi di vita vissuta. Giganteschi plastici a grandezza naturale in cui improvvisamente tutto il mio bagaglio del passato diventa rassicurante. È da anni che mi alleno a collezionare pezzi di mondo e a cancellare le persone che li hanno abitati. La mia memoria straborda di spazi, la mia memoria è piena di spazio vuoto.

(continua in libreria…)

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