Come si può sopravvivere alla morte di un amore che è durato più di mezzo secolo? Irvin Yalom, psicoterapista esistenziale, e autore, tra gli altri, di “Le lacrime di Nietzsche”, “La cura Schopenhauer” e “Sul lettino di Freud”, si racconta nel nuovo libro “Una questione di Morte e di Vita”, incrociando la sua voce con quella di Marilyn, compagna di vita da più di cinquant’anni. La coppia ripercorre gli ultimi mesi della malattia di lei, il dolore della perdita e l’esistenza di chi resta. Una narrazione intima e avvolgente, in cui gli autori si spogliano di tutto quello che sono stati, per rimanere semplicemente un uomo e una donna alla fine della loro strada insieme

“In pochi minuti sono di nuovo al computer a scrivere queste parole, come se questo potesse impedire al tempo di andare avanti. D’altronde, l’intero progetto del libro non ha forse lo stesso scopo? Sto cercando di congelare il tempo dipingendo la scena presente e, si spera, trasportandola un po’ più in là, nel futuro. È tutta un’illusione. Ma un’illusione rincuorante”.

una questione di vita o di morte

Come vivere la malattia, la morte, il dolore della perdita della persona con cui si ha condiviso una vita intera? Irvin e Marilyn Yalom hanno deciso di farlo insieme, con un progetto comune che permettesse loro di essere utili ad altri, ma anche a se stessi. Una questione di Morte e di Vita (Neri Pozza, traduzione di Caterina Ciccotti) è stato il loro compagno di viaggio, un viaggio triste e cupo nel posto più recondito e delicato della vita umana, la sua fine.

Marilyn Yalom è stata una prolifica autrice femminista, una storica, una ricercatrice presso l’istituto sugli studi di genere dell’Università di Standford. Nel 2019 le viene diagnosticato un mieloma multiplo, all’età di ottantasette anni, ma decide di scrivere la sua fine, parola per parola, fino all’ultimo.

Nel libro, che appare come un diario, la penna di Marilyn si incrocia con quella di Irvin. Un capitolo l’una, un capitolo l’altro. Non ci sono sconti, neanche una goccia di dolore viene risparmiata. Ogni pagina è un passo verso la chiusura finale, verso l’epilogo della vita della donna. La loro vita di coppia, la storia del loro viaggio insieme, è però la vera protagonista del libro.

“La morte di Marilyn è ormai visibile all’orizzonte, si avvicina sempre di più e permea ogni decisione, grande e piccola. Lei beve tè Earl Grey per colazione e, quando vedo che ne sono rimaste solo due bustine, vado al supermercato per comprarne altre. Ma quante? Nessun altro in casa beve il tè. Ci sono venti bustine in ogni scatola. Temo che non sarà viva per più di qualche giorno, eppure compro due scatole – quaranta bustine di tè – una magica supplica propiziatoria per tenerla con me ancora un po’.”

Come si può sopravvivere alla morte di un amore che è durato più di cinquant’anni? Come si accompagna verso la fine chi ci ha stretto la mano in ogni momento della nostra vita, persino nella mensa dell’università?

Una questione di Morte e di Vita non è una risposta, ma è la condivisione di un dolore. Il desiderio di rimanere insieme, di rincorrersi pagina dopo pagina, per dirsi tutto quello per cui si ha ancora voce.

La lucidità di Marilyn guida la narrazione. La sua accettazione, l’intelligenza brillante, rendono le sue preoccupazioni sulla morte una dissertazione sul dolore e sul fine vita.

“Beh, se sei disposto a sentire la verità, quello che sento ormai da tempo è che sto pagando un prezzo troppo alto per rimanere in vita. Mi sveglio ogni mattina o dopo ogni pisolino e, in realtà, non vorrei mai alzarmi. Quanto devo vivere ancora, prima che mi sia concesso di morire? […] Col tempo sono arrivata a capire che non sarei mai più stata la stessa […]. Se potessi infilarti qui dentro il mio corpo, anche soltanto per qualche minuto, lo capiresti”.

L’autrice affronta il dolore della malattia con la preoccupazione per un marito ottantottenne, sente le conseguenze della sua morte sulla vita di lui, ne soffre il dolore e lo condivide tra le parole. Irvin, dall’altra parte, è un uomo qualsiasi di fronte a tutto questo dolore. Non importa che la sua carriera più che affermata da psicoterapeuta esistenzialista ne facciano un esperto della materia. Il peso del lutto si abbatte su di lui così come su tutti, e lo psichiatra ripercorre parte della sua esperienza lavorativa e di vita per trarre insegnamenti dal suo passato. L’autore si mostra completamente umano, quasi paziente nel vivere l’addio a sua moglie, perché tutte le conoscenze che lo hanno portato per anni ad aiutare gli altri, si rivelano difficili da applicare al suo caso, poiché a soffrire è il suo stesso cuore.

Quando la narrazione di Marilyn si interrompe per la malattia, Irvin affronta il travaglio del lutto in tutte le sue fasi, si ritrova per la prima volta da solo, senza la compagna di una vita al suo fianco. La mancanza diventa oblio, perché una parte dei ricordi, quelli che lui stesso ha dimenticato per la vecchiaia, se ne è andata per sempre con Marilyn. Allora la sua stessa vita si assottiglia, sbiadisce e perde i contorni definiti.

“Mia cara Marilyn,

so che sto infrangendo tutte le regole scrivendoti, ma sono arrivato alle ultime pagine della nostra opera e non posso resistere a contattarti un’ultima volta. Sei stata così saggia a invitarmi a scrivere questo libro con te… no, no, non è corretto: non mi hai invitato; hai insistito perché mettessi da parte il libro che avevo iniziato e, piuttosto, scrivessi queste pagine insieme a te. E ti sarò per sempre grato per la tua insistenza: questo progetto di scrittura mi ha tenuto in vita da quando sei morta, centoventicinque giorni fa”.

L’aiuto, ancora una volta, viene da Marilyn. Il suo insegnamento, il motivo per cui il libro stesso nasce, è una mano stretta, un abbraccio, tra parole e lacrime, ma anche la consapevolezza di una vita piena, che non ha dato spazio a rimpianti. Irvin Yalom si conferma, in questa ultima pubblicazione, un esploratore della natura umana, mettendo al centro della sua ricerca proprio se stesso.

Una questione di Morte e di Vita è un viaggio intimo, privato, ma che ha il potere di narrare tramite due singole vite, il percorso della natura umana. Non è un caso che la Vita, nel titolo, venga dopo la Morte, perché è proprio tramite una vita piena, che la morte può essere vissuta senza rimpianti.

“Non è la fine – Quanto e con quale forza noi umani, fin dall’inizio della storia di cui si abbia memoria, abbiamo abbracciato questo pensiero e ci siamo aggrappati a esso […]. Marilyn, ricordo così chiaramente quanto eri solita esclamare spesso: «La morte di una donna di ottantasette anni che non ha rimpianti per la sua vita non è una tragedia». Questo concetto – più pienamente vivi la tua vita, meno tragica è la tua morte – è così vero ai miei occhi”.

Scopri le nostre Newsletter

Iscrizione alla Newsletter
Il mondo della lettura a portata di mail

Notizie, approfondimenti e curiosità su libri, autori ed editori, selezionate dalla redazione de ilLibraio.it

scegli la tua newsletter Scegli la tua newsletter gratuita

Libri consigliati