“Le discipline umanistiche dovrebbero costituire il nucleo anche dell’università moderna; eppure, da anni e in tutto il mondo, troppo spesso vengono marginalizzate, depotenziate”. John McCourt, rettore dell’Università di Macerata, introduce su ilLibraio.it il Macerata Humanities Festival (in programma dal 27 al 30 settembre)
Mercoledì 27 settembre inizierà all’Università degli Studi di Macerata (UniMC) il primo Macerata Humanities Festival. Il tema del Festival è “la comunità che cresce”.
Lo spirito storico dell’”università” conteneva l’aspirazione di fornire agli studenti le competenze per costruire non solo una carriera, ma una vita di valore per sé stessi e per le loro comunità. In questo percorso, le discipline umanistiche dovrebbero costituire il nucleo anche dell’università moderna; eppure, da anni e in tutto il mondo, troppo spesso vengono marginalizzate, depotenziate.
Negli Stati Uniti, nel 2019 la spesa per la ricerca umanistica è stata pari allo 0,7% della somma dedicata alla ricerca nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria, e matematica).
Indubbiamente queste discipline danno un contributo enorme alle nostre società. Però, in una società che, per parafrasare Oscar Wilde, sembra sempre di più conoscere il prezzo di tutto e il valore di niente, il ruolo e il valore delle discipline umanistiche dovrebbero rimanere centrali e valere più di uno zero virgola. Spesso ci si dimentica che i fondamenti delle materie STEM contemporanee si trovano nelle discipline umanistiche e che quelle stesse discipline umanistiche hanno oggi un ruolo cruciale nell’aiutarci a comprendere e criticare la complessità delle scoperte offerte dalla ricerca Stem.
Gli studi umanistici e delle scienze sociali sono il crogiolo in cui vengono messe alla prova le nostre idee e i nostri valori, il nostro senso di essere pienamente umani; ci insegnano non semplicemente cosa fare, ma come essere, come riconoscerci individui e membri di una comunità, cittadini consapevoli di una società civile. Le Humanities sono le discipline con cui poniamo le importanti domande etiche e esistenziali, nutriamo il gusto per la bellezza, interroghiamo le grandi narrative, sfidiamo gli status quo. Sono le discipline attraverso le quali le persone si formano, si attrezzano intellettualmente.
Filosofia e letteratura sono strumenti capaci anche di far nascere le passioni e sviluppare il senso critico necessario a filtrare le incessanti informazioni – anche attraverso l’intelligenza artificiale – che ci piovono addosso. Sono le discipline che preparano gli studenti alla vita complessa che li aspetta.
Un report, pubblicato questo anno dall’University of Oxford e intitolato “The Value of the Humanities”, dimostra che una laurea umanistica e nelle scienze sociali offre competenze tangibili per il “mondo reale”. Tantissimi sono gli esempi che sottolineano come spesso alla base di una grande carriera stia una preparazione umanistica. Pensiamo, fra i tanti, a Carlo Azeglio Ciampi, che ha conseguito la laurea in Lettere alla Scuola Normale di Pisa; a Sergio Marchionne, che ha studiato filosofia all’Università di Toronto, o a Susan Wojcicki, Presidente di YouTube, che ha conseguito la laurea in storia e letteratura a Harvard.

Letture originali da proporre in classe, approfondimenti, news e percorsi ragionati rivolti ad adolescenti.

Ma oltre le liste di nomi illustri il rapporto di Oxford dimostra che il mondo del lavoro guarda adesso alle lauree umanistiche come requisito fondamentale per la formazione di un’ampia gamma di competenze (competenze principalmente trasferibili), in particolare: comunicazione e argomentazione, pensiero critico, capacità di ricerca e abilità ad elaborare rapidamente informazioni complesse, così come la creatività, l’empatia e il pensiero strategico. I datori di lavoro intervistati per il rapporto hanno sottolineato che la crescente automazione e digitalizzazione del lavoro cambieranno in modo significativo la natura del modo in cui le persone lavoreranno nei prossimi decenni. Il rapporto afferma inoltre che le “competenze relative all’interazione umana, alla comunicazione e alla negoziazione” apprese durante il percorso degli studi umanistici aiuteranno le nuove generazioni di laureati a soddisfare le future richieste dei datori di lavoro.
Se sembra evidente che queste competenze vanno a beneficio di tanti diversi percorsi lavorativi, va comunque sottolineato che in Italia le discipline umanistiche avranno un ruolo ancora più fondamentale, visto che il Bel Paese ospita il 75% del patrimonio artistico e culturale presente sulla terra: un enorme patrimonio artistico, storico, musicale, letterario che ha bisogno, però, di essere custodito, valorizzato e trasformato in opportunità di turismo, non solo nei grandi centri, ma in modo diffuso nei territori, nelle città meno in vista, e nei borghi.
Il ricchissimo programma del Macerata Humanities Festival sarà l’occasione per riflettere su questi temi e molto altro. Si tratta di un evento unico nel suo genere in Italia, che renderà Macerata – una città colpita più volte dagli eventi sismici – un orgoglioso “hub delle humanities”. L’Università, per la sua natura, deve essere un centro di dibattito, un luogo dove possono nascere nuove idee. Il Festival riflette questo ruolo e sarà una bella occasione per ragionare insieme sul tema della comunità che cresce.
Ci sono oltre 70 eventi: talk/panel e dialoghi con acclamati autori, importanti protagonisti del mondo della cultura (fra i tanti, la scrittrice Silvia Ballestra, candidata al Premio Strega 2023, John Hooper, giornalista e scrittore britannico, corrispondente dall’Italia per The Economist e autore di The Italians, Marco Filograsso, in arte savyultras90, gamer e streamer professionista, Cesare Catà, filosofo e performer, e la nota giornalista, conduttrice e autrice Serena Dandini). In più ci sono mostre, laboratori, aperitivi tematici, programmi radiofonici, installazioni digitali interattive, teatro e concerti. Il festival ospiterà pure la prima fiera nazionale delle University Press italiane “Books UP!” (fra gli ospiti Vittorio Emanuele Parsi e Gianna Fregonara).
L’AUTORE – John McCourt è rettore dell’Università di Macerata per il sessennio 2022-28. È stato direttore del dipartimento di Studi Umanistici da novembre 2021 a novembre 2022. È professore ordinario di Letteratura inglese all’Università di Macerata, ed è Presidente dell’International James Joyce Foundation e componente del board dell’International Yeats Summer School.