Chiarelettere lancia una nuova collana. Le prime due uscite sono “Più in forma con Kafka” di Marianna Albini e Leonardo Merlini e “Più saggi con Lucio Anneo Seneca” di Ilaria Rodella…

“Non solo inchieste e pamphlet esplosivi (che restano comunque i nostri punti di forza e che continueremo a pubblicare con la stessa passione)”. Chiarelettere lancia una nuova collana, “FeelBook”, ed è il direttore editoriale Lorenzo Fazio a spiegare che questi titoli danno la parola ai grandi della filosofia (Seneca, Montaigne, Cartesio, Sartre…), della letteratura (Tolstoj, Kafka, Kundera…), della musica (Fabrizio De André, Vasco Rossi, Franco Battiato…), “come non è mai stato fatto prima”.

In una lettera ai librai Fazio ha infatti sottolineato che gli autori di questi volumi “fanno parlare i mostri sacri come fossero il nostro migliore amico o un perfetto compagno di viaggio, citandoli nei passaggi che più entrano nelle nostre vite private. Come possono aiutarci, come possono cambiarci l’umore o darci lo slancio giusto per superare una situazione difficile…”.

Le prime due uscite sono “Più in forma con Kafka” di Marianna Albini e Leonardo Merlini e “Più saggi con Lucio Anneo Seneca” di Ilaria Rodella.

Kakfa Chiarelettere

Albini e Merlini, lettori “fortissimi”, sono gli ideatori di Bebookers, iniziativa culturale nota a Milano e sulla rete: si tratta infatti di veri e propri happening letterari in cui viene presentato un autore in modo scanzonato, divertente e leggero. Accessibile a tutti…

Ecco un estratto dal loro volume dedicato a Kafka (pubblicato per gentile concessione di Chiarelettere):

Come liberarsi dai genitori
O più in generale dai sensi di colpa

Un esercizio facile: scrivete loro una lettera

Prima o poi nella vita di tutti arriva il momento in cui è opportuno o necessario liberarsi dai propri genitori. Per qualcuno è un processo indolore, di cui non si accorge neanche, per altri – magari con genitori più ingombranti – potrebbe servire più impegno. C’è persino chi ricorre all’eliminazione fisica, che però non garantisce sempre il risultato sperato, ché alcuni genitori sono ingombranti, e molto, anche da defunti.

Va detto che prendersela con i propri genitori per le infelicità della nostra vita è un po’ come sparare sulla Croce Rossa; ritrovarsi a pensare che la nostra vita fa schifo per colpa di quello che ci hanno insegnato o non insegnato mami e papi dovrebbe far partire subito nella nostra testa il motivetto di quella pubblicità di un gratta e vinci di qualche anno fa: «Ti piace vincere facile? Bonzi bonzi bon bon bon».

Detto ciò, si sa che a pensar male si fa peccato, ma ci si prende anche sempre, quindi sì, avete ragione, con ogni probabilità la vostra vita fa schifo per colpa dei vostri genitori e potete tranquillamente  prendervela con loro. Per farlo però vi suggeriamo un modo elegante che vi consente di liberarvi dai sensi di colpa che i vostri genitori vi hanno inculcato – perché è per quello che la vostra vita fa schifo, no? – e nel farlo diventare persino più bravi di Kafka.

Armatevi del necessario

Di cosa si tratta? Del meraviglioso esercizio che ha fatto Franz Kafka a trentasei anni, quando si è seduto alla sua scrivania e ha iniziato quella che sarebbe diventata la sua famosa Lettera al padre (Brief an den Vater). Ah, peraltro, avete tutti il permesso di farlo prima dei trentasei…

Prima di tutto, procuratevi tutto ciò di cui avete bisogno. Carta, penna, computer, album di foto di famiglia e non da ultimo una scusa per essere insopportabili con amici e fidanzati nei giorni che dedicherete a questa scrittura. Ve lo diciamo per esperienza, la scusa sceglietela bene quasi quanto la penna, che se non funzionano sono dolori. Trovatevi un posto dove scrivere, magari con un bel panorama, ma non troppo, perché per mettere nero su bianco i motivi della vostra profonda infelicità esistenziale è possibile che una vista mozzafiato sulla costa e il profumo della macchia mediterranea vi riconcilino con il mondo e – orrore – anche con i vostri genitori. Per andare a colpo sicuro forse è meglio scegliere l’inverno, una sedia scomoda, una stanza freddina.

Scegliete bene il destinatario

A questo punto, la prima decisone importante, il destinatario della lettera. Potete rivolgervi al genitore del vostro stesso sesso – approccio diciamo classico – oppure optare per un prendi due paghi uno e indirizzare la vostra lettera a entrambi. Franz Kafka sceglie suo padre, non perde tempo in saluti affettuosi e va dritto al punto: «Carissimo papà, recentemente mi hai chiesto perché sostengo di avere paura di te» (LaP, 1).[1] Più che un incipit questa frase è già una lotta, tra un padre che aggressivamente chiede perché si ha paura di lui e un figlio che della sua paura subito si fa scudo: «Come al solito non ho saputo darti una risposta, in parte appunto per la paura che mi incuti, in parte perché a motivare questa paura concorrono troppi dettagli, più di quanti potrei in qualche modo tenere insieme parlandotene » (LaP, 1).

[1] In questo capitolo sono tratti passi da Franz Kafka, Lettera al padre, Einaudi, Torino 2011, traduzione e curatela di Enrico Gianni (LaP).

Andate subito al punto

Fate anche voi così. Andate direttamente al punto. Che si tratti di rimproverarli per avervi trascurato, di supplicarli di lasciarvi fare da soli, di rinfacciargli di aver sempre preferito vostro fratello a voi, diteglielo nella prima riga. Anche perché se siete ancora lì passati i trenta o i cinquanta a scrivere una lettera per farvi sentire, le probabilità che abbiate a che fare con genitori che non sono campioni di ascolto sono, va detto, elevate. Franz Kafka a suo padre ha molto da rimproverare, e sa anche che il suo è solo un esercizio, un tentativo «molto incompleto perché anche quando scrivo mi bloccano la paura e ciò che comporta, e più in generale perché la vastità dell’argomento supera di gran lunga la mia memoria e la mia intelligenza» (LaP, 1).

Chiarelettere Seneca

A curare il volume su Seneca è Ilaria Rodella, che dopo una laurea in Filosofia, ha dato vita ai Ludosofici, laboratori di filosofia per bambini, convinta che la riflessione filosofica sia un passaggio obbligato per prendere coscienza in modo consapevole del sé e del proprio mondo…

Fotografia header: Franz Kafka

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