L’orbiting è una pratica utilizzata per segnare il territorio alla fine di una relazione. Dopo un tempo silenzioso, in cui il dolore se ne è stato a decantare, arriva il primo like, sotto alla foto al mare. Il secondo, poi, là dove c’è scritto che parteciperà a un evento. E il terzo, per la frase del libro, quella postata di notte, col cuore rotto. Tutto fa pensare a un ritorno e invece no: l’orbiting serve per mostrare interesse, ma non impegno; attenzione, ma non pentimento. Per tenersi quella vecchia porta aperta, in sintesi… – La riflessione della scrittrice Valentina Farinaccio, dedicata anche al cosiddetto “ghosting”

Se telefonando, la canzone bellissima, lo sosteneva già nel 1966, prima dei social, prima delle chat. Mina vorrebbe chiamarlo per dirgli addio, ma non lo fa perché non sa spiegargli che il loro amore appena nato è già finito. Arrampicandosi su certe note complicate come le relazioni, canta che lo incontrerebbe pure, lei, lei che ha deciso di chiudere una storia che sembrava fosse amore e invece era un calesse, ma appellandosi alla scusa consumata che rivedersi farebbe molto soffrire lui, l’abbandonato, Mina mette in fila tutti quei bei congiuntivi pieni di poesia e, in buona sostanza, sparisce. Ci aveva visto lungo, Maurizio Costanzo, quando scrisse quel testo. Aveva anticipato, di fatto, la prassi dell’abbandono più in voga del momento. Perché i nostri tempi modernissimi, quelli dei social, consigliano di lasciarsi proprio così, semplicemente sparendo. Si chiama ghosting, e chi lo pratica (i cosiddetti Millennials, ma non solo) si risparmia la parte tragica dei saluti, del ti lascio perché non ti merito, del restiamo buoni amici. Si taglia corto, cortissimo, anzi, e di punto in bianco si smette di rispondere ai messaggi dell’altro, al telefono, alle mail. Una tattica violenta, ma efficace. Definitiva? Così pareva, e invece no.

Perché è stata già ampiamente superata dall’orbiting. La sparizione è avvenuta, d’accordo, ha fatto male, va bene, ha misurato lo spessore dell’altro, che non è certo la persona giusta quella che neppure si prende la responsabilità di guardarci in faccia… se non fosse che, dopo un tempo silenzioso, in cui il dolore se ne è stato a decantare, arriva il primo like, sotto alla foto al mare. Il secondo, poi, là dove c’è scritto che parteciperà a un evento. E il terzo, per la frase del libro, quella postata di notte, col cuore rotto. Un like dopo l’altro, puntuale e accecante come un mazzo di fiori per farsi perdonare, tutto fa pensare a un ritorno: e la testa fragile di chi è stato lasciato comincia a lavorare con l’illusione, e la speranza a galoppare, perché forse, magari allora… No. L’orbiting, recentemente teorizzato e battezzato da Anna Iovine di Man Repeller, si pratica per segnare il territorio, tutto qua. Per mostrare interesse, ma non impegno; attenzione, ma non pentimento. Per tenersi quella vecchia porta aperta, in sintesi. Chi mette all’altro una raffica di like, dopo averlo scaricato senza usare la grazia di una parola, sta semplicemente orbitando intorno a quella persona. Per tenerla d’occhio, per tenerla buona. E poi quella foto al mare è bella davvero, e pure la frase postata di notte è parecchio toccante, e un like, in quest’epoca di significati immaginati e paralleli, può essere anche soltanto un like. Il fatto è che ci vuole un sacco di coraggio per telefonarsi e dirsi addio, per guardarsi negli occhi e dirsi basta. Neppure Mina ci è riuscita, figuriamoci noi.

Valentina Farinaccio

L’AUTRICE E IL SUO NUOVO ROMANZO – Valentina Farinaccio (nella foto di Nicole Rivellino, ndr) è nata a Campobasso e da molti anni vive a Roma. Il suo primo romanzo, La strada del ritorno è sempre più corta (Mondadori, 2016), ha vinto il premio Rapallo Opera Prima, il premio Kihlgren, e Adotta un esordiente. Le poche cose certe (Mondadori, 2018), il suo secondo libro, racconta una storia tanto incantata e feroce allo stesso tempo, di attese e incontri mancati, di errori e di redenzione.

Durante la stagione estiva l’autrice sarà presente a vari Festival: il 12 luglio a Roma, in occasione di Salotto Bukowski, Parterre – Farnesina Social Garden; il 20 luglio a Latina per Come il vento nel mare; il 27 luglio a Borgo Foce, Imperia, per Due parole in riva al mare e Borgate dal vivo.

Libri consigliati