“Dobbiamo riflettere l’espansione e la piccolezza dell’America, l’avido ottimismo e la pericolosa sentimentalità”. Parola di Joy Williams, che durante una delle sue numerose lecture nelle università americane ha voluto sottolineare quelli che a suo avviso sono i doveri di uno scrittore. A partire dalla riflessione sulla realtà che lo circonda. E infatti la scrittrice, classe ’44, fa della sua America di provincia l’ambientazione ideale dei suoi racconti: storie di madri single, dipendenze e solitudine, rotta solamente dall’affetto per gli animali domestici…

“Dobbiamo riflettere l’espansione e la piccolezza dell’America, l’avido ottimismo e il pericoloso sentimentalismo”. Parola di Joy Williams, che durante una delle sue numerose lecture nelle università americane ha voluto sottolineare quelli che a suo avviso sono i doveri di uno scrittore. A partire dalla riflessione sulla realtà che lo circonda.

Classe ’44, quattro romanzi e numerosi racconti tra cui la raccolta L’ospite d’onore, (Edizioni Black Coffee, traduzione di Sara Reggiani e Leonardo Taiuti), e una carriera di insegnante universitaria, Joy Williams vive tra la Florida e l’Arizona con i suoi cani (nel 2008 ha perso il marito, L. Rust Hills, editor di Esquire, con cui ha vissuto per 34 anni) e viaggia attraverso l’America a bordo del suo furgone Ford.

Nei suoi racconti scrive dell’America dei sobborghi, di persone sole, ai margini della società, che spesso trovano comprensione negli animali, non nei loro simili. E a questo proposito, intervistata da Vice nel 2016, ha spiegato: “Sono gli umani a essere inconoscibili (non gli animali) – chi è capace di spiegarne la crudeltà, il narcisismo e il nichilismo?”.

E così, nei suoi racconti si succedono storie di madri single che tentano di fare il loro meglio per il bene dei figli, ma nonostante le buone intenzioni ricadano nel vizio dell’alcolismo. Una coppia che decide di dare via il proprio cane, ma non riesce a separarsene. Una donna che deve superare la perdita del suo amato pastore tedesco. E così via, in un’America lontana dalla città e dalla sua raffinatezza. Luoghi estremi che costellano il paese da nord a sud, dalle nevi del Midwest fino all’afa e ai moscerini della Florida.

Una letteratura, quella di Joy Williams, che sicuramente ha influenzato numerose voci contemporanee: non mancano infatti le analogie con i racconti della trentenne Megan Mayhew Bergman recentemente pubblicati da NN in Italia, anche essi legati al rapporto tra umani e animali in un’America ostile.

Joy Williams, a cui la celebre Paris Review of Books sta per assegnare il premio Hadada alla carriera, continua a raccontare il suo paese à la Lucia Berlin, attraverso la quotidianità e le piccolezze di una parte della società che spesso viene tagliata fuori dalle narrazioni mainstream.

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