Roberto Calasso, presidente e nuovo proprietario della casa editrice Adelphi, racconta la scelta di restare fuori dalla discussa operazione “Mondazzoli”: “Ho sempre pensato che la proprietà di una casa editrice fosse un elemento non trascurabile della sua qualità…”

“Continuerò a fare esattamente quello che ho fatto da più di quarant’anni: trovare certi libri e pubblicarli in un certo modo, ben distinguibile, pensando alle copertine, alla carta, ai caratteri, alla lingua. E calcolando bene le tirature”. Roberto Calasso, presidente e nuovo proprietario della casa editrice Adelphi, racconta a Repubblica la scelta di restare fuori dalla discussa operazione “Mondazzoli”: “Ho sempre pensato che la proprietà di una casa editrice fosse un elemento non trascurabile della sua qualità, così come lo è il numero di copie vendute dei libri che si pubblicano. Il caso di una coincidenza fra la conduzione editoriale e la maggioranza è in questo senso esemplare. Quando la proprietà della maggioranza coincide con chi decide quali libri fare e in che modo, l’esposizione al rischio è massima e non ci sono scuse dietro cui trincerarsi. Ed è una bella sfida”.

Calasso chiarisce inoltre che “tutto quello che c’era da pagare per rilevare la quota di Rcs è pagato da me… (…) mi trovo nella singolare e piacevole situazione di avere come soci di minoranza e coinvolti nella casa editrice due vecchi amici: Francesco Pellizzi e Elisabetta Zevi”. E più avanti aggiunge: “Trovo abbastanza penoso il discorso sulle case editrici dipendenti o indipendenti. Ci sono anche case indipendenti di scarsa qualità e case di grandi gruppi che fanno un lavoro eccellente”.

Fotografia header: Roberto Calasso- Adelphi

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