“21 modi di non pubblicare un libro” raccoglie le esilaranti lettere d’accompagnamento ai manoscritti ricevute da Fabio Mauri (1926-2009) durante oltre trent’anni di lavoro in casa editrice

“Proviamo a fare un calcolo in base alla popolazione attuale della penisola – specie dopo che i talk show televisivi hanno dimostrato che non deve esistere timidezza alcuna, e chiunque è candidato alla gloria… Si può legittimamente ipotizzare che 50 milioni di italiani producano almeno un manoscritto nel corso della loro vita terrena. Non calcolo i grafomani, ma sono pur sempre 50 milioni per generazione e cioè ogni venticinque anni”. Lo scrive Umberto Eco nella prefazione a 21 modi di non pubblicare un libro, divertente pamphlet di Fabio Mauri, uscito per il Mulino nel ’90 e ora proposto da Longanesi in una nuova edizione.

Il volume raccoglie le lettere d’accompagnamento ai manoscritti ricevute durante oltre trent’anni di lavoro in una casa editrice. Un esilarante distillato di superbia, ingenuità, sogni di gloria che offre uno spaccato irriverente del nostro paese.

Fabio Mauri (1926-2009), tra i massimi esponenti dell’avanguardia italiana, ha svolto anche una lunga attività editoriale presso Bompiani, tra il 1957 e il 1975, e ha insegnato Estetica della sperimentazione all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila dal 1979 al 2001. Ha concepito teatro, performance, installazione, pittura, teoria, scrittura, insegnamento come elementi di un’unica espressività. I suoi primi monocromi e Schermi risalgono al 1957. Negli anni settanta ha rivolto l’attenzione alla componente ideologica dell’avanguardia linguistica. Sono gli anni di Ebrea e della prima grande performance Che cosa è il fascismo. Nel 1994 si è tenuta la sua prima retrospettiva alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, cui sono seguite quella del 1997 alla Kunsthalle di Klagenfurt e quella del 2003 a Le Fresnoy-Studio National des Arts Contemporains di Lille. Tra i suoi libri, Il benessere (con Franco Brusati, 1962), L’isola. Commedia in due tempi (1966) e Io sono un ariano (2009). La sua attività continua attraverso lo Studio Fabio Mauri-Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo.

Su ilLibraio.it proponiamo degli estratti:

PER FARE UN PO’ DI BENE (plico)

…la mia professione non e` quella di scrittore. Ma da 20 anni sono abbonato al « Messaggero » e all’« Indice della Scuola ». Il mio libro si rivolge ai bambini dai 12 ai 60 anni! Diamo da leggere qualcosa di buono! Non esiste soltanto il male! Non sono solo i Moravia e i Pasolini che hanno qualcosa da raccontare! Il bene può fornire egualmente, e più (se no che bene sarebbe?) materia viva per buoni libri… Accludo l’indice del mio manoscritto dal titolo L’Omino di Via Dionigi.

Segue, in foglio a parte, l’indice del romanzo:

Capitolo 1°) L’Omino viene promosso in 5a elementare
2°) L’Omino, dopo anni, si diploma a pieni voti al Liceo Carducci di Forte dei Marmi.
3°) L’Omino si fidanza e un anno dopo sposa Gabriella Pozzati di Marina di Viareggio.
4°) Ha da lei tre gemelli: Cariolino, Baciamanino e Perfettino.
5°) L’Omino entra in Banca, e il Commendator Razzi tiene a battesimo il quarto figlio Primolino e diventa padrino perpetuo della famiglia Olona (cognome dell’Omino).

Firmato Giacomino Olonari

CON SCATENATO E INCONSAPEVOLE SESSO (lettera)

Dottore,
oggi ho deciso, mi sono fatta violenza! Mi apro a voi, ricacciando in dentro un pungolo, che mi fa sanguinare intimamente. Vi ho spedito La fiorona. Ci sono tutta io, lì. Cose che non mostrerei a nessuno, neanche a me stessa davanti allo specchio, lì sono scoperte, sulle pagine bianche. La dò a voi che non avete nemmeno faccia per me, e mi incutete paura senza occhi, né labbra, con la vostra presenza ritta dentro di me inflessibilmente. Sento che la mia Fiorona è già nelle vostre mani, che la palpate, la sfogliate, creatura viva, a sé stante, e unita a me indissolubilmente. Che cosa devo aspettarmi? Tutto, come una donna attende ciò che crede di meritare per averlo desiderato fino allo sfinimento… Vi prego di farvi vivi. Oggi pomeriggio sarò, sola in casa, ad attendere il postino.

Maddalena Cagliozzi

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