L’ultimo rapporto Istat sulla “produzione e la lettura di libri in Italia” conferma che la “popolazione femminile” mostra una maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni di età. Ma è così anche nel resto del mondo? E quali differenze ci sono tra paese e paese? Uno studio americano (sui 15enni, e non solo) dimostra che il divario tra lettori e lettrici è una questione globale… – I dati e le analisi

La popolazione femminile mostra una maggiore propensione alla lettura già a partire dai 6 anni di età: complessivamente, infatti, stando all’ultimo rapporto Istat sulla “produzione e la lettura di libri in Italia, il 48% delle femmine ha letto almeno un libro nel corso dell’anno (e solo il 34,5% dei maschi lo ha fatto).

IstatDall’ultimo rapporto Istat

Questo per quel che riguarda il nostro Paese. Ma cosa avviene all’estero, e oltreoceano in particolare? Una recente analisi, dal titolo How well are american students learning?, pubblicata il 24 marzo e condotta dal Brown Center on Education Policy di Brookings, un’organizzazione no profit (qui il pdf completo), ha confermato il divario di genere nella lettura e ha evidenziato che la tendenza, come molti probabilmente immaginavano, è globale.

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Il grafico qui sopra dimostra come il divario tra lettori e lettrici 15enni sia un fenomeno più rilevante nel Nord Europa, con Finlandia, Slovenia e Svezia che occupano il podio di questa particolare classifica; l’Italia è in 16esima posizione, allo stesso livello di gap di Slovacchia, Portogallo e Repubblica Ceca.

Quali sono i motivi di questo divario? Il rapporto dichiara che sono ancora sconosciuti. Ma potrebbero esserci:

ragioni biologiche: anche prima di frequentare la scuola, i ragazzi evidenziano maggiori problemi a imparare a leggere rispetto alle ragazze. Questa spiegazione suppone che i sessi siano ‘strutturati’ diversamente in tema di alfabetizzazione;

ragioni inerenti alla scolarizzazione: i ragazzi hanno risultati mediamente minori rispetto alle ragazze in diverse misure comportamentali scolastiche, sociali e accademiche, e queste discrepanze si estendono fino alle scuole secondarie. Anche se le scuole non aumentano il divario certamente non fanno il necessario per colmarlo;

ragioni culturali: le influenze culturali che portano le famiglie a indirizzare i ragazzi verso attività non letterarie (sport e musica in primis) potrebbero essere un’altra motivazione del divario. A partire da questo, si potrebbero cambiare i modelli culturali promuovendo la lettura come attività (anche) maschile, iniziando a colmare il divario; (ricordiamo che dall’analisi Istat emerge che la propensione alla lettura è fortemente condizionata dall’ambiente familiare: leggono libri il 66,9% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori, contro il 32,7% di quelli con genitori che non leggono libri, ndr).

Una curiosità (tornando all’Italia): il divario emerge anche tra i lettori forti: sono soprattutto donne (il 15,1% delle lettrici pratica la lettura in modo intensivo) e persone con una età compresa tra i 65 e i 74 anni (il 20,2% delle lettrici e il 21% dei lettori).

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Le cose da sapere sull’ultimo rapporto Istat

 

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