Se, come ha detto Italo Calvino, “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, allora i moniti e gli insegnamenti impliciti, ancora attualissimi, disseminati tra le pagine di “Il destino di Mary Rose” ben attestano la classicità di questo romanzo. Pubblicato nel 1981 e tradotto per la prima volta in italiano per “I Grammatici” di Gramma Feltrinelli, “Il destino di Mary Rose”, il romanzo firmato Caroline Blackwood (1931-1996) è un thriller che ha ancora tanto da insegnarci sul mestiere di essere genitori. E che ci permette di (ri)scoprire un’autrice irriverente e anticonformista
Mettere incinta una semi-sconosciuta per una scappatella di una notte, ma decidere di sposarla per mantenere lei e la neonata in arrivo, è da vili o da nobili d’animo? E comprare un cottage grazioso in campagna in cui farle vivere, ma andare a trovare la propria figlia soltanto una volta al mese, e neanche tutti i mesi?
Rowan, il protagonista di Il destino di Mary Rose (Gramma Feltrinelli, nella traduzione di Isabella Zani), dorme sonni tranquilli convinto com’è di essere un uomo dal codice etico e morale estremamente solido. Ha i suoi difetti, certo, come l’incapacità di provare affetto per quella figlioletta tutta emaciata, e anche qualche vizio, un paio di bicchieri di whisky di troppo, ma è senza dubbio un uomo migliore di tanti altri.
In pochi, al posto suo, si sarebbero fatti carico di una gravidanza indesiderata frutto di un solo rapporto occasionale, peraltro del tutto insoddisfacente. E sicuramente si sente migliore anche della sua sventurata moglie Cressida, madre apprensiva, inquieta e ossessiva.
Con Il destino di Mary Rose, pubblicato per la prima volta nel 1981, Caroline Blackwood non si limita a tessere le trame di un thriller dal ritmo crescente: costruisce una storia famigliare che sollecita chi legge a interrogarsi sul significato profondo dell’essere genitori. Sul mestiere di essere madre e sulle aspettative legate alla maternità, ma, in modo più sottile e pungente, anche – e forse soprattutto – sul concetto di paternità.

Rowan, uno storico di trent’anni, vive solitario nel suo appartamento londinese, lontano dalla mondanità che invece seduce Gloria, la sua fidanzata frivola e capricciosa. Dopo l’ennesima lite con lei, nel tentativo di riconciliarsi, Rowan finisce per caso in un negozio di fiori, dove incontra Cressida, una ragazza bionda di rara bellezza, con una pelle così candida da ricordare quella di un cadavere.
Quell’incontro casuale sfocia rapidamente in un rapporto fugace e insoddisfacente, che sembrerebbe destinato a svanire in una notte. Invece, qualche mese dopo, Cressida si ripresenta alla porta di Rowan annunciandogli di essere incinta.
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Sebbene Rowan nutra ora verso Cressida una violenta repulsione, decide comunque di seguire il proprio codice morale e di fare ciò che reputa essere “la cosa giusta”: sposa Cressida nonostante non solo non la ami, ma la disprezzi, e la sistema in un cottage isolato nel Kent, nel tranquillo villaggio di Beckham.
Cressida, completamente assorbita dalla fragile figlia Mary Rose, conduce un’esistenza ritirata e remissiva, mentre Rowan continua a vivere a Londra e a vedere Gloria, portando avanti una doppia vita che lo logora e lo spinge verso l’abuso di alcol. Ma quando Maureen Sutton, una bambina della stessa età di Mary Rose, scompare nei pressi di un quartiere popolare non lontano dal cottage, l’equilibrio già precario della famiglia si frantuma definitivamente.
Cressida comincia a mostrare chiari segni di infermità mentale, alimentata dalla paranoia crescente e ossessiva che la figlia possa condividere lo stesso destino di Maureen Sutton. La casa, apparentemente perfetta, comincia a essere teatro di tensioni inquietanti, e Rowan, sempre più confuso e dipendente dall’alcol, non sa più se è solo un osservatore o il complice di qualcosa di orrendo e irreparabile.
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Il destino di Mary Rose è la seconda uscita dei Grammatici, la nuova collana targata Feltrinelli Gramma. L’intento del neonato progetto editoriale è quello di proporre opere capaci, all’interno dell’universo letterario, di gettare luce su ciò che nel nostro presente resta ancora in ombra, oppure, al contrario, di svelare l’origine lontana di ciò che è sotto gli occhi di tutti. “Riscoprire, insomma, per scoprire ciò che ci accade, che ci riguarda oggi”. Un’intenzione, questa, che non è difficile scorgere anche nel romanzo di Blackwood.

Caroline Blackwood – Credit Evening Standard Hulton Archive GettyImages
La scrittrice (Londra, 1931-1996), irriverente e anticonformista, è stata una figura eccentrica della scena culturale angloamericana del Novecento. Nata da una ricca famiglia aristocratica angloirlandese, si è sottratta fin da giovane alle consuete convenzioni sociali, abbracciando uno stile di vita bohémienne che l’ha condotta al centro dell’avanguardia artistica e letteraria. Ha sposato in prime nozze Lucian Freud, allora pittore ancora sconosciuto, per poi legarsi al compositore Israel Citkowitz, padre dei suoi tre figli.
Il suo ultimo matrimonio, con il poeta Robert Lowell, fu segnato da passione e instabilità, e si concluse tragicamente con la morte di lui, avvenuta in un taxi, mentre stringeva il ritratto che Lucian Freud aveva dipinto di lei.
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È evidente, dunque, che Caroline Blackwood fosse già avanti per i suoi tempi. E lo dimostrano anche i suoi libri. La sua penna tagliente delinea un ritratto pietoso di Cressida, che è una madre deplorevole, principale responsabile dei gravissimi danni psicologici con cui sicuramente la piccola Mary Rose si troverà a fare i conti nel corso della sua esistenza. Ma l’analisi che Blackwood conduce sulla genitorialità, limitandosi soltanto a descrivere il punto di vista di Rowan, non si esaurisce qui. L’insistenza, tra le pagine di Il destino di Mary Rose, anche sulla responsabilità paterna nel destino dei figli e sulle azioni che fanno di un uomo un pessimo padre, sono indice di una sensibilità moderna.
Caroline Blackwood non assolve il comportamento di Rowan, bensì – seppur in maniera sottile e mai esplicitamente schierata – lo condanna, mettendo in discussione il tradizionale ruolo secondario assegnato ai padri e restituendo loro uno spazio essenziale nella responsabilità affettiva e familiare. E questo fa di lei una donna e una scrittrice rivoluzionaria.
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Fotografia header: Caroline Blackwood, Credit Evening Standard Hulton Archive GettyImages