Dal 2014 la casa editrice Add è di proprietà di Francesca Mancini (ex insegnante) e Paolo Benini (ha fondato e guidato un’azienda di successo, specializzata in software per banche e assicurazioni, con oltre 900 dipendenti). Per la prima volta la coppia parla della scelta di cambiare vita professionale: “Già 15 anni fa sapevo che avrei voluto passare la gestione operativa prima di compiere 50 anni. Penso che le imprese italiane abbiano un problema, di non poco conto, con il ricambio generazionale”, spiega l’ex imprenditore. E ancora, sulla necessità di raggiungere i “non lettori”: “Non possiamo non porci l’impegno di allargare il numero di potenziali acquirenti. Penso che un po’ tutti gli editori debbano fare di più in questo senso”. Oltre ai libri, tra i progetti del marchio piemontese ci sono “corsi di formazione nelle aziende, in cui la lettura ha un ruolo centrale” e “progetti didattici nelle scuole, non semplici incontri con gli autori”. Nell’intervista a ilLibraio.it i due editori parlano, tra le altre cose, anche delle loro librerie (a Torino e Ivrea), di Sur (marchio fondato da Marco Cassini di cui detengono una quota pari al 49,5%), dell’ascesa dell’ecommerce, del Salone del Libro, dei problemi con cui fanno i conti le piccole case editrici e di lavoro nell’editoria: “Ci teniamo a dare spazio e autonomia ai giovani, anche perché possono aiutarci a cogliere aspetti della nostra contemporaneità che noi non riusciamo a vedere…”

Il percorso della casa editrice Add comincia nel 2010, a Torino. Ma forse non è un caso che in questa storia giochi un ruolo importante la vicina Ivrea, terra di Adriano Olivetti.

Fondato da Andrea Agnelli, Michele Dalai e Davide Di Leo (Boosta dei Subsonica), il marchio Add nel 2014 viene rilevato da Francesca Mancini e Paolo Benini, che oggi ne detengono il 100%. Una coppia nella vita, oltre che nel lavoro: prima di iniziare il percorso comune nell’editoria libraria, lei per dieci anni ha insegnato lettere in un liceo scientifico di Ivrea, e poi si è occupata di comunicazione aziendale;
lui ha avviato, e guidato fino all’anno scorso, un’azienda di successo, specializzata in software per banche e assicurazioni.

Questa è la prima volta che Mancini (classe ’60, laureata in Lettere Classiche) e Benini (nato nel ’56, laureato in fisica) parlano in un’intervista della loro scelta di cambiare drasticamente vita professionale.

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Cosa vi ha spinti a lasciare, da un lato l’insegnamento, dall’altro un’azienda leader di mercato nel suo ambito, con oltre 900 dipendenti e sedi all’estero (ma quella centrale si trova a Ivrea), per un settore rischioso come quello librario?
P. B.: “Dopo gli studi, nel 1987 ho deciso di aprire una mia azienda, che negli anni è molto cresciuta, e che ho lasciato nel 2018.  Del resto già 15 anni fa sapevo che avrei voluto passare la gestione operativa prima di compiere 50 anni. Penso che le imprese italiane abbiano un problema, di non poco conto, con il ricambio generazionale. Volevo lasciare l’attività nelle mani di una persona meritevole che avesse almeno dieci anni meno di me, e così è stato, anche se non è semplice formare la figura giusta, serve tempo. Quanto alla scelta dell’editoria, abbiamo maturato questa decisione con Francesca, che ha cominciato a ‘studiare’ l’ambito librario un po’ prima di me. Prima di partire con Add abbiamo frequentato dei corsi per conoscere le caratteristiche e le complessità del settore”.

Come vi dividete i compiti in casa editrice?
F. M.: “Seguendo le nostre attitudini e le rispettive competenze. Io sono in casa editrice tutti i giorni, e mi occupo della scelta dei libri, della stesura del piano editoriale, svolgo anche un ruolo di coordinamento. Paolo segue la parte amministrativa e gestisce gli aspetti finanziari”.

Add pubblica saggi divulgativi attenti ai temi sociali e civili, pamphlet, biografie, sport, graphic novel. C’è poi il progetto Asia, partito nel 2015; Incendi, invece, è una collana partita nel 2016 che ospita libri a metà tra il racconto e il saggio. Come sintetizzereste la linea editoriale?
F. M.: “Direi che è attenta alla contemporaneità, privilegiando sguardi critici e originali”.
P. B.: “Ad esempio, Asia è nata dalla consapevolezza che il continente asiatico ha già da tempo, e avrà sempre più, un ruolo impossibile da sottovalutare. Non vogliamo chiuderci nel nostro angolino di mondo. Con i libri che pubblichiamo, cerchiamo di aprire il nostro sguardo di editori e, auspicabilmente, quello dei lettori”.
F. M.: “Inoltre, a legare i titoli pubblicati ci sono le tematiche centrali affrontate”.
P. B.: “Sì, anche le stesse graphic novel affrontano questioni sociali, anche se lo fanno con un mezzo di espressione diverso”.

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Quali obiettivi vi ponete, da editori?
P. B.: “Il nostro intento principale è quello di avvicinare i non lettori ai libri. Del resto, da imprenditori non possiamo non porci l’impegno di allargare il numero di potenziali acquirenti. Penso che un po’ tutti gli editori debbano fare di più in questo senso, è interesse di tutte le persone che lavorano nel mondo del libro. Come ho detto prima, vengo da un altro settore. Per quella che è la mia esperienza, in altri ambiti merceologici gli sforzi che vengono fatti dalle aziende per far scoprire i propri prodotti a potenziali consumatori sono spesso superiori rispetto a quelli che fanno gli editori”.

E voi di Add cosa fate, concretamente, per avvicinare i non lettori?
P. B.: “Ad esempio, ci rivolgiamo alle aziende, organizzando corsi di formazione in cui i libri hanno un ruolo centrale. Non ci sono solo i corsi di formazione legati ad aspetti tecnici, specifici. I nostri possono essere utili a far fare un salto di qualità ai dipendenti anche a livello culturale, oltre che nella propensione al lavoro di gruppo. Nell’azienda che ho guidato ci sono tanti lavoratori che non leggono ma, conoscendoli, so che quasi tutti possono scoprirsi buoni lettori. In quest’ottica, i nostri corsi pensati per le imprese possono essere d’aiuto”.

Oggi in quanti lavorano ad Add?
F. M.: “Oltre a me e Paolo, ci sono tre editor, di cui due interni, due persone che si occupano del commerciale, una che cura l’ufficio stampa e una che si concentra sui rapporti con le scuole, che vogliamo intensificare”.

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Alle scuole proponete incontri con gli autori?
F. M.: “Abbiamo gettato le basi nel 2017. Oggi le iniziative nelle scuole rappresentano una parte non più piccola del nostro fatturato. Ma non proponiamo semplici incontri con gli autori, ci interessa dar vita a veri e propri progetti didattici. Ho sì lasciato l’insegnamento, ma la scuola resta fondamentale anche nel lavoro che facciamo con Add. Dal mio punto di vista è essenziale pubblicare dei libri che hanno qualcosa da dire ai giovani”.

Finora quali sono stati i più importanti successi commerciale di Add?
F. M.: “Sicuramente Esilio dalla Siria e La felicità araba di Shady Hamadi”.
P. B.: “Ed è andato decisamente meglio del previsto il graphic novel Una vita cinese di Li Kunwu e P. Ôtié”.

Quali sono i libri in uscita quest’anno su cui puntate?
F. M.: “Nel 2019 le uscite saranno 22. Ci aspettiamo molto da No Friend But the Mountains di Behrouz Boochani, in libreria a ottobre. L’autore, un giornalista curdo, nonostante si trovi in carcere in un’isola al largo dell’Australia, ha appena vinto uno dei più importanti premi australiani, e infatti questo libro, che ha scritto dalla prigione via WhatsApp, è veramente di grande impatto. Sempre nella seconda parte del 2019 avremo l’unica uscita della collana Gli Incendi: sarà firmata da Marcello Simoni, autore di diversi romanzi storici di successo, che in Tarocchi magici e cavallereschi racconterà la sua passione per la letteratura cavalleresca”.
P. B.: “Nella collana Asia un’uscita importante sarà il romanzo Il libro dell’acqua e di altri specchi di Nadeem Aslam, autore pakistano naturalizzato britannico. Una storia di corruzione e resistenza, di amore e terrore e delle maschere che a volte è necessario indossare per salvarsi”.

Siete anche editori del marchio Sur (con una quota pari al 49,5%), fondato da Marco Cassini.
P. B.: “Quando abbiamo iniziato a pensare a un futuro professionale nell’editoria, abbiamo chiesto a Cassini di farci da tutor. Ci è stato molto d’aiuto. Lui resta e resterà l’editore e l’anima di Sur, ed è importante che sia lui a detenere la quota di maggioranza, ma anche noi siamo legati a questo marchio, che vogliamo contribuire a far crescere”.

Non ci sono solo le case editrici. Nel 2015 avete aperto a Torino la libreria Bodoni e lo Spazio B. Con quali risultati?
P. B.: “La libreria va bene, tanto che stiamo pensando di allargarci con un secondo spazio nelle vicinanze. Quanto all’area dedicata agli incontri, organizziamo due o tre appuntamenti a settimana”.
F. M.: “Sempre a proposito di librerie, siamo anche soci della Galleria Del Libro di Ivrea, e Gianmario Pilo, il libraio che la gestisce, da ormai un anno è anche responsabile della direzione commerciale e dei rapporti con i lettori di Add”.

Cassini e Pilo sono gli ideatori del festival La Grande Invasione di Ivrea (di cui ilLibraio.it è media partner dalla scorsa edizione, ndr).
P. B.: “Con la mia ormai ex azienda siamo stati il primo sponsor del festival, ed è stato bello veder crescere la manifestazione di anno in anno”.

Tornando al vostro (nuovo) mestiere, certo non si può dire che nell’attuale contesto di mercato sia semplice gestire una piccola casa editrice…
P. B.: “Non è affatto facile, ma ci sono tante realtà che lavorano bene. Credo sia importante fare rete, e mi auguro che la nascita di Adei sia d’aiuto in questo senso. Ad esempio, sarebbe utile stringere accordi comuni con le tipografie per abbassare i prezzi e, anche se probabilmente in Italia non ci arriveremo mai, sarebbe importante avere a disposizione un contratto per le piccole case editrici, adatto a strutture in cui si svolgono compiti meno specifici rispetto alle grandi case editrici”.

Venite da Ivrea, la terra dell’utopia di Olivetti: anche per voi è centrale l’attenzione verso i dipendenti?
F. M.: “Sì, ci teniamo in particolare a dare spazio e autonomia ai giovani”.
P. B.: “Anche perché possono aiutarci a cogliere aspetti della nostra contemporaneità che noi non riusciamo a vedere. E poi la verità è che i giovani sono seri e preparati, a differenza di quello che si sente dire spesso”.

Prima abbiamo parlato di non lettori da avvicinare. C’è un’altra questione aperta: anche in Italia crescono i lettori che acquistano libri cartacei online. Quanto è importante per Add il rapporto con le librerie, indipendenti in particolare? E come vi ponete davanti all’avanzata dell’ecommerce?
P. B.: “Non ha senso dividersi tra sostenitori delle librerie fisiche e sostenitori delle vendite online. Come ho detto all’inizio, l’obiettivo degli editori, che sono anche degli imprenditori, deve essere l’allargamento della base dei lettori. Se i lettori di libri non aumentano, non si possono dare tutte le colpe alla scuola e alla politica, anche gli editori devono darsi da fare. Attualmente le vendite su Amazon rappresentano il 17% del nostro fatturato. Guardiamo all’ecommerce come a uno strumento per far arrivare i libri a chi in libreria non è abituato a entrare”.
F. M.: “Allo stesso tempo siamo legatissimi alle librerie fisiche, che permettono un’esperienza al lettore che internet non può offrire. Non a caso, ci sono tanti lettori che comprano sia in libreria sia online, non hanno senso guerre e divisioni in fazioni”.

A proposito di “guerre”, vi siete sempre schierati al fianco del Salone del Libro di Torino. Dopo i non pochi problemi (con tanto di interventi da parte della Magistratura) e le polemiche degli ultimi anni, pensate che per la storica manifestazione torinese sia arrivato il momento di guardare con ottimismo al futuro?
P. B.: “Quando, ormai tre anni fa, è scoppiata la polemica tra Torino e Milano, è stata proprio Francesca a lanciare l’appello in difesa del Salone, a cui hanno aderito tante altre case editrici. Ora naturalmente siamo contenti che il Salone abbia trovato una certa stabilità”.

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